mercoledì, aprile 03, 2013
Non accenna a diminuire la tensione tra le due Coree. Poco fa Seul ha affermato che sta valutando diverse opzioni – compresa quella militare - se la sicurezza dei lavoratori sudcoreani nella zona di Kaesong sarà a rischio. Dichiarazioni arrivate dopo la decisione di Pyongyang di bloccare il loro ingresso nella struttura industriale. Ce ne parla Benedetta Capelli: ascolta  

Radio Vaticana - Le ultime novità nella guerra dei nervi che si sta giocando tra la Corea del Nord da una parte e quella del Sud insieme agli Stati Uniti dall’altra riguarda i lavoratori sudcoreani. Pyongyang ha sospeso gli ingressi degli operai nel complesso di Kaesong, zona industriale al confine tra i due Paesi, dove oltre 120 imprese del Sud danno lavoro a 30mila nordcoreani che portano nelle casse di Pyongyang migliaia di dollari. Inoltre ai lavoratori già presenti nella zona è stato consentito di andarsene. Una decisione che Seul ha fortemente criticato sollecitando una pronta revoca. Ma sul leader nord coreano Kim Jong-un – che, secondo alcune fonti, avrebbe dato ordine di non attaccare per primi – piovono le critiche della comunità internazionale compresa la Cina, storico alleato, che di fronte all’ipotesi dell’arrivo di migliaia di profughi ha mobilitato al confine le sue truppe. A scatenare le ire la decisione del riavvio della centrale nucleare di Yongbyon, fermata nel 2007 in cambio di aiuti e dopo un faticoso negoziato maturato nell’ambito dell'accordo sullo sviluppo atomico. Gli Stati Uniti hanno fatto sapere che difenderanno la Corea del Sud, avendo i mezzi per farlo, intanto a Seul è atteso la prossima settimana il segretario di Stato americano Kerry. Rilanciare il dialogo: l’invito del numero uno dell’Onu Ban Ki-moon che ha parlato di crisi ''a
ndata troppo oltre''.

L'escalation della tensione tra i due Paesi, allontana il progetto di riconciliazione per il quale sta lavorando da anni la Chiesa locale. Preoccupano anche le posizioni ferme delle ultime ore del leader, Kim Jong, anche di fronte ai ripetuti appelli alla calma e alla moderazione della comunità internazionale. Abbiamo chiesto all’ambasciatore della Repubblica di Corea presso la Santa Sede, Thomas Hong-Soon Han, come sta vivendo questo momento di crisi la comunità cattolica nella penisola:

R. – L’unica cosa che possiamo fare è pregare per la pace e per la riconciliazione. Il popolo coreano è molto riconoscente al Santo Padre che ha mostrato un interessamento ed una preoccupazione paterna nel promuovere la pace nella penisola coreana. Siamo veramente grati al Santo Padre per questa sollecitazione verso tutto il popolo del mondo, per la pace nel mondo e per la pace in Asia.

D. – Come sta reagendo la comunità della Corea del Sud?

R. – Direi che il popolo è sereno, però in stato di grande allerta. Questa volta si tratta di una minaccia esagerata: i dirigenti del Nord possono anche commettere errori e un piccolo errore crea un disastro, soprattutto per il Nord ma anche per il Sud. Siamo preoccupati di questo.


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