Ci sono anche i nomi del presidente Uhuru Kenyatta e del suo vice, William Ruto nel rapporto sugli abusi dei diritti umani che la commissione Verità e riconciliazione ha consegnato oggi alle autorità di Nairobi.
Misna - Lo riferisce la stampa locale precisando che il volume, diviso in 23 capitoli, riporta episodi di violenze, sfollamenti forzati, abusi di potere, aggressioni con fini politici e altri crimini commessi ai danni dei cittadini keniani in quasi mezzo secolo di storia. Le indagini della commissione, infatti, analizzano i reati commessi nel paese dal dicembre 1963, data dell’indipendenza, al febbraio 2008. Particolare attenzione è stata accordata alla ricostruzione delle violenze post-elettorali che tra il dicembre 2007 e il febbraio 2008hanno causato almeno 1300 vittime e 300.000 sfollati in varie regioni del Kenya. Pur non contemplando raccomandazioni, i relatori del dossier invitano le autorità a “proseguire le indagini” sulle personalità di alto profilo il cui coinvolgimento nelle vicende sopra citate “deve essere approfondito”. Nel 2007, Kenyatta e Ruto, vincitori delle elezioni del marzo scorso, militavano in opposti schieramenti politici: entrambi sono sospettati di aver alimentato le tensioni alla base delle violenze del 2008. Presidente e vicepresidente sono sotto inchiesta alla Corte penale internazionale (Cpi) per crimini contro l’umanità. Entrambi si proclamano innocenti e rigettano ogni accusa.
Tra gli altri nomi citati nel voluminoso testo di inchieste, quelli di Najib Bagalla, nuovo ministro delle Miniere e Bethuel Kiplagat, segretario agli Esteri durante la presidenza di Daniel arap Moi (1978 – 2002). Kiplagat, secondo le indagini, sarebbe implicato nella strage di Wagalla, nel 1984, quando aoltre 5000 cittadini di origine somala furono massacrati nel nord-est del paese durante una campagna di disarmo. All’epoca dei fatti le autorità riconobbero solo 53 vittime. Il rapporto sostiene inoltre l’avvio di una trattativa con le autorità britanniche perché compensino le vittime delle ingiustizie e degli abusi commessi dall’Inghilterra durante il periodo coloniale. Londra, affermano i relatori, dovrebbe presentare pubbliche scuse per le torture e gli abusi commessi ai danni delle minoranze etniche e in particolare durante la repressione della rivolta anti-coloniale dei Mau Mau.
Misna - Lo riferisce la stampa locale precisando che il volume, diviso in 23 capitoli, riporta episodi di violenze, sfollamenti forzati, abusi di potere, aggressioni con fini politici e altri crimini commessi ai danni dei cittadini keniani in quasi mezzo secolo di storia. Le indagini della commissione, infatti, analizzano i reati commessi nel paese dal dicembre 1963, data dell’indipendenza, al febbraio 2008. Particolare attenzione è stata accordata alla ricostruzione delle violenze post-elettorali che tra il dicembre 2007 e il febbraio 2008hanno causato almeno 1300 vittime e 300.000 sfollati in varie regioni del Kenya. Pur non contemplando raccomandazioni, i relatori del dossier invitano le autorità a “proseguire le indagini” sulle personalità di alto profilo il cui coinvolgimento nelle vicende sopra citate “deve essere approfondito”. Nel 2007, Kenyatta e Ruto, vincitori delle elezioni del marzo scorso, militavano in opposti schieramenti politici: entrambi sono sospettati di aver alimentato le tensioni alla base delle violenze del 2008. Presidente e vicepresidente sono sotto inchiesta alla Corte penale internazionale (Cpi) per crimini contro l’umanità. Entrambi si proclamano innocenti e rigettano ogni accusa.
Tra gli altri nomi citati nel voluminoso testo di inchieste, quelli di Najib Bagalla, nuovo ministro delle Miniere e Bethuel Kiplagat, segretario agli Esteri durante la presidenza di Daniel arap Moi (1978 – 2002). Kiplagat, secondo le indagini, sarebbe implicato nella strage di Wagalla, nel 1984, quando aoltre 5000 cittadini di origine somala furono massacrati nel nord-est del paese durante una campagna di disarmo. All’epoca dei fatti le autorità riconobbero solo 53 vittime. Il rapporto sostiene inoltre l’avvio di una trattativa con le autorità britanniche perché compensino le vittime delle ingiustizie e degli abusi commessi dall’Inghilterra durante il periodo coloniale. Londra, affermano i relatori, dovrebbe presentare pubbliche scuse per le torture e gli abusi commessi ai danni delle minoranze etniche e in particolare durante la repressione della rivolta anti-coloniale dei Mau Mau.
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