I ribelli siriani avrebbero fatto uso di gas sarin nel conflitto in corso nel paese: lo ha reso noto l’ex procuratore del Tribunale penale internazionale e membro della Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sulle violazioni di diritti umani in Siria, Carla Del Ponte.
Misna - In un’intervista alla Radio svizzera italiana, Del Ponte ha affermato che in base alle testimonianze raccolte negli ospedali, tra i medici e gli infermieri “i ribelli hanno utilizzato armi chimiche, facendo uso anche di gas sarin”. Del Ponte non ha escluso la possibilità che anche le truppe governative abbiano fatto ricorso all’uso di armi chimiche, precisando che “saranno necessarie altre investigazioni sul campo”. Le dichiarazioni dell’esperta Onu giungono in una fase di altissima tensione del conflitto, segnato nel fine settimana da due raid dell’aviazione israeliana in territorio siriano.
Secondo le informazioni in circolazione, ieri i caccia israeliani avrebbero centrato il centro di ricerche a Jamraya, teatro di un attacco già nello scorso gennaio. Danni sarebbero stati riportati anche nelle basi della Quarta Divisione e della Guardia presidenziale, i reparti scelti del regime di Bashar al Assad sul monte Qasioun, sede del sistema difensivo siriano.
Un’incursione che arriva a circa 48 ore da quella che, tra giovedì e venerdì, avrebbe preso di mira un altro stock di missili. E che la Siria ha bollato, per bocca del vice ministro degli Esteri Faisal al Medad, come “una dichiarazione di guerra”.
Come prima reazione, i raid di Tel Aviv hanno avuto quella di ricompattare le posizioni di paesi della regione molto distanti negli ultimi mesi: alle denunce iraniane ha fatto eco l’Egitto, che parla di “aggressione israeliana”, e della Lega Araba, che denuncia la “grave violazione della sovranità” nazionale della Siria. (vedi anche notizia delle 8:57).
Misna - In un’intervista alla Radio svizzera italiana, Del Ponte ha affermato che in base alle testimonianze raccolte negli ospedali, tra i medici e gli infermieri “i ribelli hanno utilizzato armi chimiche, facendo uso anche di gas sarin”. Del Ponte non ha escluso la possibilità che anche le truppe governative abbiano fatto ricorso all’uso di armi chimiche, precisando che “saranno necessarie altre investigazioni sul campo”. Le dichiarazioni dell’esperta Onu giungono in una fase di altissima tensione del conflitto, segnato nel fine settimana da due raid dell’aviazione israeliana in territorio siriano.
Secondo le informazioni in circolazione, ieri i caccia israeliani avrebbero centrato il centro di ricerche a Jamraya, teatro di un attacco già nello scorso gennaio. Danni sarebbero stati riportati anche nelle basi della Quarta Divisione e della Guardia presidenziale, i reparti scelti del regime di Bashar al Assad sul monte Qasioun, sede del sistema difensivo siriano.
Un’incursione che arriva a circa 48 ore da quella che, tra giovedì e venerdì, avrebbe preso di mira un altro stock di missili. E che la Siria ha bollato, per bocca del vice ministro degli Esteri Faisal al Medad, come “una dichiarazione di guerra”.
Come prima reazione, i raid di Tel Aviv hanno avuto quella di ricompattare le posizioni di paesi della regione molto distanti negli ultimi mesi: alle denunce iraniane ha fatto eco l’Egitto, che parla di “aggressione israeliana”, e della Lega Araba, che denuncia la “grave violazione della sovranità” nazionale della Siria. (vedi anche notizia delle 8:57).
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