Una ricetta contro l’emarginazione giovanile e contro la crisi.
Radio Vaticana - E’ quello che si propone l’iniziativa “La pizzeria dell’impossibile” scuola per pizzaioli, rivolta ai minori a rischio di Napoli. Di cosa si tratti, lo spiega l’ideatore del progetto, Antonio Franco, presidente dell’Associazione "Scugnizzi", al microfono di Maria Cristina Montagnaro: ascolta
R. – “La pizzeria dell’impossibile” trova casa nel progetto “Finché c’è pizza, c’è speranza”, nato nel 2010, che ha istituito una vera e propria scuola per pizzaioli all’interno dell’Istituto penale per minorenni di Nisida, nel centro di Napoli. Sulla scia di “Finchè c’è pizza, c’è speranza”, abbiamo chiesto in comodato d’uso al Comune una struttura e questa struttura è stata allestita interamente dal gruppo "Fratelli La Bufala", dove è nata una vera e propria scuola per pizzaioli.
D. – Quanti ragazzi sono coinvolti in questo progetto?
R. – Noi teniamo corsi a 15 ragazzi dai 16 ai 21 anni. Abbiamo fatto un protocollo d’intesa con il Tribunale dei minori: dieci ragazzi provengono dall’area penale e cinque vengono dalle zone a rischio di Napoli. Abbiamo aperto “la pizzeria dell’impossibile” negli stessi locali dove, tre volte alla settimana – il lunedì, il martedì e il giovedì – i ragazzi, dalle 10 alle 12, vanno a scuola e dalle 12 alle 14 accolgono i diseredati e i meno fortunati, servendo loro una pizza napoletana, una bibita e un dolce, tutto senza pagare niente.
D. – Quello della pizza è un settore in crescita. Seimila posti sarebbero pronti, ma si fatica a trovare lavoratori formati. La vostra iniziativa potrebbe aiutare i ragazzi ad inserirsi concretamente nel mondo del lavoro?
R. – Sì, noi a fine maggio diamo un attestato ai ragazzi che hanno partecipato a questo corso. Ne avremo già pronti 15 a fine maggio e siamo propensi a metterli in campo. Ai ragazzi diamo la possibilità di imparare un mestiere, che ti può far girare anche il mondo. I pizzaioli napoletani, come lei ben sa, sono richiesti in tutto il mondo.
D. – Con l’acuirsi della crisi economica, com’è cambiato il vostro lavoro?
R. – Tengo a precisare che l’Associazione "Scugnizzi" non opera solo nel settore della pizzeria. Operiamo, infatti, nell’associazionismo da 10 anni e i nostri progetti sono rivolti esclusivamente ai minori a rischio. Facciamo sì che i ragazzi, che hanno litigato da un bel po’ di tempo con la vita, facciano pace con essa.
R. – “La pizzeria dell’impossibile” trova casa nel progetto “Finché c’è pizza, c’è speranza”, nato nel 2010, che ha istituito una vera e propria scuola per pizzaioli all’interno dell’Istituto penale per minorenni di Nisida, nel centro di Napoli. Sulla scia di “Finchè c’è pizza, c’è speranza”, abbiamo chiesto in comodato d’uso al Comune una struttura e questa struttura è stata allestita interamente dal gruppo "Fratelli La Bufala", dove è nata una vera e propria scuola per pizzaioli.
D. – Quanti ragazzi sono coinvolti in questo progetto?
R. – Noi teniamo corsi a 15 ragazzi dai 16 ai 21 anni. Abbiamo fatto un protocollo d’intesa con il Tribunale dei minori: dieci ragazzi provengono dall’area penale e cinque vengono dalle zone a rischio di Napoli. Abbiamo aperto “la pizzeria dell’impossibile” negli stessi locali dove, tre volte alla settimana – il lunedì, il martedì e il giovedì – i ragazzi, dalle 10 alle 12, vanno a scuola e dalle 12 alle 14 accolgono i diseredati e i meno fortunati, servendo loro una pizza napoletana, una bibita e un dolce, tutto senza pagare niente.
D. – Quello della pizza è un settore in crescita. Seimila posti sarebbero pronti, ma si fatica a trovare lavoratori formati. La vostra iniziativa potrebbe aiutare i ragazzi ad inserirsi concretamente nel mondo del lavoro?
R. – Sì, noi a fine maggio diamo un attestato ai ragazzi che hanno partecipato a questo corso. Ne avremo già pronti 15 a fine maggio e siamo propensi a metterli in campo. Ai ragazzi diamo la possibilità di imparare un mestiere, che ti può far girare anche il mondo. I pizzaioli napoletani, come lei ben sa, sono richiesti in tutto il mondo.
D. – Con l’acuirsi della crisi economica, com’è cambiato il vostro lavoro?
R. – Tengo a precisare che l’Associazione "Scugnizzi" non opera solo nel settore della pizzeria. Operiamo, infatti, nell’associazionismo da 10 anni e i nostri progetti sono rivolti esclusivamente ai minori a rischio. Facciamo sì che i ragazzi, che hanno litigato da un bel po’ di tempo con la vita, facciano pace con essa.
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