Aya Homsi è una giovane attivista italo-siriana che da tempo appoggia i ribelli nella guerra civile in Siria. Ci racconta cosa sta accadendo e qual è il suo punto di vista riguardo al conflitto
di Ilaria Sulla
D - Aya, ti aspettavi che le rivolte iniziate due anni fa sfociassero in un conflitto armato che non trova fine o credevi che sarebbe bastato poco tempo per raggiungere l’obbiettivo della democrazia?
R - Per quanto riguarda la rivolta siriana, ci si aspettava sin dall’inizio che l’attuale presidente non avrebbe lasciato il potere facilmente, ma forse ci si aspettavano più aiuti e sostegno da parte della comunità internazionale; inoltre l’uso di armi chimiche, e non, da parte del regime non erano attesi.
D - Qual è la posizione degli altri paesi nei confronti della guerra civile? Avete trovato appoggio concreto nella vostra battaglia?
R - Il conflitto siriano ha richiamato le alleanze e gli interessi dei paesi vicini, ma senza mai una presa di posizione concreta. Chi sostiene il regime come Iran, Russia, Cina, Libano lo fa concretamente con spedizioni di armi, petrolio, ecc., mentre chi sostiene l’opposizione siriana, dall’Occidente al Qatar, non lo fa concretamente. Questo fa sì che le due fazioni non siano mai alla pari: ove ci sono i missili si risponde a suon di armi leggere.
D - Molti manifestanti sono stati rinchiusi nelle carceri governative: qual è la loro condizione di vita?
R - Le carceri siriane contengono più prigionieri politici che delinquenti. Questo accade da più di 40 anni, e di chi vi entra non si ha notizia: la maggior parte non ne esce più.
D - Le vittime più colpite dalla guerra sono sicuramente i bambini, che hanno urgente bisogno di cibo, cure e soprattutto di poter “tornare in possesso” della loro età. Quale ruolo svolgono in questa guerra e, soprattutto, con che atteggiamento la vivono?
R - I bambini e le donne sono le prime vittime di questo conflitto sin dall’inizio della rivolta. Ricordiamoci che la repressione siriana è iniziata in una scuola di Daraa dove sono stati rinchiusi e malmenati dei bambini con l’unica colpa di aver scritto sui muri della scuola “Il popolo vuole la caduta del regime”.
D - Tu utilizzi molto il web (tramite blog, gruppi Facebook e interviste) per far conoscere la guerra siriana e per ribellarti al regime. Quanto è utile Internet come strumento di informazione e quanto è facile cadere nella dis-informazione?
R - Il web è la nuova informazione, ma sullo stesso web ci sono milioni di persone e non tutte sono in grado di dare informazioni corrette. Per fortuna esistono giornalisti professionisti che vanno all’interno del Paese rischiando la vita per portare testimonianze sicure.
D - Da metà aprile, l’inviato de “La Stampa” Domenico Quirico è scomparso mentre si trovava in Siria. Ad oggi non ne abbiamo alcuna notizia. Secondo te, chi avrebbe avuto motivo di rapire il giornalista?
R - I giornalisti non sono voluti dal regime all’interno del Paese, quindi entrano illegalmente e questo aumenta il rischio. Domenico Quirico era all’interno del Paese assieme a Pierre Piccinin, che fu già arrestato dal regime un anno fa. Di Domenico e Pierre è più di un mese che non si hanno notizie, e questo ci preoccupa molto.
D - Nel gruppo da te fondato su Facebook “Vogliamo la Siria libera” (che ad oggi conta più di 7mila membri) si parla di un contributo libero per aiutarvi ad allestire un ospedale per il soccorso dei feriti siriani. Come possiamo aiutarvi?
R - I siriani oggi han bisogno di qualsiasi cosa: dai vestiti per bambini alle medicine fino a contributi per progetti studiati da associazioni di siriani che si recano mensilmente all’interno del Paese. A seconda delle possibilità tutti possiamo fare qualcosa, e contattandoci nel gruppo o tramite le associazioni proveremo sempre a dare i contatti a le metodiche a tutti! Per quanto riguarda il progetto specifico, si tratta dell'allestimento di un ospedale per il soccorso dei feriti e dei malati in Siria, con 17 letti da ospedale, apparecchiature medicali diagnostiche e coordinati odontoiatrici. Potete donare con versamenti sul conto dell’associazione o potete farci avere il vostro contributo ovunque voi siate in Italia a:
Associazione Insieme per la Siria Libera
Banca: Unicredit
filiale: Carrara (MS)
Iban: IT86C0200824502000102398282
Swift: UNCRITM1F92
di Ilaria Sulla
D - Aya, ti aspettavi che le rivolte iniziate due anni fa sfociassero in un conflitto armato che non trova fine o credevi che sarebbe bastato poco tempo per raggiungere l’obbiettivo della democrazia?
R - Per quanto riguarda la rivolta siriana, ci si aspettava sin dall’inizio che l’attuale presidente non avrebbe lasciato il potere facilmente, ma forse ci si aspettavano più aiuti e sostegno da parte della comunità internazionale; inoltre l’uso di armi chimiche, e non, da parte del regime non erano attesi.
D - Qual è la posizione degli altri paesi nei confronti della guerra civile? Avete trovato appoggio concreto nella vostra battaglia?
R - Il conflitto siriano ha richiamato le alleanze e gli interessi dei paesi vicini, ma senza mai una presa di posizione concreta. Chi sostiene il regime come Iran, Russia, Cina, Libano lo fa concretamente con spedizioni di armi, petrolio, ecc., mentre chi sostiene l’opposizione siriana, dall’Occidente al Qatar, non lo fa concretamente. Questo fa sì che le due fazioni non siano mai alla pari: ove ci sono i missili si risponde a suon di armi leggere.
D - Molti manifestanti sono stati rinchiusi nelle carceri governative: qual è la loro condizione di vita?
R - Le carceri siriane contengono più prigionieri politici che delinquenti. Questo accade da più di 40 anni, e di chi vi entra non si ha notizia: la maggior parte non ne esce più.
D - Le vittime più colpite dalla guerra sono sicuramente i bambini, che hanno urgente bisogno di cibo, cure e soprattutto di poter “tornare in possesso” della loro età. Quale ruolo svolgono in questa guerra e, soprattutto, con che atteggiamento la vivono?
R - I bambini e le donne sono le prime vittime di questo conflitto sin dall’inizio della rivolta. Ricordiamoci che la repressione siriana è iniziata in una scuola di Daraa dove sono stati rinchiusi e malmenati dei bambini con l’unica colpa di aver scritto sui muri della scuola “Il popolo vuole la caduta del regime”.
D - Tu utilizzi molto il web (tramite blog, gruppi Facebook e interviste) per far conoscere la guerra siriana e per ribellarti al regime. Quanto è utile Internet come strumento di informazione e quanto è facile cadere nella dis-informazione?
R - Il web è la nuova informazione, ma sullo stesso web ci sono milioni di persone e non tutte sono in grado di dare informazioni corrette. Per fortuna esistono giornalisti professionisti che vanno all’interno del Paese rischiando la vita per portare testimonianze sicure.
D - Da metà aprile, l’inviato de “La Stampa” Domenico Quirico è scomparso mentre si trovava in Siria. Ad oggi non ne abbiamo alcuna notizia. Secondo te, chi avrebbe avuto motivo di rapire il giornalista?
R - I giornalisti non sono voluti dal regime all’interno del Paese, quindi entrano illegalmente e questo aumenta il rischio. Domenico Quirico era all’interno del Paese assieme a Pierre Piccinin, che fu già arrestato dal regime un anno fa. Di Domenico e Pierre è più di un mese che non si hanno notizie, e questo ci preoccupa molto.
D - Nel gruppo da te fondato su Facebook “Vogliamo la Siria libera” (che ad oggi conta più di 7mila membri) si parla di un contributo libero per aiutarvi ad allestire un ospedale per il soccorso dei feriti siriani. Come possiamo aiutarvi?
R - I siriani oggi han bisogno di qualsiasi cosa: dai vestiti per bambini alle medicine fino a contributi per progetti studiati da associazioni di siriani che si recano mensilmente all’interno del Paese. A seconda delle possibilità tutti possiamo fare qualcosa, e contattandoci nel gruppo o tramite le associazioni proveremo sempre a dare i contatti a le metodiche a tutti! Per quanto riguarda il progetto specifico, si tratta dell'allestimento di un ospedale per il soccorso dei feriti e dei malati in Siria, con 17 letti da ospedale, apparecchiature medicali diagnostiche e coordinati odontoiatrici. Potete donare con versamenti sul conto dell’associazione o potete farci avere il vostro contributo ovunque voi siate in Italia a:
Associazione Insieme per la Siria Libera
Banca: Unicredit
filiale: Carrara (MS)
Iban: IT86C0200824502000102398282
Swift: UNCRITM1F92
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Sono presenti 7 commenti
La rivolta siriana si basa escluivamente sul sostegno delle petromonarchie del Golfo e della Nato.
Tolto quelli, il nulla.
La rivolta siriana e basata sulla dignita e sulla forza morale del popolo siriano ed il sacrificio della sua migliore gioventu .
La rivolta siriana e basata sulla dignita e sulla forza morale del popolo siriano ed il sacrificio della sua migliore gioventu .
grazie aya homsi e hai fatto un grande piacere per noi siriani
ma quante bugie vengono raccontate in questa intervista...finora le armi chimiche le hanno usate i ribelli e il qatar con l'arabia saudita fornisce i ribelli di armi..invece di aiutare la povera gente!!!vergognatevi di fare solo disinformazione!!!!!!!
E' ormai acclarato (anche se con colpevole ritardo) da tutti i media nazionali che questa rivolta è eterodiretta dall'estero ed è diventata settaria e jadista, ma l'intervistata non sembra accorgersene. Ma se si fanno le interviste agli attivisti, è logico che viene fuori la verità degli attivisti.I Vescovi cristiani dicono un'altra verità e due hanno pagato il solo parlare: è l'anticipo di ciò che preparano i paladini della democrazia sponsorizzata dalle monarchie assolutiste di Qatar ed Arabia Saudita.
Alberto
io penso che il web ormai è pieno di informazioni ed è difficile capire quale sia la verità. Io leggo continuamente commenti di gente che sembra sappia per filo e per segno cosa stia succedendo in quei posti, senza però esserci mai stata e prendendo qua e la spunto da siti internet per supportare la propria tesi.
La verità è che nessuno di noi sa cosa sta avvenendo realmente in Siria (io compreso). Tutto quello che diciamo sono solo opinioni sulla base di notizie prese da internet.
Ciao
Stefano
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