giovedì, maggio 30, 2013
Nervi tesi tra la Siria ed Israele. Ieri Tel Aviv ha detto che agirà perché i missili russi, dati a Damasco, non possano essere impiegati.  

Radio Vaticana - Dichiarazioni che hanno spinto la Siria a parlare di “rappresaglia immediata” in caso di attacco. In questo contesto, gli Stati Uniti hanno invitato Hezbollah a lasciare il territorio siriano mentre la Gran Bretagna ha denunciato ancora una volta l’uso di armi chimiche nel Paese. Nessuna data, intanto, per la riunione di Ginevra. Il servizio di Marina Calculli: ascolta
Dopo lo sblocco dell’embargo sulle armi da parte dell’Unione europea, Cameron scrive all’ONU sostenendo di avere nuove evidenze dell’uso di armi chimiche. Una commissione delle Nazioni Unite sulle violazioni dei diritti umani in Siria annuncia invece la pubblicazione di un rapporto definito “terrificante” e specifica: i crimini sono commessi "da entrambe le parti, siamo ad un livello di crudeltà peggio della Bosnia”. Intanto sul terreno cresce la tensione in vista del Ginevra 2, l’attesa conferenza di pace, che però – a detta di Ban Ki Moon – ancora non è stata fissata. Il ministro degli esteri siriano Muallem fa sapere che Damasco parteciperà “con buone intenzioni” ma che Bashar rimarrà in carica fino alle elezioni presidenziali del 2014. Israele intanto ribadisce: faremo in modo che i missili S-300, promessi da Mosca a Damasco, non diventino operativi sul suolo siriano. Una nuova condanna internazionale è infine giunta nei confronti dell’Hezbollah libanese sempre più coinvolto nel conflitto siriano e accusato di trascinarvi tutto il Libano. Ieri altri tre razzi lanciati dalla Siria sono caduti nei pressi della città libanese di Hermel, proprio uno dei bastioni di Hezbollah.

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