Il Paese sudamericano vuole imparare dalla Nuova Zelanda
Greenreport - Secondo il Centro de Excelencia en Geotermia de los Andes lo stretto e lunghissimo territorio del Cile ospita il 20% dei vulcani attivi del nostro pianeta ed è quindi uno dei Paesi con il maggiore potenziale di energia geotermica, però la mancanza di incentivi ed investimenti fino ad ora non ha permesso di superare la fase della ricerca. Uno scenario che potrebbe cambiare con un'alleanza strategica sottoscritta con la Nuova Zelanda, altro Paese di vulcani. Il Cile è percorso dall'Anello di fuoco del Pacifico che in America interessa anche Perú, Ecuador, Colombia, tutti i Paesi dell'America Centrale, Messico ed alcune aree di Argentina, Bolivia, Usa e Canada. Una posizione che in Cile provoca periodicamente terremoti devastanti ma che, secondo Gonzalo Salgado dell' Asociación Chilena de Energía Geotérmica (Achegeo), rappresenta anche «Un potenziale interessante in termini geologici» per un Paese che importa il 70% della sua energia e dove i conflitti sociali per i grandi progetti idroelettrici sono sempre più forti.
Eppure il Cile è molto indietro nell'utilizzo delle energie rinnovabili: un rapporto del 2012 del Centro de Energías Renovables del Ministerio de Energía, sottolineava che «Le fonti rinnovabili non convenzionali rappresentano una capacità installata del 5% della produzione elettrica nazionale». In Nuova Zelanda le energie rinnovabili nel 2011 soddisfacevano il 77% del consumo di elettricità. Il governo di centro-destra cileno vuole arrivare al 10% nel 2024, ma il Parlamento di Santiago sta discutendo un progetto di legge che porterebbe la percentuale di energie rinnovabili al 15 o al 20%.
Eppure il Cile è stato uno dei primi Paesi ad esplorare il potenziale energetico geotermico: «La prima esplorazione è stata realizzata nel 1907 ad El Tatio, un campo de geyser nel nord del Paese - si legge in un dossier di Tierramérica - e nel 1931 si materializzò la trivellazione di due pozzi in quella zona. Alla fine degli anni '60, il governo, sostenuto da fondi internazionali, realizzò esplorazioni più sistematiche ad El Tatio, che poi furono sospese. Nel 2008, l'impresa Geotérmica del Norte avvio un'esplorazione nella Quebrada del Zoquete, a pochi chilometri da El Tatio».
Nel settembre del 2009 una colonna di vapore acqueo alta 60 metri si levò da uno dei pozzi Quebrada del Zoquete, dove la donde la Geotérmica del Norte estraeva e ri-iniettava fluidi geotermici per valutare il potenziale energetico dell'area, un'anomalia che andò avanti per più di tre settimane, provocando l'allarme delle comunità vicine che chiesero ed ottennero che il governo ritirasse la concessione.
Un incidente che però non ha impedito lo sviluppo dell'energia geotermica. Luis Mariano Rendón, direttore di Acción Ecológica ha detto a Tierramérica: «La geotermia è una forma di produzione di energia relativamente a basso impatto, che il Cile deve approvare. La cosa più rilevante, che potrebbe limitare il suo sfruttamento nelle zone aride, sarebbe la disponibilità d'acqua».
Studi dell'Universidad de Chile dicono che nel Paese potrebbero essere prodotti 16.000 MW di energia geotermica, quasi quanto la potenza elettrica installata ad oggi: 16.970 MW ma con una domanda molto più bassa. Attualmente in Cile ci sono 76 concessioni esplorative per la geotermia, 42 in corso e 24 in studio, ma non si produce un solo MW da questa fonte di energia. Per potenziare il suo sviluppo il Cile ha annunciato un'alleanza strategica con la Nuova Zelanda dove la geotermia fornisce il 15% dell'elettricità. La centrale elettrica di Wairakei, costruita nel 1957 nel centro dell'Isla del Nord, è stata la prima al mondo a funzionare a vapore umido ed è ancora in funzione..
Bernard Hill, presidente di Geothermal New Zealand, l'agenzia di consulenza e promozione internazionale della geotermia neozelandese, ha spiegato a Tierramérica che «Negli ultimi 7 anni, in Nuova Zelanda abbiamo sviluppato 7 progetti che insieme fanno 550 MW. Grazie a loro, tutti realizzati con successo, abbiamo acquisito abbastanza conoscenza ed esperienza. Il Cile è il secondo Paese con il maggior potenziale geotermico dopo l'Indonesia».
La Nuova Zelanda ha anche un'altra caratteristica in comune con il Cile: la presenza di un fiero popolo indigeno, i maori: la sua esperienza di relazione con i popoli autoctoni potrebbe quindi servire a discutere dei progetti geotermici con i Mapuche, che si oppongono duramente a miniere e dighe sulle loro terre ancestrali, e con altre più piccole minoranze indigene cilene, importando meccanismi di dialogo e compensazione che hanno avuto successo in Nuova Zelanda, dove nessun progetto energetico può essere realizzato senza l'accordo con le comunità tribali.
Greenreport - Secondo il Centro de Excelencia en Geotermia de los Andes lo stretto e lunghissimo territorio del Cile ospita il 20% dei vulcani attivi del nostro pianeta ed è quindi uno dei Paesi con il maggiore potenziale di energia geotermica, però la mancanza di incentivi ed investimenti fino ad ora non ha permesso di superare la fase della ricerca. Uno scenario che potrebbe cambiare con un'alleanza strategica sottoscritta con la Nuova Zelanda, altro Paese di vulcani. Il Cile è percorso dall'Anello di fuoco del Pacifico che in America interessa anche Perú, Ecuador, Colombia, tutti i Paesi dell'America Centrale, Messico ed alcune aree di Argentina, Bolivia, Usa e Canada. Una posizione che in Cile provoca periodicamente terremoti devastanti ma che, secondo Gonzalo Salgado dell' Asociación Chilena de Energía Geotérmica (Achegeo), rappresenta anche «Un potenziale interessante in termini geologici» per un Paese che importa il 70% della sua energia e dove i conflitti sociali per i grandi progetti idroelettrici sono sempre più forti.
Eppure il Cile è molto indietro nell'utilizzo delle energie rinnovabili: un rapporto del 2012 del Centro de Energías Renovables del Ministerio de Energía, sottolineava che «Le fonti rinnovabili non convenzionali rappresentano una capacità installata del 5% della produzione elettrica nazionale». In Nuova Zelanda le energie rinnovabili nel 2011 soddisfacevano il 77% del consumo di elettricità. Il governo di centro-destra cileno vuole arrivare al 10% nel 2024, ma il Parlamento di Santiago sta discutendo un progetto di legge che porterebbe la percentuale di energie rinnovabili al 15 o al 20%.
Eppure il Cile è stato uno dei primi Paesi ad esplorare il potenziale energetico geotermico: «La prima esplorazione è stata realizzata nel 1907 ad El Tatio, un campo de geyser nel nord del Paese - si legge in un dossier di Tierramérica - e nel 1931 si materializzò la trivellazione di due pozzi in quella zona. Alla fine degli anni '60, il governo, sostenuto da fondi internazionali, realizzò esplorazioni più sistematiche ad El Tatio, che poi furono sospese. Nel 2008, l'impresa Geotérmica del Norte avvio un'esplorazione nella Quebrada del Zoquete, a pochi chilometri da El Tatio».
Nel settembre del 2009 una colonna di vapore acqueo alta 60 metri si levò da uno dei pozzi Quebrada del Zoquete, dove la donde la Geotérmica del Norte estraeva e ri-iniettava fluidi geotermici per valutare il potenziale energetico dell'area, un'anomalia che andò avanti per più di tre settimane, provocando l'allarme delle comunità vicine che chiesero ed ottennero che il governo ritirasse la concessione.
Un incidente che però non ha impedito lo sviluppo dell'energia geotermica. Luis Mariano Rendón, direttore di Acción Ecológica ha detto a Tierramérica: «La geotermia è una forma di produzione di energia relativamente a basso impatto, che il Cile deve approvare. La cosa più rilevante, che potrebbe limitare il suo sfruttamento nelle zone aride, sarebbe la disponibilità d'acqua».
Studi dell'Universidad de Chile dicono che nel Paese potrebbero essere prodotti 16.000 MW di energia geotermica, quasi quanto la potenza elettrica installata ad oggi: 16.970 MW ma con una domanda molto più bassa. Attualmente in Cile ci sono 76 concessioni esplorative per la geotermia, 42 in corso e 24 in studio, ma non si produce un solo MW da questa fonte di energia. Per potenziare il suo sviluppo il Cile ha annunciato un'alleanza strategica con la Nuova Zelanda dove la geotermia fornisce il 15% dell'elettricità. La centrale elettrica di Wairakei, costruita nel 1957 nel centro dell'Isla del Nord, è stata la prima al mondo a funzionare a vapore umido ed è ancora in funzione..
Bernard Hill, presidente di Geothermal New Zealand, l'agenzia di consulenza e promozione internazionale della geotermia neozelandese, ha spiegato a Tierramérica che «Negli ultimi 7 anni, in Nuova Zelanda abbiamo sviluppato 7 progetti che insieme fanno 550 MW. Grazie a loro, tutti realizzati con successo, abbiamo acquisito abbastanza conoscenza ed esperienza. Il Cile è il secondo Paese con il maggior potenziale geotermico dopo l'Indonesia».
La Nuova Zelanda ha anche un'altra caratteristica in comune con il Cile: la presenza di un fiero popolo indigeno, i maori: la sua esperienza di relazione con i popoli autoctoni potrebbe quindi servire a discutere dei progetti geotermici con i Mapuche, che si oppongono duramente a miniere e dighe sulle loro terre ancestrali, e con altre più piccole minoranze indigene cilene, importando meccanismi di dialogo e compensazione che hanno avuto successo in Nuova Zelanda, dove nessun progetto energetico può essere realizzato senza l'accordo con le comunità tribali.
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