Una sera di diciotto anni fa, a Catania, sette colpi di pistola uccidevano l’avvocato Serafino Famà...
Liberainformazione - Un assassinio efferato ai danni di chi aveva l’unica colpa di aver svolto con dedizione e coerenza morale il suo lavoro. Ieri a Roma, nella splendida sala “di Liegro” di Palazzo Valentini, Flavia Famà ha presentato il documentario “Tra due fuochi. Serafino Famà, storia di un avvocato” che tratta la storia del padre Serafino. Alla presentazione hanno partecipato anche Gabriella Stramaccioni, animatrice di Libera, l’avvocato Enzo Tarantino e la deputata Celeste Costantino. Nel corso dell’evento è intervenuto anche Umberto Postiglione, Commissario Straordinario della Provincia di Roma.
Il video, della durata di 20 minuti, ripercorre la vicenda di Serafino Famà tramite il montaggio di ricostruzioni e video di repertorio. Il filo che segue tutto il documentario è la descrizione della professionalità e dell’umanità dell’avvocato catanese e di quel ruolo delicato ma necessario che lo vedeva esercitare il diritto alla difesa. Le numerose testimonianze non lasciano spazio a dubbi sull’integrità di un uomo descritto da tutti come un esempio di moralità. Non mancano delle scene di forte impatto, come la ricostruzione dell’omicidio e delle dichiarazioni dei pentiti.
Il documentario, realizzato da Flavia Famà e da Simone Mercurio, ha una valenza importante anche per la forte scelta che la stessa Flavia ha fatto di realizzarlo. “Non è facile per i familiari raccontare queste storie – dichiara Gabriella Stramaccioni – ma lei ha avuto la tenacia di farlo, e ha seguito questo obiettivo con caparbietà come è capace di fare. E’ importante – continua la Stramaccioni – che dalle storie si possano raccontare le vicende umane delle persone e il loro impegno. Questo video costituirà inoltre un ulteriore momento di riflessione per portare avanti la battaglia della memoria e dell’impegno che Libera combatte da anni. ” Lo scopo per cui è stato realizzato il video è proprio quello di tenere viva la memoria di Serafino Famà perché possa essere un faro per l’impegno alla legalità e all’antimafia che ognuno di noi deve portare avanti anche solo facendo bene il suo lavoro.
Proprio per questo è stato ucciso l’avvocato Famà. Per aver ottemperato ai suoi doveri di avvocato. Nel corso di un processo aveva persuaso Stella Corrado, amante di Giuseppe Di Giacomo, reggente del clan Laudani, a non testimoniare. La testimonianza della donna avrebbe dovuto, secondo Di Giacomo, portare alla scarcerazione del boss stesso. Incolpando Famà della sua condanna, Di Giacomo ha ordinato dal carcere l’efferato omicidio, verificatosi la sera del 9 Novembre 1995. Il 22 febbraio 2001 il processo si è concluso cn la condanna da parte della Corte d’Assise d’Appello di Di Giacomo e altre sei persone all’ergastolo. La storia di Serafino Famà ha continuato in questi anni a rimanere viva grazie all’impegno dei suoi familiari e in particolare dei figli Flavia e Fabrizio. A lui è intitolata la Camera Penale di Catania e nel luglio 2011 gli è stato intitolato il villaggio della legalità di Borgo Sabotino, in provincia di Latina.
In sala ieri a ricordarne la professionalità e la “temperatura morale” l’avvocato penalista Enzo Trantino, collega e amico di Serafino, che nel suo studio aveva iniziato il suo impegno nell’avvocatura. “L’avvocato Famà deve essere ricordato per la sua onestà intellettuale, per il coraggio con cui difendeva ogni giorno le sue idee, per la forza e la passione che metteva nell’indossare la toga” – spiega in un appassionato e lucido intervento, Trantino. “Sapeva i rischi che correva ma per lui la legge veniva prima di tutto”. Un servitore della legge e della giustizia, Serafino, un uomo dotato di una intelligenza vivace e di rigore morale.
“Dobbiamo tenere viva la memoria delle vittime delle mafie con atti concreti – spiega Flavia. Oggi rinnovare questo impegno nel loro nome vuol dire stare accanto ai testimoni di giustizia, ai familiari delle vittime, agli amministratori in prima linea”. “Esercitare la memoria perché si realizzi ogni giorno concretamente la giustizia sociale”- conclude Flavia. ringraziando i tanti che le sono stati accanto durante questo ultimo anno di lavoro per realizzare il video documentario. Respira profondamente Flavia, durante tutta la presentazione, guarda con occhi ludici e vivaci come quelli del padre, la sala. La abbraccia con il suo sorriso e sa che adesso ha una spinta in più per guardare al futuro, a quella memoria che si è fatta impegno concreto, anche narrativo. E sarà in cammino nelle scuole, negli incontri pubblici, sui beni confiscati durante i campi estivi di lavoro con i giovani, in giro per l’Italia.
Liberainformazione - Un assassinio efferato ai danni di chi aveva l’unica colpa di aver svolto con dedizione e coerenza morale il suo lavoro. Ieri a Roma, nella splendida sala “di Liegro” di Palazzo Valentini, Flavia Famà ha presentato il documentario “Tra due fuochi. Serafino Famà, storia di un avvocato” che tratta la storia del padre Serafino. Alla presentazione hanno partecipato anche Gabriella Stramaccioni, animatrice di Libera, l’avvocato Enzo Tarantino e la deputata Celeste Costantino. Nel corso dell’evento è intervenuto anche Umberto Postiglione, Commissario Straordinario della Provincia di Roma.
Il video, della durata di 20 minuti, ripercorre la vicenda di Serafino Famà tramite il montaggio di ricostruzioni e video di repertorio. Il filo che segue tutto il documentario è la descrizione della professionalità e dell’umanità dell’avvocato catanese e di quel ruolo delicato ma necessario che lo vedeva esercitare il diritto alla difesa. Le numerose testimonianze non lasciano spazio a dubbi sull’integrità di un uomo descritto da tutti come un esempio di moralità. Non mancano delle scene di forte impatto, come la ricostruzione dell’omicidio e delle dichiarazioni dei pentiti.
Il documentario, realizzato da Flavia Famà e da Simone Mercurio, ha una valenza importante anche per la forte scelta che la stessa Flavia ha fatto di realizzarlo. “Non è facile per i familiari raccontare queste storie – dichiara Gabriella Stramaccioni – ma lei ha avuto la tenacia di farlo, e ha seguito questo obiettivo con caparbietà come è capace di fare. E’ importante – continua la Stramaccioni – che dalle storie si possano raccontare le vicende umane delle persone e il loro impegno. Questo video costituirà inoltre un ulteriore momento di riflessione per portare avanti la battaglia della memoria e dell’impegno che Libera combatte da anni. ” Lo scopo per cui è stato realizzato il video è proprio quello di tenere viva la memoria di Serafino Famà perché possa essere un faro per l’impegno alla legalità e all’antimafia che ognuno di noi deve portare avanti anche solo facendo bene il suo lavoro.
Proprio per questo è stato ucciso l’avvocato Famà. Per aver ottemperato ai suoi doveri di avvocato. Nel corso di un processo aveva persuaso Stella Corrado, amante di Giuseppe Di Giacomo, reggente del clan Laudani, a non testimoniare. La testimonianza della donna avrebbe dovuto, secondo Di Giacomo, portare alla scarcerazione del boss stesso. Incolpando Famà della sua condanna, Di Giacomo ha ordinato dal carcere l’efferato omicidio, verificatosi la sera del 9 Novembre 1995. Il 22 febbraio 2001 il processo si è concluso cn la condanna da parte della Corte d’Assise d’Appello di Di Giacomo e altre sei persone all’ergastolo. La storia di Serafino Famà ha continuato in questi anni a rimanere viva grazie all’impegno dei suoi familiari e in particolare dei figli Flavia e Fabrizio. A lui è intitolata la Camera Penale di Catania e nel luglio 2011 gli è stato intitolato il villaggio della legalità di Borgo Sabotino, in provincia di Latina.
In sala ieri a ricordarne la professionalità e la “temperatura morale” l’avvocato penalista Enzo Trantino, collega e amico di Serafino, che nel suo studio aveva iniziato il suo impegno nell’avvocatura. “L’avvocato Famà deve essere ricordato per la sua onestà intellettuale, per il coraggio con cui difendeva ogni giorno le sue idee, per la forza e la passione che metteva nell’indossare la toga” – spiega in un appassionato e lucido intervento, Trantino. “Sapeva i rischi che correva ma per lui la legge veniva prima di tutto”. Un servitore della legge e della giustizia, Serafino, un uomo dotato di una intelligenza vivace e di rigore morale.
“Dobbiamo tenere viva la memoria delle vittime delle mafie con atti concreti – spiega Flavia. Oggi rinnovare questo impegno nel loro nome vuol dire stare accanto ai testimoni di giustizia, ai familiari delle vittime, agli amministratori in prima linea”. “Esercitare la memoria perché si realizzi ogni giorno concretamente la giustizia sociale”- conclude Flavia. ringraziando i tanti che le sono stati accanto durante questo ultimo anno di lavoro per realizzare il video documentario. Respira profondamente Flavia, durante tutta la presentazione, guarda con occhi ludici e vivaci come quelli del padre, la sala. La abbraccia con il suo sorriso e sa che adesso ha una spinta in più per guardare al futuro, a quella memoria che si è fatta impegno concreto, anche narrativo. E sarà in cammino nelle scuole, negli incontri pubblici, sui beni confiscati durante i campi estivi di lavoro con i giovani, in giro per l’Italia.
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