domenica, maggio 12, 2013
Nel solo 2010 la malattia ha colpito 219 milioni di persone e provocato 660mila decessi  

GreenReport - Le zanzare infettate con batteri Wolbachia potrebbero essere utilizzate per fermare la propagazione della malaria. Secondo una ricerca pubblicata su Science da ricercatori della Michigan State University (Msu), della Johns Hopkins University e dell'università cinese Sun Yat-Sen, i batteri Wolbachia, che si trovano nel 70% degli insetti, sono anche in grado di passare dal genitore ai figli e quindi potrebbero un vaccino che può proteggere le zanzare dal parassita che provoca la malaria. In natura il batterio Wolbachia non infetta le zanzare che trasmettono la malaria, ma uccide gli embrioni di sesso maschile in alcune farfalle e coccinelle, ma in altre situazioni può produrre maschi che possono riprodursi solo con le femmine infette e permette anche ad alcune vespe femmine di riprodursi senza accoppiarsi. I ricercatori sino-americani si sono quindi concentrati sulle zanzare Anophèles stephensi, il principale vettore della malaria nel medio Oriente e nell'Asia meridionale ed hanno scoperto che prima di inserire il batterio negli embrioni delle zanzare è essenziale identificare le specie di Wolbachia (wAlbB) adatte.

Zhiyong Xi, un microbiologo ed esperto di genetica molecolare della Msu, spiega che «Il nostro studio dimostra che in futuro sarà possibile che ogni popolazione di zanzara perda la capacità di trasmettere la malaria agli esseri umani. La strategia contro la malaria basata sui Wolbachia è studiata da decenni. Il nostro lavoro è il rimo a dimostrare che Wolbachia può essere installato in maniera stabile in un vettore chiave della malaria, l'Anophèles stephensi, il che apre la strada all'utilizzo del Wolbachia per il controllo della malaria. Si tratta di un mezzo poco costoso contro la malaria, una malattia che nel 2010 ha colpito 219 milioni di persone ed ha causato circa 660.000 decessi».

Quindi utilizzando le stesse zanzare, trasmettitori di malattie mortali efficienti, si può trasformale con i batteri nel vettore della cura di malattie come la malaria e la dengue. La chiave per la ricerca è stata l'identificazione della specie Wolbachia wAlbB, che è stata iniettata negli embrioni di zanzare. Tra le migliaia di embrioni un altro ricercatore, Guowu Bian, ha fatto crescere una femmina portatrice di Wolbachia che ha dato vita ad una progenie che ha mantenuto l'infezione da Wolbachia wAlbB con una frequenza del 100% lungo 34 generazioni. «Il numero potrebbe aumentare di molto, in quanto questa è semplicemente l'ultima generazione che i ricercatori hanno allevato finora», sottolinea Xi. - Abbiamo sviluppato una linea di zanzare portatrici di una infezione stabile di Wolbachia. Le abbiamo poi disseminate in popolazioni non infette e abbiamo ripetutamente prodotto una popolazione di zanzare prevalentemente infette da Wolbachia».

Una volta che il batterio Wolbachia ha infettato una popolazione di zanzare, è del tutto possibile che non dovrà essere riapplicato, rendendo questa tecnica più economica di altri metodi, come i pesticidi o il vaccino umano. Questo aggiunge valore speciale ala fattibilità di questa strategia di controllo, considerando la maggior parte delle aree endemiche della malaria sono poverissie.

Sulla base a questi risultati il team di ricerca sino-statunitense di Xi sta utilizzando Wolbachia per fermare un'altra terribile malattia, la febbre dengue utilizzando zanzare Aedes albopictus e Aedes aegypti infettate con batteri.

La ricerca ha sollevato un grande interesse testimoniato dal calibro dei suoi finanziatori: National Institutes of Health, Discovery Research program della Grand Challenges in Global Health Initiative della Bill & Melinda Gates Foundation. Le ricerche di Xi sono sostenute anche da AgBioResearch della Msu.

Commentando lo studio su Bbc Nature, David Conway, della London School of Hygiene & Tropical Medicine, ha detto: «E' interessante ed è il primo rapporto su Wolbachia che si replicano chiaramente, ma una serie di cose che fanno a pugni. Le femmine infette producono meno uova delle femmine non infette, il che significava che l'infezione farebbe fatica a diffondersi nel mondo reale. Inoltre riguarda una sola specie, l' Anopheles stephensi, che porta la malaria in Medio Oriente e in Asia meridionale. L'Anopheles gambiae , in Africa, è un problema più grande». Ma Xi risponde: «Abbiamo prodotto un solo ceppo. Se punteremo sull'Anopheles gambiae dovremmo solo applicare di nuovo la stessa tecnica. Se si potesse dimostrare che funziona, allora i Wolbachia sarebbero uno strumento che può integrare gli strumenti attualmente disponibili, come le zanzariere e i farmaci».


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