La poetessa, giornalista, conduttrice radiofonica e docente universitaria racconta ai lettori di Lpl la protesta contro la chiusura delle librerie nella città lagunare. Tra i sostenitori dell'iniziativa ci sono semplici cittadini, intellettuali, nomi illustri e autorità politiche, tutti uniti per mettere in pratica i progetti evidenziati nel manifesto
di Paola Bisconti
La protesta “Venezia, città dei lettori” riuscirà a far sì che questa lenta morte delle librerie veneziane non si trasformi in una vera e propria ecatombe?
Non ho delle certezze, per ora ci stiamo provando sostenendo fermamente questa iniziativa. Su un aspetto vorrei però soffermarmi: qui a Venezia non abbiamo grandi catene di librerie, quindi in questo senso siamo più forti rispetto alle altre città dove subentrano i colossi editoriali. La caratteristica della città è che le numerose attività commerciali sono così differenti l’una dall’altra che coesistono serenamente, la concorrenza per loro non è un problema. Ciò che sta annientando le librerie così come le botteghe storiche sono i costi d’affitto troppo alti e il degrado che verte a Venezia dove la vita quotidiana sta per scomparire. Siamo consapevoli che il problema che si sta vivendo nel capoluogo veneto è diffuso in molte altre città d’Italia, allora sarebbe opportuno prendere come esempio alcune nazioni come la Francia dove esistono leggi ad hoc che consentono la tutela di questo genere di attività. Devo ammettere che finora hanno risposto in molti al nostro documento, alcuni rappresentanti del Comune per esempio hanno aderito alle nostre riunioni dimostrando interesse alla questione.
Quali sono i punti essenziali del manifesto firmato da più di 140 persone e sostenuto da molti nomi illustri del mondo culturale?
Alla proposta salva-libri hanno aderito alcuni personaggi illustri come Andrea Molesini, premio Campiello, e Tiziano Scarpa, premio Strega. Anche Ottavia Piccolo ha espresso il suo sostegno partecipando ad una conferenza stampa dove ha letto i dodici punti tracciati nel manifesto che chiede alla Regione Veneto di legiferare e attuare al più presto politiche in favore delle librerie; al comune di Venezia di abbassare le tariffe dei servizi, di concedere l’uso gratuito del plateatico per le iniziative culturali, di affiggere senza costi le locandine che pubblicizzano i vari eventi; alle istituzioni di non favorire progetti speculativi; ai maggiori proprietari di immobili di concedere locali alle librerie in difficoltà; alle fondazioni private di collaborare al commercio librario; alla Fondazione di Venezia di potenziare i programmi di Scuola Attiva per avvicinare gli studenti al libro cartaceo; alla Soprintendenza di concedere luoghi centrali come il colonnato di Palazzo Ducale per iniziative temporanee; alla Biennale di Venezia di mobilitare i talenti artistici affinchè possano inventare forme di supporto al commercio librario; alla scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri di interagire con le atre realtà e ai lettori che non assecondino per pigrizia l’acquisto dei libri cartacei in rete quando è possibile farlo recandosi in libreria.
In che modo la cultura può vincere e superare le grandi lobby economiche che tendono a mercificare tutto?
Restringendo il campo e pensando alla mia città credo che occorra un occhio di riguardo per tutte le attività culturali affinchè si possa costruire una cittadinanza attiva in grado di far fronte a una cultura di massa.
In tempi di crisi in veste di poetessa come valuta il “welfare culturale” degli italiani, cioè quanto il popolo italiano cura, alimenta, sostiene, si preoccupa del proprio benessere intellettivo?
Credo molto poco, l’aspetto culturale non è molto curato così come le varie attività non sono abbastanza partecipate. Si potrebbe fare di più, senza dubbio, tenendo conto che l’Italia ha un immenso patrimonio artistico da rivalutare. C’è da dire che nel nostro Paese siamo molto attivi come case editrici, pubblicazioni, riviste, blog ma anche festival ed eventi vari. Ritengo però che tutti questi “addetti ai lavori” siano un po’ scoordinati e forse occorrerebbe un coordinamento in grado di dare maggiore risonanza al settore ampliando la cerchia dei lettori anche fra chi è un po’ lontano dall’ambiente culturale.
Crede che riuscirete a vincere la vostra battaglia?
Non so se riusciremo a vincere, di certo stiamo facendo qualcosa di buono. I progetti ci sono e li stiamo portando avanti con grande consapevolezza. Non siamo come don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento, ma abbiamo i piedi per terra e progetti concreti. Con gli occhi aperti e con i sogni che ci regala la letteratura sicuramente qualcosa di significativo riusciremo a fare.
di Paola Bisconti
La protesta “Venezia, città dei lettori” riuscirà a far sì che questa lenta morte delle librerie veneziane non si trasformi in una vera e propria ecatombe?
Non ho delle certezze, per ora ci stiamo provando sostenendo fermamente questa iniziativa. Su un aspetto vorrei però soffermarmi: qui a Venezia non abbiamo grandi catene di librerie, quindi in questo senso siamo più forti rispetto alle altre città dove subentrano i colossi editoriali. La caratteristica della città è che le numerose attività commerciali sono così differenti l’una dall’altra che coesistono serenamente, la concorrenza per loro non è un problema. Ciò che sta annientando le librerie così come le botteghe storiche sono i costi d’affitto troppo alti e il degrado che verte a Venezia dove la vita quotidiana sta per scomparire. Siamo consapevoli che il problema che si sta vivendo nel capoluogo veneto è diffuso in molte altre città d’Italia, allora sarebbe opportuno prendere come esempio alcune nazioni come la Francia dove esistono leggi ad hoc che consentono la tutela di questo genere di attività. Devo ammettere che finora hanno risposto in molti al nostro documento, alcuni rappresentanti del Comune per esempio hanno aderito alle nostre riunioni dimostrando interesse alla questione.
Quali sono i punti essenziali del manifesto firmato da più di 140 persone e sostenuto da molti nomi illustri del mondo culturale?
Alla proposta salva-libri hanno aderito alcuni personaggi illustri come Andrea Molesini, premio Campiello, e Tiziano Scarpa, premio Strega. Anche Ottavia Piccolo ha espresso il suo sostegno partecipando ad una conferenza stampa dove ha letto i dodici punti tracciati nel manifesto che chiede alla Regione Veneto di legiferare e attuare al più presto politiche in favore delle librerie; al comune di Venezia di abbassare le tariffe dei servizi, di concedere l’uso gratuito del plateatico per le iniziative culturali, di affiggere senza costi le locandine che pubblicizzano i vari eventi; alle istituzioni di non favorire progetti speculativi; ai maggiori proprietari di immobili di concedere locali alle librerie in difficoltà; alle fondazioni private di collaborare al commercio librario; alla Fondazione di Venezia di potenziare i programmi di Scuola Attiva per avvicinare gli studenti al libro cartaceo; alla Soprintendenza di concedere luoghi centrali come il colonnato di Palazzo Ducale per iniziative temporanee; alla Biennale di Venezia di mobilitare i talenti artistici affinchè possano inventare forme di supporto al commercio librario; alla scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri di interagire con le atre realtà e ai lettori che non assecondino per pigrizia l’acquisto dei libri cartacei in rete quando è possibile farlo recandosi in libreria.
In che modo la cultura può vincere e superare le grandi lobby economiche che tendono a mercificare tutto?
Restringendo il campo e pensando alla mia città credo che occorra un occhio di riguardo per tutte le attività culturali affinchè si possa costruire una cittadinanza attiva in grado di far fronte a una cultura di massa.
In tempi di crisi in veste di poetessa come valuta il “welfare culturale” degli italiani, cioè quanto il popolo italiano cura, alimenta, sostiene, si preoccupa del proprio benessere intellettivo?
Credo molto poco, l’aspetto culturale non è molto curato così come le varie attività non sono abbastanza partecipate. Si potrebbe fare di più, senza dubbio, tenendo conto che l’Italia ha un immenso patrimonio artistico da rivalutare. C’è da dire che nel nostro Paese siamo molto attivi come case editrici, pubblicazioni, riviste, blog ma anche festival ed eventi vari. Ritengo però che tutti questi “addetti ai lavori” siano un po’ scoordinati e forse occorrerebbe un coordinamento in grado di dare maggiore risonanza al settore ampliando la cerchia dei lettori anche fra chi è un po’ lontano dall’ambiente culturale.
Crede che riuscirete a vincere la vostra battaglia?
Non so se riusciremo a vincere, di certo stiamo facendo qualcosa di buono. I progetti ci sono e li stiamo portando avanti con grande consapevolezza. Non siamo come don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento, ma abbiamo i piedi per terra e progetti concreti. Con gli occhi aperti e con i sogni che ci regala la letteratura sicuramente qualcosa di significativo riusciremo a fare.
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È presente 1 commento
Sveglia gente! Le librerie sino destinate alla chiusura: ringraziate gli e-book.
Invenzione più stupida non si poteva fare!
Il libraio
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