giovedì, giugno 06, 2013
Sulle quattro facciate del bellissimo edificio del Palazzo della Civiltà Italiana a Roma risalta la scritta: “Italiani, popolo di santi, di poeti, di navigatori, di eroi”… e di saggi, aggiungiamo noi

di Simona Santullo

Sì, perché l’Italia oramai non è più solo un Paese di santi e di eroi, di laureati disoccupati o di amanti eccellenti… è anche un Paese di saggi. Giorgio Napolitano ne trovò dieci per tentare di dare una smossa alla stallo politico in cui versava l’Italia nei mesi scorsi: a loro sarebbe spettato il compito di risolvere tutti i mali del Paese. Enrico Letta ne ha nominati addirittura 35, tutti, o quasi, esperti di diritto, con funzione consultiva per il governo, per risolvere un solo problema, quello della riforma costituzionale. In pratica la commissione di tecnici ed esperti di diritto avrà il compito di fornire delle indicazioni il merito alle modifiche da apportare alla nostra Costituzione. Tutti nomi di altissimo livello, come la nota costituzionalista Lorenza Carlassare, Valerio Onida (Presidente emerito della Corte Costituzionale) e Nicolò Zanon del C.S.M., solo per citarne alcuni; comunque a Letta va sicuramente riconosciuto il merito dello sforzo fatto per rappresentare tutti gli orientamenti e le anime politiche.

Ma erano davvero necessari? Con ben 945 parlamentari a disposizione c’era davvero l’esigenza della nomina di altre persone? Forse i nostri ministri e i nostri deputati non sono adeguati a svolgere il loro lavoro? E quante persone ci servono per salvare questo Paese?

Per fortuna gli esperti daranno il loro contributo rigorosamente a titolo “gratuito”; almeno questo è quello che si è detto durante la presentazione fatta al Quirinale. Di fatto quindi il Governo, per onorare gli impegni presi con il Presidente della Repubblica, vuole accelerare con le riforme e nella serata di martedì ha firmato il decreto di nomina della Commissione di esperti che aiuterà il Parlamento sul cambiamento della Costituzione. A loro il compito di formalizzare le proposte che poi passeranno all’esame di un’altra commissione composta da quaranta tra deputati e senatori. La seconda commissione discuterà e voterà i suggerimenti dei trentacinque e quindi sceglierà le proposte da trasferire alle due aule del Parlamento.

Il Comitato avrà quindi solo poteri referenti; i testi saranno emanabili in Aula. Molto probabile che nel ddl costituzionale che essi dovranno redigere per definire l’iter delle riforme venga inserita anche una tabella di marcia precisa che garantisca di raggiungere l’obiettivo entro e non oltre i 18 mesi, altrimenti l’esperienza del governo sarà da ritenersi conclusa.

Singolare è vedere come in Italia si sia passati dai “tecnici” di Mario Monti ai “saggi” di Napolitano e ora a quelli di Enrico Letta (a proposito, viene spontaneo chiedersi quanta fiducia abbia lo stesso Premier nei confronti dei suoi stessi ministri). Proviamo comunque a credere nella buona volontà e nella buona fede dei nostri governanti, e lo stesso Letta ci ha già rassicurato dicendo che “i saggi sono già al lavoro”.

Ma auguriamoci anche che per risolvere tutti gli altri problemi del nostro Paese, come il lavoro, la sicurezza, la giustizia, l’economia, la scuola, il territorio, non si formi ogni volta un nuovo consiglio di “saggi”. Ma una cosa è certa: la sovranità dell’Italia non appartiene più al popolo, ma a tecnici e saggi.

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