Sarebbero almeno una cinquantina, per lo più civili, le vittime delle violenze avvenute nel villaggio sunnita di Beyda, nei pressi di Banias, nord-ovest, città a maggioranza alawita, dove l’esercito siriano avrebbe effettuato rastrellamenti casa per casa.
Misna - A denunciarlo è l’Osservatorio per i diritti umani, ong basata a Londra ma con una fitta rete di contatti tra attivisti e medici nel paese, che parla di “massacro su vasta scala” da parte dei militari. Le vittime – secondo il resoconto che non è stato possibile verificare con fonti indipendenti – sarebbero il frutto di esecuzioni sommarie e bombardamenti dell’aviazione sul quartiere sunnita, alla periferia estrema della città portuale.
La Coalizione nazionale siriana di opposizione ha rivolto una appello alla Lega Araba e alle Nazioni Unite perché fermino il regime di Damasco, accusato di “crimini di guerra e genocidio”.
Dall’inizio delle rivolte è la prima volta che nella regione di Banias, a maggioranza alawita, il clan a cui appartiene anche la famiglia di Bashar al Assad, si verificano scontri e violenze. Le tre città principali della zona costiera, Banias, Latakia e Tartous, costituiscono la roccaforte in cui –nell’ipotetico scenario di un crollo del regime – la famiglia presidenziale e i suoi fedelissimi potrebbero ritirarsi.
Mentre le tensioni nel paese toccano picchi senza precedenti, sul piano internazionale si fa sempre più concreta la possibilità di un intervento esterno. Il segretario alla Difesa americano Chuck Hagel ha confermato nelle ultime ore – primo esponente di peso del governo di Washington – che l’esecutivo di Barack Obama sta “riconsiderando” l’opzione di armare i ribelli.
Gli ha fatto eco, nella conferenza stampa congiunta, il suo omologo britannico Philip Hammond. “Finora – ha detto Hammond – non ci è stato possibile inviare armi per via di un embargo europea. Ma riconsidereremo la questione allo scadere dell’embargo, tra qualche settimana”.
Intanto in queste ore, al Palazzo di Vetro a New York, prendono peso le voci che danno per imminenti le dimissioni del mediatore di Onu e Lega Araba per la Siria, Lakhdar Brahimi dal suo incarico. Alla base della decisione ci sarebbe l’impressione che la Lega Araba abbia preso una strada differente rispetto alle Nazioni Unite. Brahimi, 79 anni, ex ministro degli Esteri algerino, era stato nominato il 17 agosto 2012 dopo le dimissioni dalla stessa carica dell’ex segretario generale Onu, Kofi Annan.
[AdL]
Misna - A denunciarlo è l’Osservatorio per i diritti umani, ong basata a Londra ma con una fitta rete di contatti tra attivisti e medici nel paese, che parla di “massacro su vasta scala” da parte dei militari. Le vittime – secondo il resoconto che non è stato possibile verificare con fonti indipendenti – sarebbero il frutto di esecuzioni sommarie e bombardamenti dell’aviazione sul quartiere sunnita, alla periferia estrema della città portuale.
La Coalizione nazionale siriana di opposizione ha rivolto una appello alla Lega Araba e alle Nazioni Unite perché fermino il regime di Damasco, accusato di “crimini di guerra e genocidio”.
Dall’inizio delle rivolte è la prima volta che nella regione di Banias, a maggioranza alawita, il clan a cui appartiene anche la famiglia di Bashar al Assad, si verificano scontri e violenze. Le tre città principali della zona costiera, Banias, Latakia e Tartous, costituiscono la roccaforte in cui –nell’ipotetico scenario di un crollo del regime – la famiglia presidenziale e i suoi fedelissimi potrebbero ritirarsi.
Mentre le tensioni nel paese toccano picchi senza precedenti, sul piano internazionale si fa sempre più concreta la possibilità di un intervento esterno. Il segretario alla Difesa americano Chuck Hagel ha confermato nelle ultime ore – primo esponente di peso del governo di Washington – che l’esecutivo di Barack Obama sta “riconsiderando” l’opzione di armare i ribelli.
Gli ha fatto eco, nella conferenza stampa congiunta, il suo omologo britannico Philip Hammond. “Finora – ha detto Hammond – non ci è stato possibile inviare armi per via di un embargo europea. Ma riconsidereremo la questione allo scadere dell’embargo, tra qualche settimana”.
Intanto in queste ore, al Palazzo di Vetro a New York, prendono peso le voci che danno per imminenti le dimissioni del mediatore di Onu e Lega Araba per la Siria, Lakhdar Brahimi dal suo incarico. Alla base della decisione ci sarebbe l’impressione che la Lega Araba abbia preso una strada differente rispetto alle Nazioni Unite. Brahimi, 79 anni, ex ministro degli Esteri algerino, era stato nominato il 17 agosto 2012 dopo le dimissioni dalla stessa carica dell’ex segretario generale Onu, Kofi Annan.
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