giovedì, maggio 09, 2013
62 anni fa la dichiarazione di Schuman. Ma oltre le celebrazioni, quale visione per l’Europa di oggi?

 
 di Silvana Arbia

Nei prossimi giorni, in occasione della ricorrenza del 9 maggio, data proclamata giornata dell’Europa, si svolgeranno conferenze, seminari e spettacoli per ricordare un evento storico che certamente ha un valore pregnante nella storia dell’Europa moderna. Il 9 maggio 1950, alle ore quattro del pomeriggio, nella sala dell’orologio del Quai d’Orsay a Parigi l’allora ministro degli esteri francese, Robert Schuman, pronunciò il discorso conosciuto come “Dichiarazione Schuman”, che annunciò la creazione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA). In quel documento si riconosce il primo passo di un processo di integrazione europea. Quel discorso fu ideato da Jean Monnet, considerato con Schuman e altri(tra cui gli italiani Alcide de Gasperi e Altiero Spinelli) uno dei padri fondatori della Comunità europea, evolutasi fino a diventare l’Unione europea di oggi. Monnet, al tempo in cui l’Europa era uscita da guerre devastanti, aveva una visione politica chiara e in una delle sue esternazioni disse: “Non ci sarà pace in Europa se gli stati si ricostruiranno su una base di sovranità nazionale”. Nel discorso del 9 maggio Schuman espresse il concetto che l’Europa non può farsi una sola volta, né potrà essere costruita tutta insieme, ma che per realizzarla occorre partire da progetti concreti che possano creare una solidarietà di fatto.

Con la dichiarazione di Schuman si trovò una soluzione pacifica alle controversie tra Francia e Germania sullo sfruttamento del carbone e dell’acciaio. La produzione franco-tedesca del carbone e dell’acciaio fu posta sotto una comune Alta Autorità e un rappresentante delle Nazioni Unite doveva garantire che tale produzione fosse realizzata a fini pacifici, attraverso un rapporto due volte all’anno alle Nazioni Unite. Il trattato tra Francia e Germania fu aperto all’adesione di altri stati.

Oggi l’Unione europea che si è sviluppata attraverso la creazione di un mercato comune ed è diventata un’unione politica dovrebbe cercare una concretezza, fondarsi su una visione realistica, adottare un approccio realistico e assicurare un’aderenza maggiore alle necessità dei cittadini. Purtroppo non emergono segni in tale direzione, neppure una solidarietà di fatto pare ispiri i leader dei paesi membri.

Le pagine di storia che si celebrano devono servire a riflettere sul presente. Un’Europa guidata da interessi nazionali e lontana, o peggio distaccata, dai suoi cittadini non ha molto in comune con la visione di Jean Monnet e di Robert Schuman. Né si intravede una visione nuova. Occorre lavorare molto sull’oggi e sul concreto. Moltissimi documenti sono prodotti ogni giorno dalle istituzioni europee, ma sono complessi, farraginosi e non riescono a garantire una solidarietà né un’unità effettiva. Molte altre riflessioni potrebbero dare valore concreto alle celebrazioni del 9 maggio, soprattutto con riguardo alla conclamata crisi finanziaria che ha oscurato la progettazione di un’Europa democratica e vicina ai suoi cittadini.

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