Per partecipare a questa nuova forma di utile ‘aggregazione’ anti spreco basta iscriversi e mettere a disposizione gli alimenti che non intendiamo consumare. Chiunque ne necessiti può ritirarli, evitando così tonnellate di sprechi.
E’ nato il 12 dicembre 2012 il portale tedesco FoodSharing.de con l’obiettivo di evitare gli sprechi di cibo. Ad oggi più di 4 tonnellate di alimenti sono state “salvate”. Il servizio è stato autofinanziato mediante una raccolta fondi online, 11.000 euro hanno permesso la programmazione del sito. Inizialmente è stato attivato a Berlino, Colonia, Monaco di Baviera, Ludwigsburg e Chemnitz, ma visti i risultati gli ideatori dell’iniziativa hanno intenzione di estenderlo a tutti a paesi di lingua tedesca (Germania, Svizzera e Austria).
Il principio di funzionamento è molto semplice: una volta registrati attraverso Facebook si segnala un alimento in scadenza o che non si intende consumare e si aspetta che qualcuno lo faccia suo. Dall’altra parte è possibile ricercare un prodotto specifico, o quelli messi in lista, ed andare a prenderlo a casa del donatore. A Berlino, per quanto riguarda i i cibi in deposito merce, è possibile andare al mercato di Markthalle Neun dove è attivo un punto di raccolta con frigo. Tutte le eccedenze, in questo modo, sono salve e non rischiano di essere gettate.
Naturalmente per gli utenti di questo portale vigono delle regole, la principale è la biblica “non far mangiare agli altri ciò che non mangeresti tu”, seguita poi dal divieto di distribuire carni macinate e uova crude. Altrettanto importante è anche assicurarsi che sia rispettata la catena del freddo. Quando l’offerente mette “online” i suoi cibi deve necessariamente indicare la città di provenienza, la tipologia di alimento, la quantità e la data di scadenza. Tra i prodotti maggiormente condivisi ci sono il riso, pasta, latte, cornflakes, caffè, formaggi, cioccolato, vino, biscotti e, non per ultime, frutta e verdura. Non mancano le lasagne o i prodotti avanzati da una festa.
E nel resto d’Europa? In Inghilterra esiste un progetto simile: il Club della casseruola, dove si condivide il pranzo o la cena con i vicini ai quali potrebbe far piacere mangiare la pietanza che si sta per mettere in tavola. Il “Food-sharing di quartiere” è sbarcato da poco ad Helsinki, capitale della Finlandia. Ed infine c’è l’Italia, dove, il 26 febbraio 2013, è stato messo online il portale “I food share” creato a Caltagirone (Catania). I quattro giovani che ne hanno seguita la creazione sono motivati fin dal 2011, quando da un’indagine FAO emerse che circa un terzo del cibo prodotto ogni anno nel mondo – all’incirca 1.3 miliardi di tonnellate – va buttato o sprecato.
Senza foodsharing.de, però, non avrebbero mai pensato al servizio online. Anche se, afferma Daniele, in cofondatore del progetto, “la nostra idea si allontana dal concetto tedesco”; la piattaforma “I food share” infatti, non è indirizzata solamente ai privati, ma anche alle aziende che a fine giornata producono scarti che poi non consumano, e non mira a raggiungere soltanto chi da casa propria potrebbe necessitare di un dato alimento, ma anche i poveri che cercano supporto in chiesa o alle famiglie in difficoltà economica.
La condivisione del cibo in eccesso da non sprecare fa bene all’ambiente, ma aiuta anche a socializzare. Le persone condividono gli alimenti ed al contempo condividono una sorta di affetto. Ognuno mette a disposizione sé stesso per chi ha veramente bisogno e può trarne un beneficio.
E’ nato il 12 dicembre 2012 il portale tedesco FoodSharing.de con l’obiettivo di evitare gli sprechi di cibo. Ad oggi più di 4 tonnellate di alimenti sono state “salvate”. Il servizio è stato autofinanziato mediante una raccolta fondi online, 11.000 euro hanno permesso la programmazione del sito. Inizialmente è stato attivato a Berlino, Colonia, Monaco di Baviera, Ludwigsburg e Chemnitz, ma visti i risultati gli ideatori dell’iniziativa hanno intenzione di estenderlo a tutti a paesi di lingua tedesca (Germania, Svizzera e Austria).
Il principio di funzionamento è molto semplice: una volta registrati attraverso Facebook si segnala un alimento in scadenza o che non si intende consumare e si aspetta che qualcuno lo faccia suo. Dall’altra parte è possibile ricercare un prodotto specifico, o quelli messi in lista, ed andare a prenderlo a casa del donatore. A Berlino, per quanto riguarda i i cibi in deposito merce, è possibile andare al mercato di Markthalle Neun dove è attivo un punto di raccolta con frigo. Tutte le eccedenze, in questo modo, sono salve e non rischiano di essere gettate.
Naturalmente per gli utenti di questo portale vigono delle regole, la principale è la biblica “non far mangiare agli altri ciò che non mangeresti tu”, seguita poi dal divieto di distribuire carni macinate e uova crude. Altrettanto importante è anche assicurarsi che sia rispettata la catena del freddo. Quando l’offerente mette “online” i suoi cibi deve necessariamente indicare la città di provenienza, la tipologia di alimento, la quantità e la data di scadenza. Tra i prodotti maggiormente condivisi ci sono il riso, pasta, latte, cornflakes, caffè, formaggi, cioccolato, vino, biscotti e, non per ultime, frutta e verdura. Non mancano le lasagne o i prodotti avanzati da una festa.
E nel resto d’Europa? In Inghilterra esiste un progetto simile: il Club della casseruola, dove si condivide il pranzo o la cena con i vicini ai quali potrebbe far piacere mangiare la pietanza che si sta per mettere in tavola. Il “Food-sharing di quartiere” è sbarcato da poco ad Helsinki, capitale della Finlandia. Ed infine c’è l’Italia, dove, il 26 febbraio 2013, è stato messo online il portale “I food share” creato a Caltagirone (Catania). I quattro giovani che ne hanno seguita la creazione sono motivati fin dal 2011, quando da un’indagine FAO emerse che circa un terzo del cibo prodotto ogni anno nel mondo – all’incirca 1.3 miliardi di tonnellate – va buttato o sprecato.
Senza foodsharing.de, però, non avrebbero mai pensato al servizio online. Anche se, afferma Daniele, in cofondatore del progetto, “la nostra idea si allontana dal concetto tedesco”; la piattaforma “I food share” infatti, non è indirizzata solamente ai privati, ma anche alle aziende che a fine giornata producono scarti che poi non consumano, e non mira a raggiungere soltanto chi da casa propria potrebbe necessitare di un dato alimento, ma anche i poveri che cercano supporto in chiesa o alle famiglie in difficoltà economica.
La condivisione del cibo in eccesso da non sprecare fa bene all’ambiente, ma aiuta anche a socializzare. Le persone condividono gli alimenti ed al contempo condividono una sorta di affetto. Ognuno mette a disposizione sé stesso per chi ha veramente bisogno e può trarne un beneficio.
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