sabato, maggio 11, 2013
Guglielmo Epifani potrebbe essere il segretario-traghettatore del Pd: sul suo nome c’è infatti un’ampia convergenza tra le varie componenti e questo sabato l'Assemblea nazionale del partito potrebbe ufficializzarlo. Intanto è ancora l’IMU a dominare il dibattito politico, mentre Beppe Grillo definisce un “golpe” il nuovo governo e chiede che la questione dello “Ius Soli”, ovvero la cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia, sia sottoposta a referendum.

Radio Vaticana - Si dovrà attendere metà della prossima settimana per il varo del decreto legge che sospende l’Imu di giugno sulla prima casa e rifinanzia la cassa integrazione in deroga. Il Pdl insiste anche sulla restituzione della tassa pagata nel 2012, ma i comuni chiedono di essere convocati dal governo e avvertono: senza una compensazione salteranno i bilanci. Un percorso in salita dunque per l’esecutivo che per i primi 100 giorni di attività punta ad obbiettivi raggiungibili e condivisi. Non ci sarà nessuno scontro ideologico tra austerità e crescita – assicura il premier Letta al presidente dell'Europarlamento Schulz in visita a Roma, e a lui spiega: “Condividiamo la necessità di avere i conti a posto, ma l’Europa dia risposte sulla disoccupazione giovanile, perché senza lavoro non c’è speranza”. Letta risponde poi a Grillo: “inaccettabile” definire il governo un golpe: “noi tagliamo gli stipendi ai ministri, il leader 5 stelle fatica a imporre tagli sulla diaria”. Per questo sabato si profila un’altra giornata calda per la politica: il Pdl sarà a Brescia per la manifestazione a sostegno di Berlusconi e contro i cosiddetti “pm politicizzati”, mentre a Roma si svolgerà l’Assemblea Nazionale del Pd chiamato a designare un segretario che sappia traghettare la fase più travagliata della storia del partito.

Si svolge dunque a Roma l'Assemblea nazionale del Partito Democratico. Tra i nodi che dovrà affrontare anche la segreteria in vista del congresso. Sul momento che il partito sta vivendo, Alessandro Guarasci ha sentito lo storico e politilogo Agostino Giovagnoli:
R. - La crisi della sua identità è stato un elemento ricorrente. Oggi, questo problema sta arrivando a toccare proprio l’esistenza stessa del partito, questa è un po’ la scelta che si trova davanti. Quindi, una serie di nodi che sono stati rimandati negli anni si ripresentano tutti insieme e purtroppo si ripresentano in una situazione di confusione; mentre sarebbe necessaria, ovviamente, la possibilità di una questione approfondita che ripercorresse anche un po’ tutta la storia degli ultimi vent’anni.

D. - Ma il nodo secondo lei è solo la leadership, o più in generale la capacità di governare un partito con diverse anime?
R. - Questo partito è strutturato fortemente intorno ad una leadership e ha una continuità dalla fine della prima repubblica fino ad oggi; o se vogliamo più leadership che si sono incontrate e saldate tra di loro, provenienti da diverse tradizioni. Tuttavia, una leadership non fa un partito e questo è forse il paradosso del Pd: questa leadership ha portato con se tutta una serie di rapporti, legami con parti diverse della società italiana ma non ha mai fuso in un progetto comune queste diverse componenti, che appunto facevano capo ai diversi leader. Dunque, oggi questa leadership, per motivi biografici, tende al declino, o di fronte a spinte di rinnovamento, radicali che emergono nella società in cui viviamo. È chiaro che venendo meno la forza di questa leadership viene meno il collante che ha tenuto insieme il partito fino ad ora.

D. - Secondo lei, ha ancora un senso la presenza dei cattolici democratici in questo partito, oppure è comunque un partito che andrà verso sempre più un’identità socialdemocratica?
R. - Oggi in realtà la stessa cultura socialdemocratica, o qualcosa di simile è in crisi, non solo la componente cattolica. Oggi, in realtà, il problema del Pd è la forte tentazione della cultura che chiamiamo sbrigativamente “grillina”, cioè una “non cultura politica”. Il Pd si è sfasciato sul problema dell’elezione del presidente della Repubblica, perché i suoi parlamentari non hanno mostrato di avere una tipica cultura del partito, dell’unità del partito, una cultura politica tradizionale. Ha prevalso una sensibilità legata ai “social network”, o comunque un tipo di relazioni che sono di generi diversi rispetto a quelle di un partito tradizionale. Quindi, oggi l’identità del Pd è a forte rischio perché siamo oltre sia alla tradizione socialdemocratica, sia alla tradizione cattolico democratica.


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