Giuseppe Pesce aveva una condanna a 16 anni di reclusione. Dopo tre anni di latitanza si è consegnato alle forze dell’ordine accompagnato dai suoi avvocati.
Rosarno (Reggio Calabria) – Si è conclusa oggi la latitanza di Giuseppe Pesce – 33 anni – l’ormai ex-boss della ‘ndrangheta. Era reggente della cosca di Rosarno, una delle più note e pericolose dell’organizzazione criminale calabrese. A quanto si dice Pesce sarebbe andato dai suoi avvocati Gregorio Cacciola e Benito Infantino intenzionato a porre fine alla sua fuga che durava da ormai tre anni. "Basta, sono stanco di scappare, meglio finirla qui" questo ha detto Giuseppe Pesce ai suoi difensori, chiedendo loro di accompagnarlo dai carabinieri che lo hanno subito portato nel carcere di massima sicurezza di Palmi. Il 3 maggio scorso si era concluso a Palmi il processo contro la cosca Pesce con la condanna di 42 imputati a pene da 28 anni a sei mesi di reclusione. Proprio in quel processo, portato avanti dalla pm Alessandra Cerreti che dei Pesce conosce storia e organigrammi, Giuseppe Pesce è stato condannato a 16 anni di reclusione per associazione mafiosa. Il dibattimento più importante in cui è imputato l’arreso Giuseppe è però quello tuttora in corso, sempre a Palmi, in cui è accusato formalmente di essere il reggente a tutti gli effetti della cosca. Ruolo che gli è stato assegnato dal fratello Francesco, di 35 anni, con un 'pizzino' trovato in carcere, essendo l'unico maschio della famiglia ancora libero. Giuseppe Pesce è cugino della pentita Giuseppina Pesce, che con le sue rivelazioni ha consentito alla Dda di Reggio Calabria di smantellare la storica cosca di Rosarno con una lunga serie di arresti e retate.
E’ caduta in sostanza anche questa grande forza della criminalità organizzata. La decisione del boss di porre fine alla sua latitanza è stata anche spinta dalla condizione di isolamento nella quale si è pian piano ritrovato. Il 5 maggio scorso i carabinieri hanno arrestato Ilenia Bellocco, di 24 anni, la moglie, accusata di aiutare il marito a tenere i contatti con gli altri affiliati alla cosca. Come se non bastasse, il 16 aprile, è stato arrestato anche il luogotenente di Giuseppe Pesce, Domenico Sibio, di 35 anni, che allacciava stretti contatti col capoclan, permettendone la latitanza.
Rosarno (Reggio Calabria) – Si è conclusa oggi la latitanza di Giuseppe Pesce – 33 anni – l’ormai ex-boss della ‘ndrangheta. Era reggente della cosca di Rosarno, una delle più note e pericolose dell’organizzazione criminale calabrese. A quanto si dice Pesce sarebbe andato dai suoi avvocati Gregorio Cacciola e Benito Infantino intenzionato a porre fine alla sua fuga che durava da ormai tre anni. "Basta, sono stanco di scappare, meglio finirla qui" questo ha detto Giuseppe Pesce ai suoi difensori, chiedendo loro di accompagnarlo dai carabinieri che lo hanno subito portato nel carcere di massima sicurezza di Palmi. Il 3 maggio scorso si era concluso a Palmi il processo contro la cosca Pesce con la condanna di 42 imputati a pene da 28 anni a sei mesi di reclusione. Proprio in quel processo, portato avanti dalla pm Alessandra Cerreti che dei Pesce conosce storia e organigrammi, Giuseppe Pesce è stato condannato a 16 anni di reclusione per associazione mafiosa. Il dibattimento più importante in cui è imputato l’arreso Giuseppe è però quello tuttora in corso, sempre a Palmi, in cui è accusato formalmente di essere il reggente a tutti gli effetti della cosca. Ruolo che gli è stato assegnato dal fratello Francesco, di 35 anni, con un 'pizzino' trovato in carcere, essendo l'unico maschio della famiglia ancora libero. Giuseppe Pesce è cugino della pentita Giuseppina Pesce, che con le sue rivelazioni ha consentito alla Dda di Reggio Calabria di smantellare la storica cosca di Rosarno con una lunga serie di arresti e retate.
E’ caduta in sostanza anche questa grande forza della criminalità organizzata. La decisione del boss di porre fine alla sua latitanza è stata anche spinta dalla condizione di isolamento nella quale si è pian piano ritrovato. Il 5 maggio scorso i carabinieri hanno arrestato Ilenia Bellocco, di 24 anni, la moglie, accusata di aiutare il marito a tenere i contatti con gli altri affiliati alla cosca. Come se non bastasse, il 16 aprile, è stato arrestato anche il luogotenente di Giuseppe Pesce, Domenico Sibio, di 35 anni, che allacciava stretti contatti col capoclan, permettendone la latitanza.
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