venerdì, maggio 31, 2013
Oggi il Consiglio dei Ministri si occuperà dell’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, scatenando le ire e le polemiche dei partiti politici 

di Ilaria Sulla 

Salvo contrattempi dell’ultimo minuto, oggi è il giorno tanto atteso: il Consiglio dei Ministri abolirà il finanziamento pubblico ai partiti. La questione ha sollevato non poche polemiche e la strada è stata tutto fuorché facile, ma sembra che finalmente si sia arrivati ad una soluzione. Per i fondi di quest’anno nessun cambiamento (saranno regolarmente erogati a luglio), ma dagli anni successivi ci saranno notevoli modifiche, fino ad arrivare, nel 2017, allo stop definitivo.

Il testo in oggetto, firmato Griffi, Franceschini e Quagliariello, sarà formato da poche pagine (massimo dieci articoli) e avrà l’obbiettivo di realizzare uno dei punti programmatici del governo delle larghe intese. Nella pratica dei fatti, questo significherebbe per i cittadini non avere l’obbligo di contribuire al sostentamento dei partiti per legge, ma poterlo fare liberamente, se e quando si vuole.

Come era facile prevedere, le critiche alla proposta sono state molte e insistenti, sia da destra che da sinistra, ma Letta è fermo sulla sua scelta. “Avete ceduto al grillismo!” è una delle accuse più taglienti destinate a Letta e ai suoi, mentre il tesoriere del Pd Antonio Misiani ha definito la proposta “drammatica” perché, a suo dire, con la fine dei finanziamenti pubblici diventerebbe “inevitabile” il ricorso alla Cassa integrazione per i 180 dipendenti del partito. Di tutt’altra opinione Renzi, che proprio in questi giorni, durante un incontro con gli studenti della Jhon Hopkins University, ha dichiarato: “Se sarà abolito il finanziamento pubblico ai partiti sarà una vittoria dell’Italia e non una vittoria di Renzi. Questo lo dicevamo ai tempi delle primarie e sono contento che si sia partiti dalla proposta di legge Nardella per trovare una soluzione; vediamo, se sono rose fioriranno”.

Ma Renzi non si è fermato qui, perché l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti è solo uno dei tanti obbiettivi che dovrebbero essere raggiunti da questo governo. Un altro è l’abolizione delle province, per esempio, o l’abolizione del Senato, che per l’ex-rottamatore dovrebbe diventare una “Camera delle Autonomie”.

Il Movimento 5 Stelle ha sempre portato avanti il tema “finanziamenti” come uno dei maggiori cavalli di battaglia della campagna elettorale. E adesso? Il vice-capogruppo alla Camera Nuti ha affermato: “E' che se tu metti detrazioni più ampie per chi versa contributi, è lo Stato che sta pagando, non c'è nessuna abolizione”. “Noi - ha aggiunto il deputato M5S Riccardo Fraccaro - li sfidiamo ad adottare il nostro testo, che prevede l'abolizione dei rimborsi elettorali e la non erogazione di quelli già assegnati in base alla vecchia legge. E proponiamo che i soldi risparmiati vadano alla Cassa depositi e prestiti per un fondo a favore di piccole e medie imprese, ma su queste nostre iniziative c'è un boicottaggio politico”.

Insomma, nonostante questo argomento sia stato uno dei più “caldi” in campagna elettorale, ancora oggi non si trova un accordo unanime sulla questione.


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