Sorge sull’isola di Bastoy, in Norvegia: è una prigione ma non ha nulla a che fare con le nostre carceri sovraffollate e al limite della decenza. Qui i prigionieri “soggiornano” come fossero in un hotel a 5 stelle dotato di ogni comfort
di Ilaria Sulla
In un periodo di grande difficoltà per le carceri italiane (ricordiamo che l’Italia è stata condannata dalla Corte di Strasburgo per le condizioni di trattamento inumano di 7 detenuti), è molto sorprendente apprendere dell’esistenza di una prigione norvegese che sembra tutto fuorché un luogo in cui scontare una pena. La prigione sorge sull’isola di Bastoy, a un chilometro dalla terra ferma, nei pressi di Oslo.
Lunghe passeggiate in mezzo alla natura, saune e sdraio su cui prendere il sole: sono solo alcune delle possibilità offerte ai detenuti del carcere, che vivono in piccole casette indipendenti nel bel mezzo della natura norvegese. Sono 115 detenuti che in Italia (e nella stragrande maggioranza del mondo) vivrebbero isolati e strettamente sorvegliati perché rei di crimini molto gravi, ma in Norvegia non funziona così, perché i detenuti non hanno nessun motivo per fuggire o opporre resistenza: lavorano dalla mattina fino al primo pomeriggio, prendono 10 euro al giorno con cui si comprano da mangiare al mercato dell’isola (anche se la cena è offerta dal carcere e comprende un menù variegato), e hanno vitto e alloggio (a 5 stelle) pagato dallo Stato.
Se non bastassero tutte queste notizie a stupire, bisogna ricordare che, nonostante l’esistenza di prigioni come questa, la Norvegia è uno dei Paesi con il più basso tasso di criminalità.
Il quotidiano britannico “Guardian” si è recato sul posto e ha intervistato i detenuti di Balstoy. “È come vivere in un villaggio, in una comunità - racconta Petter, un detenuto del carcere - Ognuno ha il suo lavoro. Ma abbiamo anche del tempo libero, quindi possiamo pescare o nuotare. Sappiamo di essere prigionieri, ma ci sentiamo delle persone”. “L’idea - spiega un altro detenuto - è quella di tenerci abituati alla vita fuori dal carcere”. E in effetti in Norvegia non è solo il tasso di criminalità ad essere basso, ma anche quello di recidività (minore del 30%), che è praticamente il più basso di tutta l’Europa.
Il giornalista di “Guardian”, Erwin James, così commenta la sua esperienza: “La perdita della libertà sembra l’unica cosa che affligge queste persone. Ed è comprensibile che alcune persone possano trovare questo sistema carcerario piuttosto controverso: nell’immaginario collettivo, una prigione è il posto delle rinunce, e il comfort domestico non è previsto. Ci vuole coraggio per diffondere la filosofia di Bastoy fuori dalla Norvegia ma, allo stesso tempo, i politici dovrebbero prendere nota della rivoluzione riabilitativa che avviene su questa piccola isola”.
di Ilaria Sulla
In un periodo di grande difficoltà per le carceri italiane (ricordiamo che l’Italia è stata condannata dalla Corte di Strasburgo per le condizioni di trattamento inumano di 7 detenuti), è molto sorprendente apprendere dell’esistenza di una prigione norvegese che sembra tutto fuorché un luogo in cui scontare una pena. La prigione sorge sull’isola di Bastoy, a un chilometro dalla terra ferma, nei pressi di Oslo.
Lunghe passeggiate in mezzo alla natura, saune e sdraio su cui prendere il sole: sono solo alcune delle possibilità offerte ai detenuti del carcere, che vivono in piccole casette indipendenti nel bel mezzo della natura norvegese. Sono 115 detenuti che in Italia (e nella stragrande maggioranza del mondo) vivrebbero isolati e strettamente sorvegliati perché rei di crimini molto gravi, ma in Norvegia non funziona così, perché i detenuti non hanno nessun motivo per fuggire o opporre resistenza: lavorano dalla mattina fino al primo pomeriggio, prendono 10 euro al giorno con cui si comprano da mangiare al mercato dell’isola (anche se la cena è offerta dal carcere e comprende un menù variegato), e hanno vitto e alloggio (a 5 stelle) pagato dallo Stato.
Se non bastassero tutte queste notizie a stupire, bisogna ricordare che, nonostante l’esistenza di prigioni come questa, la Norvegia è uno dei Paesi con il più basso tasso di criminalità.
Il quotidiano britannico “Guardian” si è recato sul posto e ha intervistato i detenuti di Balstoy. “È come vivere in un villaggio, in una comunità - racconta Petter, un detenuto del carcere - Ognuno ha il suo lavoro. Ma abbiamo anche del tempo libero, quindi possiamo pescare o nuotare. Sappiamo di essere prigionieri, ma ci sentiamo delle persone”. “L’idea - spiega un altro detenuto - è quella di tenerci abituati alla vita fuori dal carcere”. E in effetti in Norvegia non è solo il tasso di criminalità ad essere basso, ma anche quello di recidività (minore del 30%), che è praticamente il più basso di tutta l’Europa.
Il giornalista di “Guardian”, Erwin James, così commenta la sua esperienza: “La perdita della libertà sembra l’unica cosa che affligge queste persone. Ed è comprensibile che alcune persone possano trovare questo sistema carcerario piuttosto controverso: nell’immaginario collettivo, una prigione è il posto delle rinunce, e il comfort domestico non è previsto. Ci vuole coraggio per diffondere la filosofia di Bastoy fuori dalla Norvegia ma, allo stesso tempo, i politici dovrebbero prendere nota della rivoluzione riabilitativa che avviene su questa piccola isola”.
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