Secondo molti esperti tra pochi anni gli insetti saranno considerati una pietanza anche in occidente. E' necessario un diverso approccio a questo tipo di cibo, lo dice anche Cracco...
Ogni tanto la visione del “piatto gremito d’insetti” fa capolino su blog, siti di cucina, nei discorsi di tutti i giorni. Anche questa volta si torna a discutere di cucina new age o etnica che dir si voglia, e ognuno ha il suo punto di vista. Presto si terrà un banchetto simbolico offerto dalla Fao, l’organizzazione Onu che lotta contro la fame nel mondo, e pare ormai certo che al prossimo summit internazionale sull’alimentazione i delegati saranno invitati a cibarsi di insetti. Secondo la Fao, appunto, sono 900 le specie di insetti commestibili che possono aiutare la sicurezza alimentare. Gli insetti sono “un cibo economico, ecologico, fonte abbondante di proteine e minerali”, dice Eva Ursula Muller, direttrice del Dipartimento per politiche economiche forestali dell'agenzia Onu, invitando gli abitanti del pianeta ad allevare insetti per cibarsene, anche se “in realtà sono animali disponibili in così grandi quantità che non c’è bisogno neanche di allevarli”.
Basti pensare ai due miliardi di persone nel mondo che già hanno inserito gli insetti nella loro dieta: per necessità o per scelta infatti un terzo della popolazione mondiale vive anche grazie all’apporto proteico e lipidico che offre questo tipo d’alimentazione. Secondo uno studio condotto dalla Fao infatti gli insetti hanno una proporzione di proteine e di grassi più alta di quella del manzo e del pesce. “Gli insetti commestibili delle foreste sono una fonte importante di proteine e, a differenza di quelli delle terre agricole, sono privi di pesticidi”, afferma Paul Vantomme, esperto forestale dell'Organizzazione dell'Onu che si occupa di cibo e agricoltura e della lotta alla fame nel mondo.
“La cultura sull’alimentazione cambia continuamente. È solo una questione di tempo”, sostiene Afton Halloran, consulente esperto Fao per il programma sugli insetti commestibili. Ed è in generale quello che è stato già detto in passato da altri, tra cui il noto chef Carlo Cracco in un'intervista per Wired, il quale sostiene che il primo passo per un cambiamento che porti verso questa direzione culinaria sia innanzitutto la sostituzione del nome che diamo agli insetti: Cracco lascia intuire che è proprio il valore etimologico che hanno acquistato nel corso dei secoli a spaventarci di più.
La cucina è ricerca, la cucina è anche inventiva. Cercare il giusto accostamento di sapori per una larva o per una locusta è il sogno di tanti chef; lo sanno bene a Los Angeles dove spesso si tengono delle gare culinarie a base d’insetti, le “bugs cook-off”, o in Colombia dove si mangiano le formiche, piuttosto che in Nuova Zelanda dove le leccornie sono i bruchi saltati in padella. In fondo cavallette e lombrichi non sono del tutto nuovi per i nostri palati: i nostri antenati, prima di scoprire il fuoco e quindi la carne, non disdegnavano di quest’importante fonte di nutrimento. In sostanza, forse, lo sforzo che l’uomo del ventunesimo secolo deve fare è proprio quello di riscoprire questa antica prelibatezza.
Ogni tanto la visione del “piatto gremito d’insetti” fa capolino su blog, siti di cucina, nei discorsi di tutti i giorni. Anche questa volta si torna a discutere di cucina new age o etnica che dir si voglia, e ognuno ha il suo punto di vista. Presto si terrà un banchetto simbolico offerto dalla Fao, l’organizzazione Onu che lotta contro la fame nel mondo, e pare ormai certo che al prossimo summit internazionale sull’alimentazione i delegati saranno invitati a cibarsi di insetti. Secondo la Fao, appunto, sono 900 le specie di insetti commestibili che possono aiutare la sicurezza alimentare. Gli insetti sono “un cibo economico, ecologico, fonte abbondante di proteine e minerali”, dice Eva Ursula Muller, direttrice del Dipartimento per politiche economiche forestali dell'agenzia Onu, invitando gli abitanti del pianeta ad allevare insetti per cibarsene, anche se “in realtà sono animali disponibili in così grandi quantità che non c’è bisogno neanche di allevarli”.
Basti pensare ai due miliardi di persone nel mondo che già hanno inserito gli insetti nella loro dieta: per necessità o per scelta infatti un terzo della popolazione mondiale vive anche grazie all’apporto proteico e lipidico che offre questo tipo d’alimentazione. Secondo uno studio condotto dalla Fao infatti gli insetti hanno una proporzione di proteine e di grassi più alta di quella del manzo e del pesce. “Gli insetti commestibili delle foreste sono una fonte importante di proteine e, a differenza di quelli delle terre agricole, sono privi di pesticidi”, afferma Paul Vantomme, esperto forestale dell'Organizzazione dell'Onu che si occupa di cibo e agricoltura e della lotta alla fame nel mondo.
“La cultura sull’alimentazione cambia continuamente. È solo una questione di tempo”, sostiene Afton Halloran, consulente esperto Fao per il programma sugli insetti commestibili. Ed è in generale quello che è stato già detto in passato da altri, tra cui il noto chef Carlo Cracco in un'intervista per Wired, il quale sostiene che il primo passo per un cambiamento che porti verso questa direzione culinaria sia innanzitutto la sostituzione del nome che diamo agli insetti: Cracco lascia intuire che è proprio il valore etimologico che hanno acquistato nel corso dei secoli a spaventarci di più.
La cucina è ricerca, la cucina è anche inventiva. Cercare il giusto accostamento di sapori per una larva o per una locusta è il sogno di tanti chef; lo sanno bene a Los Angeles dove spesso si tengono delle gare culinarie a base d’insetti, le “bugs cook-off”, o in Colombia dove si mangiano le formiche, piuttosto che in Nuova Zelanda dove le leccornie sono i bruchi saltati in padella. In fondo cavallette e lombrichi non sono del tutto nuovi per i nostri palati: i nostri antenati, prima di scoprire il fuoco e quindi la carne, non disdegnavano di quest’importante fonte di nutrimento. In sostanza, forse, lo sforzo che l’uomo del ventunesimo secolo deve fare è proprio quello di riscoprire questa antica prelibatezza.
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