Intervenuto per la prima volta dopo il tentativo di destabilizzazione denunciato dalle autorità lo scorso 1° maggio, il presidente Idriss Deby Itno ha dichiarato che l’episodio è stato “una grave cospirazione piuttosto che un tentato colpo di stato”.
Ciad (Misna) - In una riunione tenuta nella sede della presidenza a N’Djamena, Deby ha sostenuto che l’episodio della scorsa settimana “non ha implicato l’esercito né l’utilizzo di armi ma un gruppuscolo di presunti autori e complici di cui alcuni sono già stati arrestati e consegnati alla giustizia”. Di fronte a esponenti di maggioranza e dell’opposizione convocati alla presidenza insieme con membri della società civile, il capo dello Stato ha puntato il dito contro “l’ex ribellione del defunto colonnello Djibril Dassert” e contro “ciadiani della diaspora residenti in Francia che pensavano di destabilizzare il paese da fuori”. Al potere dal 1990 con un colpo di stato, poi vincitore di diverse elezioni, Deby si è difeso da critiche ed accuse in merito agli arresti di militari ed esponenti politici presumibilmente coinvolti nei fatti. “Ci sono voci che dicono che gli arresti vengono effettuati ai danni dell’opposizione e che sono parte di una caccia alle streghe. Nessuno deve credersi sopra la legge e sarà la giustizia a pronunciarsi” ha sostenuto il presidente ciadiano, denunciando un tentativo di “offuscare l’immagine del paese in un periodo di stabilità e successi militari in Mali e in Centrafrica”.
Intanto a N’Djamena altri due deputati sono stati arrestati: si tratta di Gali Gata Ngité, membro del Coordinamento dei partiti per la difesa della costituzione (Cpdc, opposizione), e del generale Routouang Yoma Golom, ex ministro ed esponente del Movimento per la salvezza patriottica (Mps), il partito di Deby. Nei prossimi giorni la polizia giudiziaria interrogherà anche il capofila di opposizione Saleh Kebzabo e Ngarléjy Yorongar, leader del partito ‘Far’, uno dei più ferrei oppositori al presidente. Il quotidiano Journal du Tchad ha invece riferito dell’arresto di un altro giornalista dopo il segretario generale dell’Unione dei giornalisti ciadiani, Eric Topona. Con l’accusa di “incitamento all’odio” è finito in manette anche Moussa Avenir Dela Tchiré, direttore del giornale Abba Garde, che in un anno di pubblicazione ha spesso denunciato corruzione, appropriazione indebita di beni pubblici, ingiustizie e cattiva gestione dello Stato.
Difensori dei diritti umani ed esponenti della società civile temono che i fatti del 1° maggio – conclusi con un bilancio di almeno tre vittime – possano essere utilizzati dalle autorità come pretesto per procedere ad arresti arbitrari e per rafforzare il dispositivo di sicurezza a scapito del rispetto dei diritti umani.
Ciad (Misna) - In una riunione tenuta nella sede della presidenza a N’Djamena, Deby ha sostenuto che l’episodio della scorsa settimana “non ha implicato l’esercito né l’utilizzo di armi ma un gruppuscolo di presunti autori e complici di cui alcuni sono già stati arrestati e consegnati alla giustizia”. Di fronte a esponenti di maggioranza e dell’opposizione convocati alla presidenza insieme con membri della società civile, il capo dello Stato ha puntato il dito contro “l’ex ribellione del defunto colonnello Djibril Dassert” e contro “ciadiani della diaspora residenti in Francia che pensavano di destabilizzare il paese da fuori”. Al potere dal 1990 con un colpo di stato, poi vincitore di diverse elezioni, Deby si è difeso da critiche ed accuse in merito agli arresti di militari ed esponenti politici presumibilmente coinvolti nei fatti. “Ci sono voci che dicono che gli arresti vengono effettuati ai danni dell’opposizione e che sono parte di una caccia alle streghe. Nessuno deve credersi sopra la legge e sarà la giustizia a pronunciarsi” ha sostenuto il presidente ciadiano, denunciando un tentativo di “offuscare l’immagine del paese in un periodo di stabilità e successi militari in Mali e in Centrafrica”.
Intanto a N’Djamena altri due deputati sono stati arrestati: si tratta di Gali Gata Ngité, membro del Coordinamento dei partiti per la difesa della costituzione (Cpdc, opposizione), e del generale Routouang Yoma Golom, ex ministro ed esponente del Movimento per la salvezza patriottica (Mps), il partito di Deby. Nei prossimi giorni la polizia giudiziaria interrogherà anche il capofila di opposizione Saleh Kebzabo e Ngarléjy Yorongar, leader del partito ‘Far’, uno dei più ferrei oppositori al presidente. Il quotidiano Journal du Tchad ha invece riferito dell’arresto di un altro giornalista dopo il segretario generale dell’Unione dei giornalisti ciadiani, Eric Topona. Con l’accusa di “incitamento all’odio” è finito in manette anche Moussa Avenir Dela Tchiré, direttore del giornale Abba Garde, che in un anno di pubblicazione ha spesso denunciato corruzione, appropriazione indebita di beni pubblici, ingiustizie e cattiva gestione dello Stato.
Difensori dei diritti umani ed esponenti della società civile temono che i fatti del 1° maggio – conclusi con un bilancio di almeno tre vittime – possano essere utilizzati dalle autorità come pretesto per procedere ad arresti arbitrari e per rafforzare il dispositivo di sicurezza a scapito del rispetto dei diritti umani.
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