22 persone sono state indagate nell’operazione “El Dorado” con l’accusa di essere in contatto con la ‘ndrangheta del paesino calabrese di Condofuri.
Liberainformazione - Sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, detenzione illegale di armi, riciclaggio, impiego di denaro e beni di provenienza illecita. Il provvedimento è stato firmato dal gip Silvana Grasso su richiesta del procuratore aggiunto Nicola Gratteri e del sostituto Antonio De Bernardo. L’inchiesta – come racconta il “Corriere della Calabria” è stata condotta dai carabinieri del Comando provinciale, è nata nel settembre 2009 nei territori di Condofuri. Sotto la lente dei militari dell’Arma c’è la famiglia Nucera e le sue attività economico-commerciali. Lucio Musolino, cronista di punta del giornale, scrive i dettagli emersi dall’operazione “Eldorado” e sottolinea i dati più importanti emersi durante la conferenza stampa di questa mattina a Reggio Calabria. La locale di ’ndrangheta coinvolta sarebbe quella operante a Gallicianò a Condofuri Marina e Condofuri San Carlo.
La ‘ndrangheta e i trasporti. Alberto Corso - scrive Musolino - socio in affari dei fratelli Nucera e loro referente nella provincia di Viterbo, è indicato da Domenico Foti e Antonio Nucera come “contrasto onorato”, ovvero ha un ruolo nell’organizzazione. Fondamentali nell’operazione le intercettazioni telefoniche e ambientali, ancora una volta determinanti per gli investigatori che hanno ricostruito i rapporti gerarchici dentro l’organizzazione e i fiancheggiatori. Un sistema di riciclaggio del denaro sporco, infatti secondo gli inquirenti, sarebbe stato messo in piedi fra Calabria e Lazio attraverso alcune ditte che in particolare operavano nel settore dei trasporti (ma anche movimento terra e scavi). I soldi che facevano questo percorso fra Calabria e Lazio sarebbero poi tornati sui conti correnti dei familiari dei Nucera. Le imprese sequestrate nel corso dell’operazione sono la T.C.I. Trasporti Centro Italia srl, con sede a Terni; la Vitercalabra autotrasporti srl, la Nucera trasporti srl, la Ortofrutticola Cimina srl, la Ortfruit internationale srl la Cimina immobiliare srl, tutte con sede nel viterbese. L’Umbria, dunque, ancora una volta sfiorata da indagini che riguardano il riciclaggio di denaro.
Il procuratore Nicola Gratteri. «La struttura del locale di Gallicianò e il ruolo di ogni affiliato – ha detto durante la conferenza stampa il procuratore Gratteri. Abbiamo documentato un riciclaggio di denaro che viene ripulito attraverso due imprese che si trovano in Provincia di Viterbo. Gli arrestati riciclavano anche i soldi di Rocco Musolino. Abbiamo eseguito, inoltre, sequestri di denaro (circa un milione di euro) che proveniva dalla Svizzera e veniva trasportato all’interno di bidoni». «Questi signori – ha ribadito il comandante dei carabinieri Lorenzo Falferi – sono arrivati a Viterbo con un camion scassato e nel giro di 5 mesi ne hanno comprati 10 nuovi di zecca».
Liberainformazione - Sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, detenzione illegale di armi, riciclaggio, impiego di denaro e beni di provenienza illecita. Il provvedimento è stato firmato dal gip Silvana Grasso su richiesta del procuratore aggiunto Nicola Gratteri e del sostituto Antonio De Bernardo. L’inchiesta – come racconta il “Corriere della Calabria” è stata condotta dai carabinieri del Comando provinciale, è nata nel settembre 2009 nei territori di Condofuri. Sotto la lente dei militari dell’Arma c’è la famiglia Nucera e le sue attività economico-commerciali. Lucio Musolino, cronista di punta del giornale, scrive i dettagli emersi dall’operazione “Eldorado” e sottolinea i dati più importanti emersi durante la conferenza stampa di questa mattina a Reggio Calabria. La locale di ’ndrangheta coinvolta sarebbe quella operante a Gallicianò a Condofuri Marina e Condofuri San Carlo.
La ‘ndrangheta e i trasporti. Alberto Corso - scrive Musolino - socio in affari dei fratelli Nucera e loro referente nella provincia di Viterbo, è indicato da Domenico Foti e Antonio Nucera come “contrasto onorato”, ovvero ha un ruolo nell’organizzazione. Fondamentali nell’operazione le intercettazioni telefoniche e ambientali, ancora una volta determinanti per gli investigatori che hanno ricostruito i rapporti gerarchici dentro l’organizzazione e i fiancheggiatori. Un sistema di riciclaggio del denaro sporco, infatti secondo gli inquirenti, sarebbe stato messo in piedi fra Calabria e Lazio attraverso alcune ditte che in particolare operavano nel settore dei trasporti (ma anche movimento terra e scavi). I soldi che facevano questo percorso fra Calabria e Lazio sarebbero poi tornati sui conti correnti dei familiari dei Nucera. Le imprese sequestrate nel corso dell’operazione sono la T.C.I. Trasporti Centro Italia srl, con sede a Terni; la Vitercalabra autotrasporti srl, la Nucera trasporti srl, la Ortofrutticola Cimina srl, la Ortfruit internationale srl la Cimina immobiliare srl, tutte con sede nel viterbese. L’Umbria, dunque, ancora una volta sfiorata da indagini che riguardano il riciclaggio di denaro.
Il procuratore Nicola Gratteri. «La struttura del locale di Gallicianò e il ruolo di ogni affiliato – ha detto durante la conferenza stampa il procuratore Gratteri. Abbiamo documentato un riciclaggio di denaro che viene ripulito attraverso due imprese che si trovano in Provincia di Viterbo. Gli arrestati riciclavano anche i soldi di Rocco Musolino. Abbiamo eseguito, inoltre, sequestri di denaro (circa un milione di euro) che proveniva dalla Svizzera e veniva trasportato all’interno di bidoni». «Questi signori – ha ribadito il comandante dei carabinieri Lorenzo Falferi – sono arrivati a Viterbo con un camion scassato e nel giro di 5 mesi ne hanno comprati 10 nuovi di zecca».
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