Il "pericolo anoressia" non è stato ancora sconfitto. La percentuale dei malati aumenta del 3% ogni anno e il dato più pericoloso è che non sono più solo le adolescenti a soffrirne. Isabel Caro è l’esempio di una donna che non ce l’ha fatta
Le cause dell'anoressia non sono chiare, anzi secondo molti non potranno mai esserlo, perché quello che accade nella nostra mente non è mai facile da comprendere a pieno. Quello che invece è chiaro è il ruolo che la società (occidentale molto più che orientale) svolge in questo ambito. Se ne parla spesso, anche troppo: le modelle sono magrissime, gli stilisti eccessivamente severi, le diete troppo ferree. Ma è veramente così? E se lo è, parlarne serve a qualcosa o le parole resteranno sempre e solo tali?
La maggior parte delle ragazze che soffre o ha sofferto di questo disturbo racconta che le motivazioni che possono spingere a cadere nel vortice sono molteplici: prima fra tutte l’insicurezza che, a livello mentale, travolge la stragrande maggioranza dei giovani. C’è chi la supera presto e con facilità, ma chi crede di non potercela fare spesso si rifugia dietro il meccanismo perverso dei disturbi alimentari, prima fra tutti l'anoressia. Essa agisce come un cocktail alcolico, regalando una sicurezza apparente, illusoria: in un primo momento avere il controllo del proprio corpo può sembrare fantastico, ma presto è il corpo a possedere la mente e, nei casi peggiori, ad ucciderla dall’interno.
Non è per nulla un’esagerazione dire che di anoressia si muore. Ce l’ha dimostrato Isabelle Caro, la modella che ha prestato la sua immagine per una campagna contro l’anoressia firmata da Oliviero Toscani. Isabelle è morta il 17 novembre del 2010 a soli 28 anni. Purtroppo lei dal tunnel non ha saputo proprio uscirne, e in un certo senso neanche la madre, che poco dopo la morte della magrissima figlia si è suicidata a causa dei sensi di colpa. Basta guardare una delle tante foto della campagna pubblicitaria per notare che qualcosa non va: un fuscello che un soffio di vento avrebbe spazzato via. Sono le foto di una donna con mani e piedi troppo grandi per un corpo come il suo, dove le ossa sembrano poter uscire fuori dalla pelle da un momento all’altro. Isabelle è morta come tante altre ragazze senza nome e senza volto.
Altre invece si salvano. E’ giusto dire che c’è chi ce la fa, e molte associazioni come ABA lottano da anni per tentare di sconfiggere questa malattia, anche se secondo molti da un male come questo non si guarisce mai completamente. I buoni esempi arrivano come messaggi di speranza: sempre più giornali si occupano delle taglie 46 e sempre più iniziative nel campo della moda coinvolgono ragazze orgogliose di mostrare le loro curve. In ogni caso, la campagna di Toscani è stata accusata duramente di aver strumentalizzato la malattia per un guadagno facile. Altri invece hanno riconosciuto nell’iniziativa un grande coraggio: quello di mostrare senza veli ciò che troppe volte viene nascosto. L’anoressia, così come la bulimia e gli altri disturbi mentali legati all’alimentazione, è una vera e propria malattia mortale e non solamente un capriccioo da ragazzine. Che si tratti di moda, apparenza, frivolezza, poco importa perché i motivi sono sempre più profondi: spesso dietro alle tante Isabelle Caro si celano figli senza amore o quanto meno non ascoltati.
Le cause dell'anoressia non sono chiare, anzi secondo molti non potranno mai esserlo, perché quello che accade nella nostra mente non è mai facile da comprendere a pieno. Quello che invece è chiaro è il ruolo che la società (occidentale molto più che orientale) svolge in questo ambito. Se ne parla spesso, anche troppo: le modelle sono magrissime, gli stilisti eccessivamente severi, le diete troppo ferree. Ma è veramente così? E se lo è, parlarne serve a qualcosa o le parole resteranno sempre e solo tali?
La maggior parte delle ragazze che soffre o ha sofferto di questo disturbo racconta che le motivazioni che possono spingere a cadere nel vortice sono molteplici: prima fra tutte l’insicurezza che, a livello mentale, travolge la stragrande maggioranza dei giovani. C’è chi la supera presto e con facilità, ma chi crede di non potercela fare spesso si rifugia dietro il meccanismo perverso dei disturbi alimentari, prima fra tutti l'anoressia. Essa agisce come un cocktail alcolico, regalando una sicurezza apparente, illusoria: in un primo momento avere il controllo del proprio corpo può sembrare fantastico, ma presto è il corpo a possedere la mente e, nei casi peggiori, ad ucciderla dall’interno.
Non è per nulla un’esagerazione dire che di anoressia si muore. Ce l’ha dimostrato Isabelle Caro, la modella che ha prestato la sua immagine per una campagna contro l’anoressia firmata da Oliviero Toscani. Isabelle è morta il 17 novembre del 2010 a soli 28 anni. Purtroppo lei dal tunnel non ha saputo proprio uscirne, e in un certo senso neanche la madre, che poco dopo la morte della magrissima figlia si è suicidata a causa dei sensi di colpa. Basta guardare una delle tante foto della campagna pubblicitaria per notare che qualcosa non va: un fuscello che un soffio di vento avrebbe spazzato via. Sono le foto di una donna con mani e piedi troppo grandi per un corpo come il suo, dove le ossa sembrano poter uscire fuori dalla pelle da un momento all’altro. Isabelle è morta come tante altre ragazze senza nome e senza volto.
Altre invece si salvano. E’ giusto dire che c’è chi ce la fa, e molte associazioni come ABA lottano da anni per tentare di sconfiggere questa malattia, anche se secondo molti da un male come questo non si guarisce mai completamente. I buoni esempi arrivano come messaggi di speranza: sempre più giornali si occupano delle taglie 46 e sempre più iniziative nel campo della moda coinvolgono ragazze orgogliose di mostrare le loro curve. In ogni caso, la campagna di Toscani è stata accusata duramente di aver strumentalizzato la malattia per un guadagno facile. Altri invece hanno riconosciuto nell’iniziativa un grande coraggio: quello di mostrare senza veli ciò che troppe volte viene nascosto. L’anoressia, così come la bulimia e gli altri disturbi mentali legati all’alimentazione, è una vera e propria malattia mortale e non solamente un capriccioo da ragazzine. Che si tratti di moda, apparenza, frivolezza, poco importa perché i motivi sono sempre più profondi: spesso dietro alle tante Isabelle Caro si celano figli senza amore o quanto meno non ascoltati.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.