E’ il tema al centro del dibattito politico italiano degli ultimi giorni
Secondo gli ultimi dati Istat, il numero dei disoccupati attualmente in Italia è pari a 2 milioni e 950 mila persone. Di questo immenso mare di persone, il 38,4% è composto da giovani italiani attivi in Italia che sono senza lavoro; una cifra impressionante e che porta indietro il nostro Paese di almeno quindici anni. Il Premier Enrico Letta è consapevole del grave disagio sociale che si è venuto a creare nel nostro Paese, e la lotta alla disoccupazione giovanile rappresenta sicuramente una priorità per l’attuale governo, tanto che, assicura lo stesso Letta, al prossimo Consiglio Europeo la lotta alla disoccupazione sarà un tema di priorità assoluta. In questa sua campagna, Letta è sostenuto anche dal ministro del Lavoro Enrico Giovannini, che da ex presidente dell’Istat ha visto crescere la disoccupazione da 1,8 a 2,8 milioni di italiani, quindi conosce bene il problema e, avendo lasciato la presidenza dell’Istat e rifiutato un posto al Fondo Monetario Internazionale, è sicuramente convinto che le sue idee e il suo lavoro possano contribuire a far ripartire il lavoro in Italia.
Aiutare i giovani e modificare la riforma Fornero sono solo due dei punti su cui Giovannini vuole intervenire per aiutare l’Italia. Secondo il Ministor la riforma Fornero è troppo rigida e va rivista assolutamente; nella stessa riforma infatti ci sono alcune regole troppo vincolanti che causano problemi non indifferenti alle aziende. Certo, non sarà facile mettere nuovamente le mani alle norme sul lavoro, ma se si vuole rimettere in moto un sistema produttivo occorre farlo, e anche con una certa urgenza.
Lo stesso ministro del Lavoro suggerisce che, per poter riequilibrare la situazione tra le generazioni italiane, si potrebbe prendere esempio dalla Francia e applicare anche nel nostro Paese il modello del “Contrat de génération”: un nuovo tipo di contratto di lavoro operativo in Francia dal mese di marzo e fortemente voluto da François Hollande per affrontare l’urgenza della disoccupazione in Francia.
Il governo italiano nel prossimo mese e mezzo si dovrà concentrare assolutamente sui giovani, per cercare di ridurre la disoccupazione di otto punti percentuali, portandola dal 38,4% al 30%. Questo progetto ambizioso però, secondo il ministro del Lavoro, sarà possibile solo grazie alle politiche programmate con l’Europa.
Il governo quindi accelera sul piano del problema disoccupazione giovanile, e tra i tanti passi programmati nell’agenda del governo Letta c’è, come primo obiettivo fondamentale, quello di uscire dalla sorveglianza di Bruxelles per disavanzo eccessivo; riuscire ad avere sempre da Bruxelles i fondi del piano della “Youth Garantee”, piano volto a garantire a tutti i giovani un’opportunità lavorativa; intervenire sulle pensioni, rendendo più flessibile l’età pensionabile, in modo tale che nelle aziende si possano liberare dei posti di lavoro che attualmente sono occupati da persone che vorrebbero andare in pensione ma che non lo possono fare perché ancora non hanno raggiunto la così detta età pensionabile: è quella cosiddetta “staffetta generazionale” che agevola l’uscita del lavoro degli anziani in cambio dell’ingresso dei giovani, e che potrebbe riguardare anche i dipendenti pubblici.
Sul piano di lavoro del governo sono previsti anche tutta una serie di incentivi per le imprese che assumono giovani e il credito d’imposta per sostenere le buste paga dei dipendenti a basso reddito.
Tanti e buoni gli obiettivi che si auspica di raggiungere questo governo, ma non tutti facilmente realizzabili, perché se alcuni di questi interventi sono praticamente a costo zero, molti altri hanno sicuramente bisogno di una copertura economica.
Dalle parole del Premier e del Ministro del Lavoro quindi appare chiaro che le politiche di crescita che il governo italiano intende perseguire dovranno essere politiche di crescita globali, e in particolare fatte con l’Unione Europea, perché Europa, come ha affermato lo stesso Presidente del Consiglio, deve voler dire sviluppo e benessere per tutti. L’Italia quindi è intenzionata a trovare insieme a tutta l’Europa, e soprattutto alla Germania, le soluzioni necessarie affinché il Paese riesca ad uscire da una situazione economica e sociale che per ora sembra essere davvero disastrosa e senza via d’uscita. Con il peggiorare della crisi economica purtroppo la povertà nel nostro Paese si è allargata a macchia d’olio e ad oggi rimediare a questa condizione di difficoltà sociale è sempre più difficile.
Ancora una volta quindi l’Italia è nelle mani dell’Europa. Sta all’Europa infatti trovare le risorse per gli investimenti necessari affinché le economie reali di molti paesi europei, compreso il nostro, ricomincino a funzionare.
di Simona Santullo
Secondo gli ultimi dati Istat, il numero dei disoccupati attualmente in Italia è pari a 2 milioni e 950 mila persone. Di questo immenso mare di persone, il 38,4% è composto da giovani italiani attivi in Italia che sono senza lavoro; una cifra impressionante e che porta indietro il nostro Paese di almeno quindici anni. Il Premier Enrico Letta è consapevole del grave disagio sociale che si è venuto a creare nel nostro Paese, e la lotta alla disoccupazione giovanile rappresenta sicuramente una priorità per l’attuale governo, tanto che, assicura lo stesso Letta, al prossimo Consiglio Europeo la lotta alla disoccupazione sarà un tema di priorità assoluta. In questa sua campagna, Letta è sostenuto anche dal ministro del Lavoro Enrico Giovannini, che da ex presidente dell’Istat ha visto crescere la disoccupazione da 1,8 a 2,8 milioni di italiani, quindi conosce bene il problema e, avendo lasciato la presidenza dell’Istat e rifiutato un posto al Fondo Monetario Internazionale, è sicuramente convinto che le sue idee e il suo lavoro possano contribuire a far ripartire il lavoro in Italia.
Aiutare i giovani e modificare la riforma Fornero sono solo due dei punti su cui Giovannini vuole intervenire per aiutare l’Italia. Secondo il Ministor la riforma Fornero è troppo rigida e va rivista assolutamente; nella stessa riforma infatti ci sono alcune regole troppo vincolanti che causano problemi non indifferenti alle aziende. Certo, non sarà facile mettere nuovamente le mani alle norme sul lavoro, ma se si vuole rimettere in moto un sistema produttivo occorre farlo, e anche con una certa urgenza.
Lo stesso ministro del Lavoro suggerisce che, per poter riequilibrare la situazione tra le generazioni italiane, si potrebbe prendere esempio dalla Francia e applicare anche nel nostro Paese il modello del “Contrat de génération”: un nuovo tipo di contratto di lavoro operativo in Francia dal mese di marzo e fortemente voluto da François Hollande per affrontare l’urgenza della disoccupazione in Francia.
Il governo italiano nel prossimo mese e mezzo si dovrà concentrare assolutamente sui giovani, per cercare di ridurre la disoccupazione di otto punti percentuali, portandola dal 38,4% al 30%. Questo progetto ambizioso però, secondo il ministro del Lavoro, sarà possibile solo grazie alle politiche programmate con l’Europa.
Il governo quindi accelera sul piano del problema disoccupazione giovanile, e tra i tanti passi programmati nell’agenda del governo Letta c’è, come primo obiettivo fondamentale, quello di uscire dalla sorveglianza di Bruxelles per disavanzo eccessivo; riuscire ad avere sempre da Bruxelles i fondi del piano della “Youth Garantee”, piano volto a garantire a tutti i giovani un’opportunità lavorativa; intervenire sulle pensioni, rendendo più flessibile l’età pensionabile, in modo tale che nelle aziende si possano liberare dei posti di lavoro che attualmente sono occupati da persone che vorrebbero andare in pensione ma che non lo possono fare perché ancora non hanno raggiunto la così detta età pensionabile: è quella cosiddetta “staffetta generazionale” che agevola l’uscita del lavoro degli anziani in cambio dell’ingresso dei giovani, e che potrebbe riguardare anche i dipendenti pubblici.
Sul piano di lavoro del governo sono previsti anche tutta una serie di incentivi per le imprese che assumono giovani e il credito d’imposta per sostenere le buste paga dei dipendenti a basso reddito.
Tanti e buoni gli obiettivi che si auspica di raggiungere questo governo, ma non tutti facilmente realizzabili, perché se alcuni di questi interventi sono praticamente a costo zero, molti altri hanno sicuramente bisogno di una copertura economica.
Dalle parole del Premier e del Ministro del Lavoro quindi appare chiaro che le politiche di crescita che il governo italiano intende perseguire dovranno essere politiche di crescita globali, e in particolare fatte con l’Unione Europea, perché Europa, come ha affermato lo stesso Presidente del Consiglio, deve voler dire sviluppo e benessere per tutti. L’Italia quindi è intenzionata a trovare insieme a tutta l’Europa, e soprattutto alla Germania, le soluzioni necessarie affinché il Paese riesca ad uscire da una situazione economica e sociale che per ora sembra essere davvero disastrosa e senza via d’uscita. Con il peggiorare della crisi economica purtroppo la povertà nel nostro Paese si è allargata a macchia d’olio e ad oggi rimediare a questa condizione di difficoltà sociale è sempre più difficile.
Ancora una volta quindi l’Italia è nelle mani dell’Europa. Sta all’Europa infatti trovare le risorse per gli investimenti necessari affinché le economie reali di molti paesi europei, compreso il nostro, ricomincino a funzionare.
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