Cento anni fa con la realizzazione del modello T, l'auto soprannominata 'Lizzie' dagli americani, Henry Ford introdusse nella sua fabbrica automobilistica di Detroit la catena di montaggio o 'linea di assemblaggio', un'innovativa forma di produzione industriale.
Almanacco della Scienza - CNR - L'ispirazione, come racconterà lo stesso Ford, gli venne dall'osservazione del processo lavorativo per la preparazione delle carni nei macelli di Chicago. La produttività venne incrementata e i costi si abbatterono per rendere il prodotto accessibile al pubblico. "La catena di montaggio per la produzione della Ford T si basa su alcuni elementi fondamentali: alta divisone tecnica del lavoro, con la parcellizzazione delle mansioni propria del taylorismo; intercambiabilità delle parti tra i vari modelli resa possibile dalla alta standardizzazione; introduzione del ciclo continuo, che permette l'utilizzazione del macchinario con enorme risparmio", spiega Enrico Pugliese dell'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Irpps) del Cnr di Roma. "La parcellizzazione delle mansioni, in particolare, rese possibile il ricorso a un tipo di mano d'opera diversa da quella fino ad allora utilizzata nell'industria dell'automobile: non più operai qualificati e con esperienza professionale, ma lavoratori comuni".
Con la catena di montaggio l'assemblamento della vettura veniva completato in circa due ore anziché in 20 e il prezzo diminuì da 850 a 260 dollari e, grazie alla produzione in un solo colore, secondo la celebre espressione di Ford: "Fornire automobili di qualsiasi colore, purché nero".
"Il lavoro alla catena, nonostante fosse fisicamente stancante per gli operai, impegnati in operazioni ripetitive con ritmi ossessivi e alienanti, implicò significative contropartite per i lavoratori, a cominciare dagli elevati salari", conclude il ricercatore dell'Irpps-Cnr. "Sul tema Antonio Gramsci nei suoi scritti su 'Americanismo e fordismo' polemizzò con la borghesia italiana, incapace di realizzare innovazioni tecniche e sociali analoghe. Questo sistema di produzione entrò in crisi alla fine del secolo scorso, superato da nuovi materiali e tecniche di organizzazione".
Marina Landolfi
Fonte: Enrico Pugliese, Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali, Roma, email e.pugliese@cnr.it
Almanacco della Scienza - CNR - L'ispirazione, come racconterà lo stesso Ford, gli venne dall'osservazione del processo lavorativo per la preparazione delle carni nei macelli di Chicago. La produttività venne incrementata e i costi si abbatterono per rendere il prodotto accessibile al pubblico. "La catena di montaggio per la produzione della Ford T si basa su alcuni elementi fondamentali: alta divisone tecnica del lavoro, con la parcellizzazione delle mansioni propria del taylorismo; intercambiabilità delle parti tra i vari modelli resa possibile dalla alta standardizzazione; introduzione del ciclo continuo, che permette l'utilizzazione del macchinario con enorme risparmio", spiega Enrico Pugliese dell'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Irpps) del Cnr di Roma. "La parcellizzazione delle mansioni, in particolare, rese possibile il ricorso a un tipo di mano d'opera diversa da quella fino ad allora utilizzata nell'industria dell'automobile: non più operai qualificati e con esperienza professionale, ma lavoratori comuni".
Con la catena di montaggio l'assemblamento della vettura veniva completato in circa due ore anziché in 20 e il prezzo diminuì da 850 a 260 dollari e, grazie alla produzione in un solo colore, secondo la celebre espressione di Ford: "Fornire automobili di qualsiasi colore, purché nero".
"Il lavoro alla catena, nonostante fosse fisicamente stancante per gli operai, impegnati in operazioni ripetitive con ritmi ossessivi e alienanti, implicò significative contropartite per i lavoratori, a cominciare dagli elevati salari", conclude il ricercatore dell'Irpps-Cnr. "Sul tema Antonio Gramsci nei suoi scritti su 'Americanismo e fordismo' polemizzò con la borghesia italiana, incapace di realizzare innovazioni tecniche e sociali analoghe. Questo sistema di produzione entrò in crisi alla fine del secolo scorso, superato da nuovi materiali e tecniche di organizzazione".
Marina Landolfi
Fonte: Enrico Pugliese, Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali, Roma, email e.pugliese@cnr.it
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