Il dipartimento dell’istruzione punta il dito contro i talebani e minaccia di punire le ragazze che fingono di essere state avvelenate. Intanto la ‘psicosi’ dell’intossicazione allontana le studentesse dalle scuole.
Asianews -- Il ministro dell'istruzione afghano, Ghulam Farooq Wardak, ha minacciato di punire tutte le studentesse che dichiarano di essere state avvelenate, nel caso in cui le analisi non provino l'intossicazione. Lo scorso due maggio, circa 200 ragazze sono state ricoverate a Kabul per aver manifestato possibili sintomi di avvelenamento. Nessun caso è stato certificato e molte studentesse sono state dimesse dopo poche ore. "Punirò l'alunna, l'insegnante, il capo del corpo docenti e il direttore della scuola", ha dichiarato il ministro attraverso il portavoce del dipartimento .
Nel corso dell'ultimo anno, episodi simili si sono verificati in più parti del Paese. Matthieu Aikins, dell'International Herald Tribune, vive a Kabul ed ha indagato su questi casi nel giugno scorso. Il giornalista, citando un rapporto della World Health Organisation, riporta che nessun sintomo ha mai avuto riscontro nelle analisi e che l'ipotesi del 'disordine psicologico', avanzata anche dallo psichiatra Noor Moshaiq, potrebbe considerarsi più che plausibile. Con ciò non s'intende che le studentesse inscenino i malori, ma che il susseguirsi di tali segnalazioni, unito a un atteggiamento del governo che nega il problema alimentando la tensione, contribuiscano ad incrementare il panico nelle famiglie diminuendo il livello di partecipazione scolastica da parte delle ragazze.
Le indagini seguite alle molte denunce aprono però alla controversia sull'interpretazione. L'anno scorso, nella città di Takhar, alcuni agenti dell'intelligence afghana hanno arrestato due studentesse minorenni facendo loro confessare di aver avvelenato le proprie compagne sotto minaccia dei talebani. Il video, girato dagli stessi agenti per documentare l'interrogatorio, ha sollevato numerose polemiche tra le famiglie e i dottori locali.
Il Dr. Sayed Abed, attivo nell'ospedale di Taloquan, ha infatti dichiarato che "non esiste alcuna prova concreta di avvelenamento", e che "nella maggior parte dei casi è bastato un calmante per far sparire i sintomi". Un suo collega, il Dr. Hafizullah Safi, sembra ammettere invece l'evidenza delle prove fornite dall'intelligence.
Nel 2001 i talebani vietarono alle ragazze l'accesso all'istruzione. Per questo motivo e per il loro risaputo rifiuto del progresso, il governo di Kabul li accusa di utilizzare l'avvelenamento per scoraggiare le studentesse dall'andare a scuola. Gli alunni di sesso maschile non sono mai stati vittime di episodi di tale natura, ma, allo stesso tempo, nessun caso d'intossicazione è stato certificato dalle analisi di laboratorio. Il ministro Wardak parla di 'influenza psicologica'.
Asianews -- Il ministro dell'istruzione afghano, Ghulam Farooq Wardak, ha minacciato di punire tutte le studentesse che dichiarano di essere state avvelenate, nel caso in cui le analisi non provino l'intossicazione. Lo scorso due maggio, circa 200 ragazze sono state ricoverate a Kabul per aver manifestato possibili sintomi di avvelenamento. Nessun caso è stato certificato e molte studentesse sono state dimesse dopo poche ore. "Punirò l'alunna, l'insegnante, il capo del corpo docenti e il direttore della scuola", ha dichiarato il ministro attraverso il portavoce del dipartimento .
Nel corso dell'ultimo anno, episodi simili si sono verificati in più parti del Paese. Matthieu Aikins, dell'International Herald Tribune, vive a Kabul ed ha indagato su questi casi nel giugno scorso. Il giornalista, citando un rapporto della World Health Organisation, riporta che nessun sintomo ha mai avuto riscontro nelle analisi e che l'ipotesi del 'disordine psicologico', avanzata anche dallo psichiatra Noor Moshaiq, potrebbe considerarsi più che plausibile. Con ciò non s'intende che le studentesse inscenino i malori, ma che il susseguirsi di tali segnalazioni, unito a un atteggiamento del governo che nega il problema alimentando la tensione, contribuiscano ad incrementare il panico nelle famiglie diminuendo il livello di partecipazione scolastica da parte delle ragazze.
Le indagini seguite alle molte denunce aprono però alla controversia sull'interpretazione. L'anno scorso, nella città di Takhar, alcuni agenti dell'intelligence afghana hanno arrestato due studentesse minorenni facendo loro confessare di aver avvelenato le proprie compagne sotto minaccia dei talebani. Il video, girato dagli stessi agenti per documentare l'interrogatorio, ha sollevato numerose polemiche tra le famiglie e i dottori locali.
Il Dr. Sayed Abed, attivo nell'ospedale di Taloquan, ha infatti dichiarato che "non esiste alcuna prova concreta di avvelenamento", e che "nella maggior parte dei casi è bastato un calmante per far sparire i sintomi". Un suo collega, il Dr. Hafizullah Safi, sembra ammettere invece l'evidenza delle prove fornite dall'intelligence.
Nel 2001 i talebani vietarono alle ragazze l'accesso all'istruzione. Per questo motivo e per il loro risaputo rifiuto del progresso, il governo di Kabul li accusa di utilizzare l'avvelenamento per scoraggiare le studentesse dall'andare a scuola. Gli alunni di sesso maschile non sono mai stati vittime di episodi di tale natura, ma, allo stesso tempo, nessun caso d'intossicazione è stato certificato dalle analisi di laboratorio. Il ministro Wardak parla di 'influenza psicologica'.
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