lunedì, maggio 20, 2013
“L’aumento dell’Iva non è una decisione del governo Letta, ma un qualcosa che è già stato deciso in precedenza e su cui l’esecutivo sta cercando risorse per scongiurarlo”, dice il ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato.

Youreporternews - “L’aumento dell’Iva è stato deciso dal precedente governo, noi lo troviamo come qualcosa di deciso”, ha ribadito a margine di un convegno a Padova. “Per toglierlo serve una legge: un punto di Iva vale 4 miliardi e si sta vedendo se riusciamo a trovarli da un’altra parte. Ma non è che noi faremo l’aumento dell’Iva, è già stato fatto da un’altra parte”, ha spiegato. Da luglio l’imposta sui consumi passa dal 21 al 22% e già la chiamano “batosta”. Un colpo duro per famiglie e imprese che vedranno da un lato ridurre ulteriormente il proprio potere d’acquisto e dall’altro essere in alcuni casi costrette a chiudere i battenti, se cala ancora la domanda.

Un pericolo da tempo annunciato da Cga di Mestre, l’associazione artigiani e piccole imprese, che prefigura il collasso possibile delle attività, già ridotte all’osso e in difficoltà per effetto della crisi e dell’austerity. Le associazioni dei consumatori già insorgono e parlano di un esborso supplementare per nucleo famigliare, nel corso del 20013, come conseguenza dell’aumento dell’aliquota, che potrebbe aggirarsi intorno ai 700 euro, con Imu e altre tasse. Il valore del denaro sarà sempre più basso. E se caleranno i consumi, a catena rallenterà e cadrà la produzione. Con la chiusura entro il 2013, di 26 mila esercizi commerciali in tutta Italia.

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli ha chiesto al governo Letta di evitare “un’altra calamità sui consumi”. La domanda interna, che fra investimenti e consumi muove l’80% del Pil, ora è ferma e dunque, secondo Sangalli “alzare l’aliquota significa assestarle un colpo letale. Alle aziende in crisi serve un segnale forte è quel segnale non è certo l’aumento dell’Iva”.

Per una particolare coincidenza, spiega Cga di Mestre, i 2,1 miliardi del 2013 sono più o meno la cifra che corrisponde all’acconto Imu, per ora posticipato al 16 settembre dal governo Letta. Per Federconsumatori, secondo cui l’aumento dell’Iva determinerà una ricaduta negativa complessiva di 207 euro annui in più a famiglia con un nucleo di tre persone, includendo nel conteggio anche Tares e Imu si arriva ad un rincaro di 734 euro a famiglia.


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