giovedì, maggio 09, 2013
“Anche se avessimo mandato le macchine oltre ogni limite, non ce l’avremmo fatta a fermare la corsa di quella nave”. 

Youreporternews - Le parole di Marco Ghiglino proiettano gli ultimi minuti di vita di quanti hanno perso la vita nel gravissimo incidente al porto di Genova, quando la nave mercantile Jolly Nero ha cozzato contro la banchina del Molo Giano, distruggendo la torre piloti. Il comandante Ghiglino, al momento dell’incidente si trovava a bordo del Genua, un rimorchiatore di 30 metri con una potenza di tiro da 60 tonnellate, che martedì sera si agganciò alla prua della grande porta container. Secondo il suo racconto, la Jolly Nero è stato collegato al Genua alle 22.15, un quarto d’ora prima che i motori di quest’ultimo cominciassero a tirare. Alle spalle delle due navi era attaccato un secondo rimorchiatore, lo Spagna, il cui compito era quello di correggere la rotta della Jolly Nero mentre usciva dal canale. Dopo circa un’ora dalla partenza il segnale dallo Spagna della vicinanza con la banchina: il mercantile si trovava a 70 metri di distanza dal molo e bisognava che il Genua continuasse a tirare.

Ma niente da fare, la nave non risponde più ai comandi e gli sforzi delle due macchine possono evitare l’impatto: “Prima si è sbriciolata la palazzina, – spiega Ghiglino – cinque secondi dopo la torre ha cominciato a ondeggiare ed è crollata in una nuvola di fumo. Non potevamo fare nulla. Abbiamo visto il crollo e abbiamo solo potuto telefonare al 115. In due minuti erano già lì”.

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