Tra i capi d’imputazione vi sono omicidio e violazione della Legge sulla soppressione degli atti illegali contro la sicurezza della navigazione marittima. La Nia, l’agenzia federale incaricata del caso, ha specificato che è “assolutamente possibile” che le accuse vengano declassate o cadano del tutto.
AsiaNews - Omicidio e violazione della Legge sulla soppressione degli atti illegali contro la sicurezza della navigazione marittima: sono questi i principali reati presentati dalla National Investigation Agency (Nia) nella denuncia (First Information Report - Fir) contro i marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati dell'omicidio di due pescatori indiani al largo delle coste del Kerala. Entrambi i capi d'accusa possono prevedere la pena capitale, ma fonti del ministero degli Interni specificano che l'Agenzia federale non ha come obiettivo la condanna a morte. "È assolutamente possibile - spiega un funzionario - che le accuse vengano declassate o possano cadere del tutto, a seconda delle prove che la Nia raccoglierà nelle sue indagini". Nello specifico, sui fucilieri del Battaglione san Marco pesano le sezioni 302 (omicidio), 427 (danni) e 34 (atto volontario) del Codice penale indiano. Inoltre, la Nia ha registrato la violazione della sez. 3 (reati contro navi, piattaforme fisse, carico, servizi di navigazione) della Legge sulla soppressione degli atti illegali contro la sicurezza della navigazione marittima (Suppression of Unlawful Acts Against Safety of Maritime Navigation and Fixed Platforms on Continetal Shelf Act - Sua). In caso di omicidio di una persona, tale sezione prevede la pena capitale. L'uso della sez.3 della Sua e dell'art. 302 del Codice penale sembra andare contro le "garanzie" che l'India avrebbe dato all'Italia sulla non applicabilità della pena di morte nel caso dei due marò. Garanzie vantate da Roma come "scritte", ma alle quali New Delhi si è sempre riferita come "chiarimenti". Tuttavia, analisti indiani raffreddano i toni e fanno notare come il Fir presentato dalla Nia sia una semplice riproduzione di quello presentato un anno fa dalla polizia del Kerala. "Al momento - spiega un funzionario dell'Agenzia - gli unici fatti conosciuti sono quelli emersi dalle indagini degli agenti in Kerala". Il funzionario ha poi aggiunto che senza la presenza del Sua tra i capi d'imputazione, l'Agenzia non avrebbe avuto l'autorità per indagare sulla vicenda. La Nia è un'agenzia federale creata dal governo centrale dopo gli attentati di Mumbai (2008), per trattare i reati contro la sicurezza nazionale. Il ministero indiano degli Interni ha ordinato il trasferimento del caso dei marò alla Nia il primo aprile scorso.
AsiaNews - Omicidio e violazione della Legge sulla soppressione degli atti illegali contro la sicurezza della navigazione marittima: sono questi i principali reati presentati dalla National Investigation Agency (Nia) nella denuncia (First Information Report - Fir) contro i marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati dell'omicidio di due pescatori indiani al largo delle coste del Kerala. Entrambi i capi d'accusa possono prevedere la pena capitale, ma fonti del ministero degli Interni specificano che l'Agenzia federale non ha come obiettivo la condanna a morte. "È assolutamente possibile - spiega un funzionario - che le accuse vengano declassate o possano cadere del tutto, a seconda delle prove che la Nia raccoglierà nelle sue indagini". Nello specifico, sui fucilieri del Battaglione san Marco pesano le sezioni 302 (omicidio), 427 (danni) e 34 (atto volontario) del Codice penale indiano. Inoltre, la Nia ha registrato la violazione della sez. 3 (reati contro navi, piattaforme fisse, carico, servizi di navigazione) della Legge sulla soppressione degli atti illegali contro la sicurezza della navigazione marittima (Suppression of Unlawful Acts Against Safety of Maritime Navigation and Fixed Platforms on Continetal Shelf Act - Sua). In caso di omicidio di una persona, tale sezione prevede la pena capitale. L'uso della sez.3 della Sua e dell'art. 302 del Codice penale sembra andare contro le "garanzie" che l'India avrebbe dato all'Italia sulla non applicabilità della pena di morte nel caso dei due marò. Garanzie vantate da Roma come "scritte", ma alle quali New Delhi si è sempre riferita come "chiarimenti". Tuttavia, analisti indiani raffreddano i toni e fanno notare come il Fir presentato dalla Nia sia una semplice riproduzione di quello presentato un anno fa dalla polizia del Kerala. "Al momento - spiega un funzionario dell'Agenzia - gli unici fatti conosciuti sono quelli emersi dalle indagini degli agenti in Kerala". Il funzionario ha poi aggiunto che senza la presenza del Sua tra i capi d'imputazione, l'Agenzia non avrebbe avuto l'autorità per indagare sulla vicenda. La Nia è un'agenzia federale creata dal governo centrale dopo gli attentati di Mumbai (2008), per trattare i reati contro la sicurezza nazionale. Il ministero indiano degli Interni ha ordinato il trasferimento del caso dei marò alla Nia il primo aprile scorso.
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Sono presenti 3 commenti
Possibile pena di morte? Cosa farebbe l'Italia?
Facciamo diventare l'India colonia italiana. Ma no hanno le palle i nostri rimbambiti! Ci voleva il Duce!!!!!!!!!!!!!
Renzo
Mi chiamo Antonio . Chi conosce gli Italiani sa benissimo che non avrebbero mai sparato per uccidere. MA quando mai.. Noi siamo stati per anni bersagli inermi e adesso vengono questi psicopatici in malafede ad accusare due padri di famiglia ? Dove sono le prove ? Non c'è nulla di vero è tutta una bufala. Se li ammazzano cosa possiamo fare che siamo dei morti di fame senza risorse economiche umane e militari ? chi lo dice alle famiglie ? Quei due militari hanno i coglioni e non si spezzeranno mai neppure davanti ad un cappio. Riflettiamo su chi abbiamo, invece, a comandare in Italia e se si possono mandare all'estero i militari in queste condizioni. Gli Americani, ma anche i FRencesi gli Inglesi i Giapponesi se li mangiavano a colazione gli indiani. E noi lo sappiamo bene (Sigonella, Cermis, Ustica, Calipari)
Chi li ha rimandati in India si vergogni e si auguri che non venga loro torto un capello altrimenti quei dementi di politici faranno bene a scomparire dall'Italia. Ci sarebbe qualcuno coi coglioni che farebbe giustizia!!
Figli di donne di malaffare capaci solo di rubare a noi!
Amedeo
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