venerdì, maggio 17, 2013
A capo dell'Uruguay, trattiene solo il 10% dello stipendio e destina il restoai poveri

di Christian Orsini

Mujica è il presidente dell'Uruguay; il 20 maggio 2013 compirà 78 anni e, a ragion veduta, è riconosciuto come il presidente più povero al mondo. Gli unici possedimenti che ha sono: una vecchia Volskwagen che vale poco meno di duemila dollari e una piccola fattoria nei dintorni di Montevideo dove vive con la moglie, la senatrice Lucia Topolansky, e dove, nel tempo libero, si dedica alla floricultura.

Il presidente uruguaiano è diventato famoso anche per aver aperto le porte della residenza ufficiale ai senza tetto, come rifugio dal freddo, per il periodo invernale, dopo che nel 2011 cinque senza tetto erano morti per il freddo. Il capo di stato ha disposto che “in caso di necessita” un'area del palazzo presidenziale Suarez y Reyes, nel quartiere Prado, sia utilizzata per ospitare i senza fissa dimora. Mujica utilizza inoltre solo 800 euro del suo compenso da presidente (il 10% dello stipendio appunto), devolvendo il resto a movimenti ed organizzazioni che aiutano gli indigenti.

José non è solo “famoso” per la sua rinuncia ai benefit che gli spettano: l'ammirazione che riceve da tutto il mondo è anche dovuta al suo passato di guerrigliero ai tempi della dittatura, per il quale ha scontato 14 anni di carcere, e alle prove che ha affrontato nel corso della sua vita e che l'hanno reso l'uomo saggio che è oggi. In un discorso tenuto a giugno 2012 al G20 in Brasile ha condiviso coi presenti la sua visione di un mondo in crescita, di un mondo che l'uomo si è creato e del quale ha perduto le redini.

“E' l'uomo che governa il mercato o il mercato che governa l'uomo?” si domanda Mujica durante il suo discorso, e poi aggiunge: “Perché non veniamo sul pianeta per svilupparci in termini generali, veniamo alla vita cercando di essere felici, perché la vita è corta e ci va via. E nessun bene vale quanto la vita, questo è elementare. Però, se la vita mi sfugge mentre io lavoro e lavoro per consumare un “plus”, se faccio del consumo il motore della mia esistenza, vivo in funzione di ciò che acquisto, e ciò che acquisto dura poco, perché c'è bisogno di vendere tanto […] dobbiamo governare il mercato, non esserne governati. Per questo dico che il problema è di carattere politico, perché, dicevano gli antichi pensatori: Povero non è chi ha poco, ma chi necessita infinitamente tanto. Questo è un problema di carattere culturale!”. Conclude affermando che lo sviluppo a cui l'uomo ambisce deve avere come proposito quello di raggiungere la felicità umana, e nient'altro.


È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

GRANDE UOMO!

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