Sin dall’antichità la cosiddetta “messaggera della luce” è l’emblema della diligenza e del coraggio. Paragonato a un essere di fuoco si credeva che l’insetto incarnasse virtù spirituali, l’ape era il simbolo della purezza. Lasciando nel corso del tempo una scia di fascino e un alone di leggenda, oggi l’ape torna ad attirare l’attenzione non solo per le sue eccezionali doti, ma perché l’incremento dell’utilizzo dei pesticidi sta annientando intere colonie
di Paola Bisconti
Nel 2006 il Nord Europa ha lanciato l’allarme riguardo la moria delle api e da allora in molti si sono prodigati per salvaguardare e proteggere l’esistenza dell’insetto. Recentemente, infatti, la Commissione Europea ha adottato un bando temporaneo per vietare la distribuzione di alcuni prodotti messi in vendita da note aziende agro-chimiche e impiegati in particolare nelle coltivazioni a stampo industriale. Una serie di sostanze nocive che si trovano nei pesticidi più dannosi (clothianidin, imidacloprid, thiametoxam, fioronil, clorpirifos, cipermetrina, deltametrina) intaccano il sistema nervoso centrale delle api provocandone la morte. Le conseguenze di questo fenomeno sembrerebbero devastanti: le api hanno un ruolo essenziale nell’equilibrio degli ecosistemi poichè dalla loro esistenza deriva la proliferazione delle piante che danno nutrimento a uomini e animali. La produzione di pomodori, mele, fragole, mandorle subirebbe un vero e proprio crollo senza le api e altri insetti impollinatori come i bombi, le farfalle e le mosche. Basta pensare che delle 100 colture da cui dipende il 90% della produzione mondiale di cibo, ben 71 sono legate al lavoro di impollinazione delle api.
L’IUCN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, prevede che nell’arco di pochi anni potrebbero scomparire più di 20.000 piante da fiore, per questo è indispensabile sostenere la campagna promossa da Greenpeace, la celebre rete ambientalista internazionale, che ha lanciato una petizione già attiva sul sito http://salviamoleapi.org/. Le firme giungeranno a Nunzia De Girolamo, ministro dell’Agricoltura, affinchè provveda a risolvere un problema molto grave: la scomparsa delle api danneggerebbe anche l’equilibrio alimentare dell’essere umano. L'uomo a sua volta dovrebbe mirare a rispettare gli habitat di questi insetti considerati dei bioindicatori dell’ambiente e dovrebbe favorire la presenza di siepi, piante e fiori selvatici e prediligere l’agricoltura biologica che fortunatamente si sta diffondendo in molti Paesi. Tutti potremmo trarne dei vantaggi anche in termini economici perchè il lavoro di impollinazione naturale effettuato dalle api fa risparmiare 265 miliardi di euro all’anno. Un valido pretesto per non rischiare di ritrovarci come gli agricoltori cinesi della provincia di Sichuan costretti a impollinare manualmente i fiori degli alberi di mele a causa della moria di api registrata nella regione asiatica.
Il 17 giugno gli attivisti di Greenpeace si sono travestiti da api e hanno visitato i mercati e le piazze d’Italia con l’intento di sensibilizzare la gente al problema, ma il vero punto di forza della loro campagna è l’impiego di alcune straordinarie immagini tratte dal documentario “More than honey” di Markus Imhoof. Il film presentato in chiusura al Festival di Locarno sta riscuotendo un incredibile successo, considerato un capolavoro, a breve sarà distribuito anche in Italia grazie a Officine Ubu. Il regista svizzero ha impiegato cinque anni trascorsi in giro per il mondo per realizzare un film encomiabile che descrive l’organizzazione delle api e la loro eccezionale capacità manifatturiera. Spiega l’importanza del loro ruolo e di come esse siano indispensabili per il nostro ecosistema, mostra le gerarchie dell’alveare, il ruolo delle api regine, delle api operaie e dei fuchi, riprende gli accoppiamenti in volo e la costruzione dei fuchi.
Gli aspetti più spettacolari ed impressionanti della natura ripresi nel documentario invitano a riflettere su come l’uomo ancora una volta sia artefice della distruzione di un universo da cui invece si dovrebbe solo imparare, emulando magari quella società perfetta nella quale vivono le api che producono ben più che miele!
di Paola Bisconti
Nel 2006 il Nord Europa ha lanciato l’allarme riguardo la moria delle api e da allora in molti si sono prodigati per salvaguardare e proteggere l’esistenza dell’insetto. Recentemente, infatti, la Commissione Europea ha adottato un bando temporaneo per vietare la distribuzione di alcuni prodotti messi in vendita da note aziende agro-chimiche e impiegati in particolare nelle coltivazioni a stampo industriale. Una serie di sostanze nocive che si trovano nei pesticidi più dannosi (clothianidin, imidacloprid, thiametoxam, fioronil, clorpirifos, cipermetrina, deltametrina) intaccano il sistema nervoso centrale delle api provocandone la morte. Le conseguenze di questo fenomeno sembrerebbero devastanti: le api hanno un ruolo essenziale nell’equilibrio degli ecosistemi poichè dalla loro esistenza deriva la proliferazione delle piante che danno nutrimento a uomini e animali. La produzione di pomodori, mele, fragole, mandorle subirebbe un vero e proprio crollo senza le api e altri insetti impollinatori come i bombi, le farfalle e le mosche. Basta pensare che delle 100 colture da cui dipende il 90% della produzione mondiale di cibo, ben 71 sono legate al lavoro di impollinazione delle api.
L’IUCN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, prevede che nell’arco di pochi anni potrebbero scomparire più di 20.000 piante da fiore, per questo è indispensabile sostenere la campagna promossa da Greenpeace, la celebre rete ambientalista internazionale, che ha lanciato una petizione già attiva sul sito http://salviamoleapi.org/. Le firme giungeranno a Nunzia De Girolamo, ministro dell’Agricoltura, affinchè provveda a risolvere un problema molto grave: la scomparsa delle api danneggerebbe anche l’equilibrio alimentare dell’essere umano. L'uomo a sua volta dovrebbe mirare a rispettare gli habitat di questi insetti considerati dei bioindicatori dell’ambiente e dovrebbe favorire la presenza di siepi, piante e fiori selvatici e prediligere l’agricoltura biologica che fortunatamente si sta diffondendo in molti Paesi. Tutti potremmo trarne dei vantaggi anche in termini economici perchè il lavoro di impollinazione naturale effettuato dalle api fa risparmiare 265 miliardi di euro all’anno. Un valido pretesto per non rischiare di ritrovarci come gli agricoltori cinesi della provincia di Sichuan costretti a impollinare manualmente i fiori degli alberi di mele a causa della moria di api registrata nella regione asiatica.
Il 17 giugno gli attivisti di Greenpeace si sono travestiti da api e hanno visitato i mercati e le piazze d’Italia con l’intento di sensibilizzare la gente al problema, ma il vero punto di forza della loro campagna è l’impiego di alcune straordinarie immagini tratte dal documentario “More than honey” di Markus Imhoof. Il film presentato in chiusura al Festival di Locarno sta riscuotendo un incredibile successo, considerato un capolavoro, a breve sarà distribuito anche in Italia grazie a Officine Ubu. Il regista svizzero ha impiegato cinque anni trascorsi in giro per il mondo per realizzare un film encomiabile che descrive l’organizzazione delle api e la loro eccezionale capacità manifatturiera. Spiega l’importanza del loro ruolo e di come esse siano indispensabili per il nostro ecosistema, mostra le gerarchie dell’alveare, il ruolo delle api regine, delle api operaie e dei fuchi, riprende gli accoppiamenti in volo e la costruzione dei fuchi.
Gli aspetti più spettacolari ed impressionanti della natura ripresi nel documentario invitano a riflettere su come l’uomo ancora una volta sia artefice della distruzione di un universo da cui invece si dovrebbe solo imparare, emulando magari quella società perfetta nella quale vivono le api che producono ben più che miele!
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