mercoledì, maggio 15, 2013
Nuovo capitolo nella vicenda Ilva: arrestate per concussione 4 persone, tra cui il presidente della Provincia di Taranto, Giovanni Florido, esponente del Partito Democratico.  

Radio Vaticana - In base all’inchiesta, denominata “Ambiente svenduto”, non sarebbero stati effettuati i controlli necessari per lo smaltimento dei rifiuti dell’azienda siderurgica. Su questa inchiesta ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, il caporedattore della redazione di Taranto della ‘Gazzetta del Mezzogiorno’, Domenico Palmiotti: ascolta
R. – E’ la prima volta che si colpisce in modo così rilevante la politica, perché fino ad oggi sono stati arrestati imprenditori, alcuni componenti della famiglia Riva, persone dall’azienda, ma mai l’inchiesta aveva coinvolto la politica in modo così rilevante e significativo.

D. – Una vicenda, dunque, che getta ombre sui rapporti proprio tra il mondo della politica e l’azienda siderurgica…

R. – L’accusa che muove la magistratura è che ci sia stato un sistema di collusioni e complicità, che ha consentito all’Ilva di inquinare e quindi di evitare i controlli che le pubbliche amministrazioni e gli enti locali avrebbero dovuto fare. Io credo che dobbiamo distinguere tra la vicenda penale - e quindi le responsabilità, i reati che attengono la questione Ilva - e il funzionamento della fabbrica in senso stretto. Diciamo che per la fabbrica adesso c’è un momento di respiro, perché ieri il magistrato ha dissequestrato i prodotti.

D. - Si è appunto conclusa questa battaglia giudiziaria, durata più di cinque mesi: il Gip ha firmato il dissequestro dei prodotti per un valore commerciale stimato di circa 800 milioni di euro. Questo cosa può significare?

R. – Questo significa che praticamente adesso l’Ilva potrà incassare quei soldi, utilizzarli per gli interventi di ambientalizzazione e far riprendere a produrre altri impianti dell’area a freddo, che in questi ultimi mesi erano stati fermi. L’orizzonte dell’azienda, sotto il profilo del funzionamento e dell’attività produttiva, dovrebbe essere un po’ più sereno, perché l’Autorizzazione integrale ambientale (Aia) è stata rilasciata, l’azienda deve attuare le prescrizioni ambientali, le merci sono state sbloccate. E per quanto riguarda la forza lavoro, poi, si è evitata la cassa integrazione e sono stati sottoscritti i contratti di solidarietà: quindi il cammino, da questo punto di vista, dovrebbe essere un po’ più tranquillo, meno accidentato. Sul fronte giudiziario, invece, l’inchiesta – come abbiamo visto – va avanti. Le responsabilità, le complicità sono da chiarire, da provare e da approfondire.

D. – Un cammino che sembrerebbe dunque più tranquillo e che va avanti con maggiore serenità per quanto riguarda i lavoratori. C’è un cammino analogo anche per la tutela dell’ambiente?

R. – Per quanto riguarda la tutela dell’ambiente, l’Ilva nell’ultima relazione trimestrale, consegnata al garante dell’Aia qualche giorno fa, ha detto che ha attuato 78 delle 98 prescrizioni complessive. Ora, sulla relazione dell’azienda, si apriranno le verifiche. Verifiche che dovrà fare l’Ispra. L’Ispra ci dirà appunto se l’Ilva ha detto il vero. Diciamo che l’Ilva sta spingendo per fare alcuni lavori. Ha chiesto al comune di Taranto la licenza per coprire i parchi minerari e diciamo che dall’avvio delle coperture dei parchi minerari - che vanno coperti appunto per evitare la dispersione delle polveri – si vedrà, credo, qualcosa di concreto. Comunque, se l’Aia sta andando avanti, se l’azienda sta rispettando le prescrizioni dovrà dircelo l’Ispra, che dovrebbe venire a Taranto nelle prossime settimane.


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