giovedì, maggio 23, 2013
“Giovanni era una persona timida, seria, taciturna ma di un’ironia e un umorismo particolari. La sua qualità più evidente era la capacità di soffrire, di sopportare molto più degli altri, senza arrendersi mai. La sua tenacia era proverbiale. Giovanni si rialzava sempre. Era allenato alla lotta, si riparava dietro un perenne scudo, in una costante autodifesa. Aveva l’orgoglio di una dignità antica ed era restio a manifestare il benché minimo segno di debolezza. Quante sconfitte dopo ogni successo, quante delegittimazioni in ogni snodo della sua vita e della sua carriera”.

Radio Vaticana - Con queste parole il presidente del Senato Pietro Grasso, presente oggi all’aula bunker di Palermo, ha ricordato Giovanni Falcone, suo amico e collega. L’azione di contrasto a Cosa nostra e l’istinto investigativo di Giovanni Falcone vennero fermati dai 500 chili di tritolo della mafia alle 17,58 di ventuno anni fa a Capaci, dove il magistrato perse la vita con la moglie, Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Palermo oggi ricorda le vittime della strage. Tanti gli appuntamenti in città che stanno coinvolgendo migliaia di studenti che nel ’92 non erano nati. A bordo delle navi della legalità, simbolicamente ribattezzate ’Giovanni’ e ’Paolo’ con le gigantografie dei giudici uccisi nelle stragi di Capaci e via D’Amelio, sono arrivati questa mattina circa tremila studenti partiti ieri da Napoli e Civitavecchia insieme al presidente del Senato, Pietro Grasso, al ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, il sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria, il presidente di Libera, don Luigi Ciotti e il commissario antiracket, Giancarlo Trevisone. A dare il benvenuto a Palermo tra cori festanti e l’inno di Mameli, palloncini colorati e bandiere tricolori la sorella del giudice Maria Falcone e centinaia di studenti siciliani con addosso le magliette con su scritto “Le nuove rotte dell’impegno”.

Una parte delle scolaresche ha gremito l’aula bunker del carcere Ucciardone, dove venne celebrato il maxi processo a Cosa nostra siciliana. Fra i molti striscioni colorati che coprono le sbarre dietro le quali si trovavano imputati padrini e picciotti di Cosa nostra si legge “La mafia fa male” e “CAPACI di rompere”. I giovani hanno ascoltato gli interventi di ministri, magistrati, rappresentanti delle forze dell’ordine e autorità che hanno accolto l’invito di Maria Falcone, la quale ha ricordato Agnese Piraino Leto, vedova di Paolo Borsellino, scomparsa di recente e citato il messaggio inviato dal presidente della Rapubblica Giorgio Napolitano in occasione della commemorazione. “L’Italia - sottolinea il Capo dello Stato - fu ferocemente colpita nelle persone di suoi servitori eccezionali, di grandi magistrati, di autentici eroi che sacrificarono la loro vita a difesa della legalità e della democrazia. La battaglia e l’esempio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino diedero i loro frutti”. Per il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari “questo è un anno di bilanci nelle indagini sulle stragi del 92. Abbiamo arrestato 8 persone coinvolte nell’eccidio di Capaci dimostrando che lo Stato non ha dimenticato. E questo è un segnale importante. Su Capaci - ha aggiunto - le indagini non hanno mostrato lacune. A ricostruire l’ultimo segmento di verità siamo arrivati tardi perché la collaborazione di Gaspare Spatuzza è sopraggiunta tardi”. “Ho sempre fiducia nei magistrati – ha detto la sorella del giudice - Loro hanno fatto fino in fondo il loro dovere nell’accertamento della verità sulle stragi. Ma ci sono altri che devono dare un contributo e parlare. Magari Totò Riina, chissà”. “La politica – ha dichiarato Alfredo Morvillo, cognato di Falcone - ha in mano la possibilità di dare la svolta decisiva alla lotta alla mafia”. “L’impegno del governo contro la mafia è fermo e deciso – ha affermato il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri - non abbiamo alcuna intenzione di arretrare nel contrasto al crimine organizzato”. “Serve una forte azione internazionale per essere efficaci nelle confische – ha aggiunto Cancellieri - E per aggredire il mondo del web, un grande mondo che sfugge ai controlli. Non ci fermiamo, soprattutto nell’aggressione ai patrimoni. Dobbiamo togliere il denaro alle mafie, ma dobbiamo farlo con strumenti più sofisticati”. Per il presidente del Senato Pietro Grasso, “è inappropriato che le proposte legislative di contrasto alla mafia possano essere considerate divisive. L’unica divisione possibile è tra onesti e corrotti”. Rispetto a 21 anni fa, ha aggiunto Grasso ricordando anche il giudice Borsellino, “il vento soffia in un’altra direzione. Giovanni e Paolo ci hanno lasciato una grande eredità. Chi rappresenta le istituzioni dovrebbe guardare alla loro vita”. “Giovanni e Paolo - ha concluso il presidente del Senato - hanno provocato una rivoluzione delle coscienze, i loro valori e i loro ideali hanno aperto una nuova fase: dal silenzio complice di un tempo ad un consapevole risveglio delle coscienze, un incredibile passo avanti per questa terra”.

Nell’aula bunker gli studenti ’interrogano’ gli adulti: fra loro, anche il capo della polizia facente funzioni Alessandro Marangoni, già questore di Palermo, che ha detto: “Non si insegna a essere eroi. Ognuno deve fare il proprio dovere, senza sottrarsi mai”. “Vogliamo studiare la Costituzione, fatecela studiare nelle scuole, per capire e agire meglio - chiede una ragazza alla platea di ministri - non ne possiamo più di sentire che tutto fa schifo, che non cambierà mai nulla, che non avremo lavoro. Ma voi politici lo volete il nostro aiuto?”. “Spronateci, dovete farlo, metteteci in difficoltà, controllate e pretendete le risposte”, ha detto il ministro all’Istruzione, Maria Chiara Carrozza. Agli studenti il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, ha ricordato: “Dobbiamo imparare di più insieme il coraggio di non fare mai compromessi nella vita. Bisogna saper fare delle scelte, decidere da che parte stare, e stare dalla parte del bene e delle cose giuste. Bisogna conoscere per diventare persone più responsabili e non dimenticate mai - ha aggiunto il sacerdote - che il miglior modo di ricordare Giovanni, Paolo e tutti gli altri, è quello di impegnarci di più tutti perché la speranza deve portare anche il nostro nome”. (Da Palermo, Alessandra Zaffiro)


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