In Nigeria è partita l’offensiva dell’esercito contro la setta fondamentalista di Boko Haram nelle regioni del nord-est. Boko Haram ha firmato ultimamente una serie di sanguinosi attentati, molti dei quali contro la comunità cristiana locale. L’arcivescovo di Jos, mons. Kaigama, più favorevole all’apertura di un dialogo, ha espresso perplessità sull’efficacia di questa operazione. Il servizio di Giulio Albanese: ascolta
Radio Vaticana - L'esercito nigeriano è dunque passato all’attacco con l’intento dichiarato di scovare i famigerati terroristi islamici Boko Haram. I problemi comunque sul tappeto sono tanti, a partire dal fatto che si tratta di una guerra contro cellule eversive che è difficile snidare, in un contesto dove le complicità sul terreno sono tante. A partire proprio dalle amministrazioni locali, alcune delle quali sono antagoniste rispetto al governo centrale di Abuja. E come se non bastasse, anche all’interno dell’esercito nigeriano vi sono forti componenti che non condividono il pugno di ferro contro i terroristi che agiscono ormai da anni, con l’obiettivo di destabilizzare il gigante nigeriano. Va poi ricordato che la contrapposizione tra Nord e Sud ha anche una forte valenza sociale e la mancanza di riforme, da parte dell’esecutivo di Abuja, ha fatto sì che i terroristi riscuotessero simpatie tra i ceti meno abbienti che rappresentano la maggioranza soprattutto nelle aree più depresse del Paese. Sta di fatto che l’affermazione dello Stato di diritto non può prescindere da iniziative politiche che l’attuale leadership non sembra essere in grado di sostenere per divisioni interne ai palazzi del potere.
Massimiliano Menichetti ha raccolto la raggiunto telefonicamente in Nigeria una suora missionaria alla quale per ragioni di sicurezza garantiamo l’anonimato: ascolta
Radio Vaticana - L'esercito nigeriano è dunque passato all’attacco con l’intento dichiarato di scovare i famigerati terroristi islamici Boko Haram. I problemi comunque sul tappeto sono tanti, a partire dal fatto che si tratta di una guerra contro cellule eversive che è difficile snidare, in un contesto dove le complicità sul terreno sono tante. A partire proprio dalle amministrazioni locali, alcune delle quali sono antagoniste rispetto al governo centrale di Abuja. E come se non bastasse, anche all’interno dell’esercito nigeriano vi sono forti componenti che non condividono il pugno di ferro contro i terroristi che agiscono ormai da anni, con l’obiettivo di destabilizzare il gigante nigeriano. Va poi ricordato che la contrapposizione tra Nord e Sud ha anche una forte valenza sociale e la mancanza di riforme, da parte dell’esecutivo di Abuja, ha fatto sì che i terroristi riscuotessero simpatie tra i ceti meno abbienti che rappresentano la maggioranza soprattutto nelle aree più depresse del Paese. Sta di fatto che l’affermazione dello Stato di diritto non può prescindere da iniziative politiche che l’attuale leadership non sembra essere in grado di sostenere per divisioni interne ai palazzi del potere.
Massimiliano Menichetti ha raccolto la raggiunto telefonicamente in Nigeria una suora missionaria alla quale per ragioni di sicurezza garantiamo l’anonimato: ascolta
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