martedì, maggio 14, 2013
A rischio anche gli areali delle specie più comuni e i servizi ecosistemici per gli uomini.

Greenreport - Un folto team di scienziati britannici, australiani e colombiani ha pubblicato su Nature Climate Change la ricerca "Quantifying the benefit of early climate change mitigation in avoiding biodiversity loss", dalla quale viene la conferma che «Il cambiamento climatico dovrebbe avere influenze significative sulla biodiversità terrestre a tutti i livelli del sistema, comprese riduzioni a livello delle dimensioni, dell'areale e dell'abbondanza delle specie, soprattutto tra le specie endemiche». I ricercatori sottolineano che «Tuttavia, si sa poco su come la mitigazione delle emissioni di gas serra potrebbe ridurre gli impatti sulla biodiversità, in particolare tra le specie più comuni e diffuse.

La nostra analisi globale del futuro cambiamento climatico sulla gamma di specie comuni e diffuse dimostra che, entro il 2080, senza mitigazione, il 57±6% delle piante e il 34±7% degli animali rischiano di perdere ≥50% del loro attuale areale climatico. Con la mitigazione, tuttavia, le perdite saranno ridotte del 60%, se il picco delle emissioni sarà nel 2016 o del 40 % se picco delle emissioni sarà nel 2030».

Lo studio sottolinea anche che «Senza mitigazione, grandi contrazione degli areali possono essere previsti anche tra le specie più comuni e diffuse, pari ad una sostanziale riduzione globale della biodiversità e dei servizi ecosistemici entro la fine di questo secolo. Una mitigazione rapida e rigorosa, d'altra parte, potrebbe ridurre notevolmente le perdite di areali e anticipare fino a quattro decenni l'adattamento ai cambiamenti climatici».

Il team internazionale di ricercatori ha analizzato l'effetto che l'aumento delle temperature avrebbe su poco meno di 50.000 diverse specie di animali e vegetali, esaminando sia i dati della temperatura che delle precipitazioni negli quegli habitat di queste specie ed utilizzato modelli climatici per mappare le aree che sarebbero ancora adatte per consentir loro di sopravvivere o meno in una serie di diversi scenari legati al cambiamento climatico. Il problema è quello del superamento del limite dei più 2 gradi centigradi che il recente sforamento delle 400 parti per milione di Co2 nell'atmosfera ci annuncia in rapido arrivo, se le temperature globali si riscalderanno sopra quel livello i cambiamenti climatici potrebbero avere un impatto drammatico sulla biodiversità di piante ed animali. L'attuale trend, a meno di un forte e rapido impegno politico e di cambiamento del metodo di produzione globali per limitare le emissioni di gas serra, ci sta portando dritti verso un aumento medio delle temperature del pianeta di 4 gradi Celsius in più dei livelli pre-industriali entro il 2100. Gli autori dello studio affermano che più della metà delle specie vegetali comuni (57%) e un terzo di tutti gli animali più comuni (34%) potrebbero subire un grave declino dell'estensione dei loro habitat (almeno la metà) a causa del global warming, un evento che potrebbe avere gravi conseguenze per gli esseri umani in tutto il mondo. Le specie più a rischio sono gli anfibi, oltre a piante e rettili.

Rachel Warren, del Tyndall centre for climate change research, School of environmental sciences dell'università dell'East Anglia ha spiegato a Bbc News Science & Environment: «La nostra ricerca prevede che il cambiamento climatico ridurrà di molto la diversità delle specie, anche molto comuni che si trovano nella maggior parte del mondo. Questa perdita di biodiversità su scala globale impoverirebbe notevolmente la biosfera ed i servizi ecosistemici che fornisce. La Warren avverte che le stime sono «Probabilmente prudenziali, dal momento che non hanno tenuto conto dell'aumento degli eventi meteorologici estremi, delle malattie, dei parassiti e che per gli animali, in particolare, possono aggravarsi ulteriormente, visto che le nostre previsioni saranno aggravate da una perdita di cibo dalle piante. Tali perdite catastrofiche avrebbero impatti importanti a catena sugli esseri umani, perché queste specie sono importanti per cose come l'acqua e la depurazione dell'aria, il controllo delle inondazioni, ciclo dei nutrienti, e l'eco-turismo».

Matt McGrath, corrispondente ambientale della Bbc, aggiunge: «Gli impatti previsti sulle specie si faranno sentire più pesantemente in alcune parti del mondo come l'Africa sub-sahariana, l'America Centrale, la regione amazzonica e l'Australia. L'australiano Jeremy VanDerWal, del Centre for Tropical Biodiversity and Climate Change della James Cook University, evidenzia che «La flora e la fauna unica dell'Australia avranno un momento particolarmente difficile. Stiamo per assistere a grandi cambiamenti della temperatura e precipitazioni e della tempistica di tali eventi in Australia. Anche se abbiamo già una quantità enorme di variabilità nel nostro clima, significa che le specie in futuro saranno ancora costrette a spostarsi a causa del clima. L'Australia è abbastanza grande e in gran parte pianeggiante, quindi i movimenti dovranno avvenire abbastanza lontano in termini di distanza. Ma la dispersione su lunga distanza non è comune per molte piante australiane, per gli anfibi e piccoli mammiferi che proprio non possono camminare alla velocità del cambiamento climatico che è una realtà».

Tuttavia i ricercatori dicono che, se le emissioni globali di gas serra fossero tagliati rapidamente l'impatto sulla biodiversità potrebbe essere notevolmente frenato». Ma per arrivare al picco delle emissioni entro tre anni e mantenere l'aumento delle temperature globali entro i 2 gradi, bisognerebbe ridurre le emissioni di ben il 60%.

«La buona notizia è che la nostra ricerca fornisce nuove prove di come una rapida azione per ridurre gas serra, come la CO2 ed altri, sia in grado di prevenire la perdita di biodiversità, riducendo la quantità di riscaldamento globale a 2° C, piuttosto che 4 gradi. Questo ci farebbe anche guadagnare tempo, fino a quattro decenni alle piante ed agli animali per adattarsi ai restanti 2 gradi del cambiamento climatico».


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