domenica, giugno 23, 2013
Sangue donato laddove si era costruito con il sangue versato dalla ndrangheta in Calabria ed oltre

Liberainformazione - Un messaggio forte lanciato lo scorso 16 giugno in occasione della cerimonia di consegna all’Avis di Gioia Tauro, la prima in Italia, di alcuni locali dell’imponente immobile, l’Euromotel, confiscato ai Piromalli nel 1994, consegnato al comune gioiese nel 1999 e da allora rimasto abbandonato. Esso diverrà un centro di raccolta sangue di riferimento per tutta la Piana. Con risorse proprie ed in economia, l’amministrazione ha ristrutturato una piccola parte dello stabile per consegnarlo all’Avis di Gioia Tauro che già dal prossimo 23 giugno dovrebbe essere operativo almeno per i prelievi.

A precedere la consegna un convegno dal titolo “Gocce di Vita Salute, Solidarietà ed Impegno civile” nella gremita sala Fallara della piazza municipale. A far da cornice agli interventi dei dirigenti Avis e dei rappresentanti istituzionali, i labari delle Avis provenienti da tutta la regione per scrivere insieme ai cittadini di Gioia Tauro questa pagina di condivisione ed impegno. Sono intervenuti il procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria Nicola Gratteri, il presidente della sezione avisina di Gioia Gaetano Corvo, il direttore sanitario Avis Pietro Schirripa, il sindaco di Gioia Tauro Renato Bellofiore, il vicario generale don Giuseppe Acquaro, il presidente dell’Avis Calabria Rocco Chiriano, il consigliere nazionale Avis Franco Rizzuti, il presidente dell’Avis Provinciale di Reggio Antonino Posterino, il vice presidente vicario dell’Avis Calabria Paolo Marcianò. Assente per motivi di famiglia il presidente dell’Avis Emilia Romagna (gemellata con l’Avis Calabria), già presidente nazionale Avis, Andrea Tieghi. Presente anche Demetrio Quattrone, direttore della sede Rai Calabria che di recente con il Corecom ha promosso i programmi di accesso televisivo (trasmessi su Rai Tre Calabria) di cui ha usufruito anche l’Avis della Calabria. Ed ancora da Reggio presente anche il presidente della sezione provinciale di Reggio dell’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti, Armando Paviglianiti.

Un’occasione anche per riflettere sul funzionamento della macchina della giustizia, sulle esigenze di informatizzazione, da sempre perorate dal procuratore Gratteri, come viatico per una maggiore garanzia del diritto di difesa strettamente legato alla qualità ed alla celerità dei processi ed all’abbattimento di tempi e procedure lunghi e farraginosi. Magistrato antimafia sotto scorta dal 1989, anche lui donatore Avis, sposato con Marina Leone, presidente dell’Avis di Locri, Gratteri ha evidenziato l’importanza di questa assegnazione pur rammentando che sono piccoli passi di un cammino, verso il riutilizzo sociale dei beni confiscati, ai mafiosi che resta in larga parte ancora da percorrere.

Appassionato come sempre il vice presidente vicario dell’Avis Calabria Paolo Marcianò che non ha mancato di sottolineare come tutelare la donazione del sangue e la gratuità di questo tessuto liquido vitale equivalga a tutelare la salute e la solidarietà, entrambi beni costituzionalmente garantiti, sottraendoli al mercato asfissiante delle multinazionali. Dal dono gratuito alla testimonianza di coraggio nella quotidianità. Premiati dal sindaco Bellofiore e dall’assessore alla Cultura del comune di Gioia Tauro, Monica della Vedova, tre imprenditori che hanno denunciato il racket: Antonino De Masi, Gaetano Saffioti, Francesco Vadalà, quest’ultimo impossibilitato a partecipare. L’imprenditore di Rizziconi, attivo nella piana di Gioia Tauro, Antonino De Masi, titolare di diversi brevetti industriali ed inventore di soluzioni tecniche innovative nel campo meccanico che ha anche denunciato le banche usuraie, ha dichiarato con forza che gli attentati, compresi i recenti quaranta colpi di kalashnikov verso il capannone della Global Repairs del suo gruppo con sede a San Ferdinando (area retroportuale del porto di Gioia Tauro), “non sono solo contro di me ma contro i miei dipendenti e le loro famiglie, ecco perché non posso arrendermi”.

Forte anche la testimonianza di Gaetano Saffioti, imprenditore palmese nel settore del movimento terra e del calcestruzzo, testimone di giustizia in diversi processi contro le ndrine dei Bellocco, dei Piromalli e dei Gallico. Denuncia e vive sotto scorta dal 2002 ma non ha mai voluto lasciare la Calabria. “Dobbiamo avere una paura più forte di quella per i mafiosi, dobbiamo temere di lasciare ai nostri figli una terra in cui non si sia liberi di vivere”.

Donazione del sangue ed impegno civile, dunque, al centro della giornata in cui la nuova sede dell’Avis di Gioia Tauro è ufficialmente in un bene confiscato alla ndrangheta assegnato direttamente dall’amministrazione guidata dal sindaco Renato Bellofiore, particolarmente impegnato in questo suo mandato nell’assegnazione dei beni confiscati. Gioia Tauro con i suoi 110 beni è, infatti, il secondo comune della provincia di Reggio, dopo il comune capoluogo che ne ha 250, per numero di beni insistenti in provincia. In particolare questo è il primo bene sottratto ai mafiosi, in tutta Italia, a divenire centro raccolta di sangue in una zona anche strategica dal momento che il centro trasfusionale è stato trasferito da Palmi a Polistena. Il primo centro in Calabria che sorgerà ex novo con i requisiti minimi imposti dalla legge comunitaria cui tutti i centri si dovranno adeguare entro il 2014 e che rappresenterà un riferimento per tutta la Piana come già avviene per l’Avis di Gioia Tauro che in un solo anno è passata dalla raccolta di 160 sacche ad una raccolta di quasi 250.

Un immobile la cui storia certamente incarna nelle sue vicissitudini le resistenze e le difficoltà legate alla gestione dei beni confiscati, alla loro destinazione e dalla loro assegnazione pre e post legge 109, varata nel 1996, due anni dopo la confisca definitiva del bene in oggetto avvenuta nell’aprile del 1994. Si tratta dell’imponente Euromotel, che la ndrina dei Piromalli aveva eretto proprio all’ingresso della cittadina pianigiana, in contrada Morrone sulla SS 111e che fu consegnato al comune di Gioia Tauro già nel lontano 1999. Sequestrato dall’autorità giudiziaria a Piromalli Giuseppe classe 1921, il bene rimase a lungo inutilizzato nonostante i tentativi di proporlo al territorio per un riutilizzo sociale.

Prima che l’amministrazione Bellofiore intervenisse per riqualificarlo almeno nella parte dei locali assegnati all’Avis, ha versato per 15 anni in condizioni di assoluto degrado ed abbandono. Rimane da riqualificare tutta la restante parte del piano terra e del primo piano di quello che un tempo era un albergo che nessuno volle rilevare dopo la confisca. Ad oggi un Comune, per quanto grande e popoloso come Gioia Tauro, non può certamente disporre di fondi ed accollarsi una simile ristrutturazione. Può però, e il sindaco Bellofiore lo ha assicurato, partecipare a bandi e, gradualmente, assegnare altri locali bonificati ad altre associazioni. Insomma questo potrebbe essere un prezioso inizio. Dunque pregnante il valore della giornata di oggi che coniuga donazione del sangue, dunque impegno per un volontariato concreto sinonimo di salute per il ricevente ed il donatore, con il recupero di un bene confiscato che dopo venti anni riesce finalmente a rispecchiare la vocazione di una legge che si propone di restituire il maltolto alla collettività.


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