Sono l'anima della famiglia e il motore della casa. Seguono con amore e cura la crescita dei figli, il futuro della nostra società. Le mamme svolgono un ruolo i-n-e-s-t-i-m-a-b-i-l-e. L'importanza del loro impegno nel racconto di Hana Pinkerovna, autrice de Cosa sussurra Dio alle mamme
Città Nuova - Una sera mi telefona un’amica. È responsabile dell’organizzazione e della programmazione di un club di mamme e mi invita a tenere un discorso su “Come sopravvivere a un congedo di maternità’”. […] Come ho fatto a sopravvivere al congedo di maternità? Cosa potrei dire a quelle mamme? Per prima cosa, che non si tratta di sopravvivenza, perchè per me sono stati anni molto piacevoli, goduti fino in fondo. Ecco, direi che è importante vivere quel periodo gustandolo, senza considerarlo una tappa provvisoria, un male passeggero da mettersi alle spalle il prima possibile. Troppo spesso lo si considera un periodo transitorio, da dimenticare, mentre e una parte della nostra vita, significativa come ogni altra, solo che passa troppo velocemente. Inizia con la gravidanza: nove mesi, a pensarci bene un periodo abbastanza lungo. […] La gravidanza apre la strada a un periodo nel quale dovremo riconsiderare le nostre abitudini, un periodo che ci sembrerà non finire mai.
Ho sonno, ma il bambino ha bisogno… Vorrei leggere, ma il bambino… Vorrei fare shopping o prendere un caffè con un’amica, ma… non posso.
Però ho da fare qualcosa di più importante: devo prendermi cura di un nuovo essere umano, sulla sua vita eserciterò un’influenza fondamentale. Mentre lo vivi, quel periodo, non vedi cosi chiaramente le situazioni, nello scorrere veloce del tempo non riesci a cogliere tutte le sfumature delle circostanze che stai vivendo.
[…] All’improvviso ti trovi gravata da una serie di mansioni diverse: sei una governante senza padrone, una cuoca, una cameriera, una lavandaia; devi fare la spesa e comprare di tutto; sei una decoratrice, una giardiniera e una sarta. E in più, naturalmente, sei una balia, un’infermiera, un’educatrice, un’insegnante, un’allenatrice, un’attrice, un’istruttrice di nuoto, un’artista, e magari anche una caposquadra.
A tutto ciò si aggiunge il compito di far quadrare il budget familiare e sistemare l’archivio dei documenti di famiglia.
Siamo insomma vere e proprie “manager” e dobbiamo dirigere la nostra “azienda”. La maternità è diventata la nostra principale occupazione, un lavoro impegnativo, da specialiste. E noi lo siamo. Non importa quello che eravamo: ora siamo mamme full time.
Quando si cambia un pannolino, si cucinano pappe, si spinge una carrozzina, si cambia un neonato che ha appena vomitato, non sembra, ma, senza tante chiacchiere, senza voler apparire, si costruiscono le basi per la futura generazione. Mettiamo le basi della vita dell’uomo futuro, lo aiutiamo a trovare il suo posto nella vita e col nostro amore e le nostre cure cementiamo le fondamenta della sua personalità.
Quell’essere umano sarà influenzato dal nostro esempio, e niente potrà evitarlo: agirà su di lui il modo in cui abbiamo fatto certe cose, ricorderà il profumo dei dolci che gli abbiamo preparato, il sapore dei nostri cibi condizionerà il suo gusto, perfino il suo matrimonio probabilmente lo costruirà a partire dal rapporto che abbiamo avuto con i nostri mariti.
Può darsi che sia proprio questo il compito più importante al quale il buon Dio ci ha chiamato. Perfino il lavoro svolto in una classe, in un ufficio, in un laboratorio, in uno studio non possono essere paragonati per importanza a quello di una madre in congedo di maternità. Varrebbe la pena di essere al mondo anche solo per quei pochi mesi. Devo proprio dirlo a quelle mamme, perche non si lascino ingannare e facciano del loro meglio: e qui che si giocano la partita più importante della loro vita!
Non si tratta di come sopravvivere tre o quattro anni in casa con un bambino piccolo, ma del fatto che è un periodo decisivo per la storia della nostra famiglia e che il nostro lavoro è insostituibile, i-n-es-t-i-m-a-b-i-l-e.
Hana Pinkerovna, Cosa sussurra Dio alle mamme (Città Nuova, 2013).
Città Nuova - Una sera mi telefona un’amica. È responsabile dell’organizzazione e della programmazione di un club di mamme e mi invita a tenere un discorso su “Come sopravvivere a un congedo di maternità’”. […] Come ho fatto a sopravvivere al congedo di maternità? Cosa potrei dire a quelle mamme? Per prima cosa, che non si tratta di sopravvivenza, perchè per me sono stati anni molto piacevoli, goduti fino in fondo. Ecco, direi che è importante vivere quel periodo gustandolo, senza considerarlo una tappa provvisoria, un male passeggero da mettersi alle spalle il prima possibile. Troppo spesso lo si considera un periodo transitorio, da dimenticare, mentre e una parte della nostra vita, significativa come ogni altra, solo che passa troppo velocemente. Inizia con la gravidanza: nove mesi, a pensarci bene un periodo abbastanza lungo. […] La gravidanza apre la strada a un periodo nel quale dovremo riconsiderare le nostre abitudini, un periodo che ci sembrerà non finire mai.
Ho sonno, ma il bambino ha bisogno… Vorrei leggere, ma il bambino… Vorrei fare shopping o prendere un caffè con un’amica, ma… non posso.
Però ho da fare qualcosa di più importante: devo prendermi cura di un nuovo essere umano, sulla sua vita eserciterò un’influenza fondamentale. Mentre lo vivi, quel periodo, non vedi cosi chiaramente le situazioni, nello scorrere veloce del tempo non riesci a cogliere tutte le sfumature delle circostanze che stai vivendo.
[…] All’improvviso ti trovi gravata da una serie di mansioni diverse: sei una governante senza padrone, una cuoca, una cameriera, una lavandaia; devi fare la spesa e comprare di tutto; sei una decoratrice, una giardiniera e una sarta. E in più, naturalmente, sei una balia, un’infermiera, un’educatrice, un’insegnante, un’allenatrice, un’attrice, un’istruttrice di nuoto, un’artista, e magari anche una caposquadra.
A tutto ciò si aggiunge il compito di far quadrare il budget familiare e sistemare l’archivio dei documenti di famiglia.
Siamo insomma vere e proprie “manager” e dobbiamo dirigere la nostra “azienda”. La maternità è diventata la nostra principale occupazione, un lavoro impegnativo, da specialiste. E noi lo siamo. Non importa quello che eravamo: ora siamo mamme full time.
Quando si cambia un pannolino, si cucinano pappe, si spinge una carrozzina, si cambia un neonato che ha appena vomitato, non sembra, ma, senza tante chiacchiere, senza voler apparire, si costruiscono le basi per la futura generazione. Mettiamo le basi della vita dell’uomo futuro, lo aiutiamo a trovare il suo posto nella vita e col nostro amore e le nostre cure cementiamo le fondamenta della sua personalità.
Quell’essere umano sarà influenzato dal nostro esempio, e niente potrà evitarlo: agirà su di lui il modo in cui abbiamo fatto certe cose, ricorderà il profumo dei dolci che gli abbiamo preparato, il sapore dei nostri cibi condizionerà il suo gusto, perfino il suo matrimonio probabilmente lo costruirà a partire dal rapporto che abbiamo avuto con i nostri mariti.
Può darsi che sia proprio questo il compito più importante al quale il buon Dio ci ha chiamato. Perfino il lavoro svolto in una classe, in un ufficio, in un laboratorio, in uno studio non possono essere paragonati per importanza a quello di una madre in congedo di maternità. Varrebbe la pena di essere al mondo anche solo per quei pochi mesi. Devo proprio dirlo a quelle mamme, perche non si lascino ingannare e facciano del loro meglio: e qui che si giocano la partita più importante della loro vita!
Non si tratta di come sopravvivere tre o quattro anni in casa con un bambino piccolo, ma del fatto che è un periodo decisivo per la storia della nostra famiglia e che il nostro lavoro è insostituibile, i-n-es-t-i-m-a-b-i-l-e.
Hana Pinkerovna, Cosa sussurra Dio alle mamme (Città Nuova, 2013).
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