Che ne sarà delle vecchie centrali nucleari insicure e delle scorie?
GreenReport - La decisione di chiudere i due reattori nucleari della centrale di San Onofre (Nella foto), in California, è l’ultima battuta di arresto per la lobby nucleare americana che, un’ora prima della tragedia di Fukushima Daiichi, sembrava avere il vento in poppa di un rinascimento atomico statunitense che sembrava inevitabile.
Kristin Eberhard, direttrice legale del Natural resources defense council (Nrdc), non nasconde la soddisfazione di tutti gli ambientalisti statunitensi: «Anche Edison California si rende conto che abbiamo migliori opzioni energetiche rispetto al nucleare ed è inutile pompare denaro in una tecnologia obsoleta. Invece di mettere cerotti su un impianto nucleare costruito decenni fa, l’azienda ha deciso di servire al meglio i propri clienti e di permettere agli azionisti di andare avanti con un portafoglio dominato dall’efficienza energetica e da altre soluzioni energetiche pulite. Anche altri fornitori di energia che altrove sono alle prese con l’invecchiamento delle centrali nucleari obsolete possono imparare da San Onofre di Edison California ed ascoltare ciò che dice di volere la maggioranza degli americani: opzioni meno costose, migliori, più sicure e più moderne del nucleare».
Per l’energia atomica Usa tira una brutta aria: a maggio nel Wisconsin, una utility ha cancellato il progetto di costruire una centrale nucleare perché non riusciva a trovare un acquirente. In Florida e California le utilities hanno deciso di chiudere i vecchi impianti nucleari piuttosto che spendere soldi per metterli in sicurezza senza nemmeno essere sicuri che poi avranno le necessarie autorizzazioni per riprendere l’attività.
Intanto il basso costo del gas sta facendo rimettere nel cassetto molti progetti di reattori nucleari già approvati. Come spiega l’Associated Press «Nei posti dove le utilities vendono energia al mercato libero, i prezzi bassi non compensano il rischio finanziario della costruzione di centrali nucleari costose e che richiede tempo». Mike Haggarty, un analista di Moody Investor Service, sottolinea: «Il mondo è cambiato, con i prezzi del gas naturale essere così basso e con così tanto il gas disponibile per così tanto tempo».
Anche per questo la Southern California Edison ha annunciato la chiusura definitiva della centrale di San Onofre, costruita 40 anni fa tra San Diego e Los Angeles, piuttosto che ripristinare attrezzature danneggiate che, secondo gli ambientalisti, non avrebbero comunque garantito gli standard di sicurezza post-Fukushima. I due reattori gemelli di San Onofre erano stati fermati nel gennaio 2012, dopo che la scoperta una piccola fuga radioattiva portò alla scoperta di un danneggiamento anomalo che riguarda centinaia di nuovi tubi che trasportano acqua radioattiva. Dopo aver speso oltre 500 milioni in riparazioni ed energia sostitutiva, alla fine la Edison International ha deciso di farla finita di fronte alle inchieste sulla sicurezza e gli ostacoli normativi per riavviare l’impianto che evidentemente ritiene insuperabili.
E’ in buona (o forse cattiva) compagnia: a Duke Energy Corp. Della North Carolina ha deciso di chiudere la centrale nucleare di Crystal River in Florida dopo che nel 2009 i lavoratori avevano “incrinato” il guscio di cemento durante lavori di adeguamento. Il containment building dovrebbe impedire un rilascio di radiazioni in caso di incidente, invece un tentativo di risolvere il problema fatto dalla Duke Energy nel 2011 ha provocato più crepe. Nonostante la chiusura, l’utility vuole ancora che i suoi clienti le rimborsino con le bollette f gli 1,65 miliardi di dollari spesi in impiantistica della centrale che non è riuscita a riparare.
La Dominion Resources nell’ottobre 2012 ha annunciato la chiusura della Kewaunee Power Station, nel Wisconsin, perché non riusciva a trovare un acquirente per la sua energia elettrica, le altre centrali nucleari della Dominion restano in attività ma la company ha rinunciato a costruire le nuove centrali nucleari previste nel Midwest.
E pensare che solo un paio di anni fa la lobby nucleare statunitense diceva che era il momento giusto per il rinascimento nucleare americano e che l’amministrazione Obama, facendo arrabbiare gli ambientalisti, concesse generosi incentivi e crediti di imposta per costruire centrali nucleari che avrebbero tagliato le emissioni di CO2.
Invece è stata la Great Recession a tagliare i consumi di elettricità ed a dimostrare tutta l’insostenibilità e economica del nucleare ed alle utility non è rimasto altro che rimettere i loro pèiani nel cassetto in attesa di tempi migliori e che scoppi la bolla del fracking del gas.
Solo 3 progetti di costruzione di reattori nucleari stanno andando avanti e tutti hanno enormi problemi finanziari. La Tennessee Valley Authority sta finendo un reattore a Watts Bar, inizialmente il budget di 2,5 miliardi di dollari ma alla fine potrebbe costarne 2 miliardi in più. La Southern di Atlanta partecipa alla realizzazione di 2 reattori a Vogtle, in Georgia, un progetto che doveva costare 14 miliardi di dollari e che è arrivato a 46 miliardi. La Southern, una filiale della Georgia Power, ha recentemente di poter aumentare la sua quota per la costruzione da 737 milioni dollari a circa 6,85 miliardi dollari. Intanto impazzano le battaglie legali tra le società di progettazione e costruzione dell’impianto.
Scana Corp. ha annunciato la scorsa settimana che si aspetta un aumento dei costi di circa 200 milioni di dollari e uno slittamento dei tempi di realizzazione per la sua V.C. Summer Nuclear Station nella South Carolina.
Ora il nucleare americano è però di fronte ad un bel problema: che farne di questi ferrivecchi nucleari, alcuni con evidenti problemi di sicurezza? Quanti dollari ci vorranno per smantellarli e soprattutto: dove finiranno le scorie radioattive dell’illusorio rinascimento nucleare statunitense?
GreenReport - La decisione di chiudere i due reattori nucleari della centrale di San Onofre (Nella foto), in California, è l’ultima battuta di arresto per la lobby nucleare americana che, un’ora prima della tragedia di Fukushima Daiichi, sembrava avere il vento in poppa di un rinascimento atomico statunitense che sembrava inevitabile.
Kristin Eberhard, direttrice legale del Natural resources defense council (Nrdc), non nasconde la soddisfazione di tutti gli ambientalisti statunitensi: «Anche Edison California si rende conto che abbiamo migliori opzioni energetiche rispetto al nucleare ed è inutile pompare denaro in una tecnologia obsoleta. Invece di mettere cerotti su un impianto nucleare costruito decenni fa, l’azienda ha deciso di servire al meglio i propri clienti e di permettere agli azionisti di andare avanti con un portafoglio dominato dall’efficienza energetica e da altre soluzioni energetiche pulite. Anche altri fornitori di energia che altrove sono alle prese con l’invecchiamento delle centrali nucleari obsolete possono imparare da San Onofre di Edison California ed ascoltare ciò che dice di volere la maggioranza degli americani: opzioni meno costose, migliori, più sicure e più moderne del nucleare».
Per l’energia atomica Usa tira una brutta aria: a maggio nel Wisconsin, una utility ha cancellato il progetto di costruire una centrale nucleare perché non riusciva a trovare un acquirente. In Florida e California le utilities hanno deciso di chiudere i vecchi impianti nucleari piuttosto che spendere soldi per metterli in sicurezza senza nemmeno essere sicuri che poi avranno le necessarie autorizzazioni per riprendere l’attività.
Intanto il basso costo del gas sta facendo rimettere nel cassetto molti progetti di reattori nucleari già approvati. Come spiega l’Associated Press «Nei posti dove le utilities vendono energia al mercato libero, i prezzi bassi non compensano il rischio finanziario della costruzione di centrali nucleari costose e che richiede tempo». Mike Haggarty, un analista di Moody Investor Service, sottolinea: «Il mondo è cambiato, con i prezzi del gas naturale essere così basso e con così tanto il gas disponibile per così tanto tempo».
Anche per questo la Southern California Edison ha annunciato la chiusura definitiva della centrale di San Onofre, costruita 40 anni fa tra San Diego e Los Angeles, piuttosto che ripristinare attrezzature danneggiate che, secondo gli ambientalisti, non avrebbero comunque garantito gli standard di sicurezza post-Fukushima. I due reattori gemelli di San Onofre erano stati fermati nel gennaio 2012, dopo che la scoperta una piccola fuga radioattiva portò alla scoperta di un danneggiamento anomalo che riguarda centinaia di nuovi tubi che trasportano acqua radioattiva. Dopo aver speso oltre 500 milioni in riparazioni ed energia sostitutiva, alla fine la Edison International ha deciso di farla finita di fronte alle inchieste sulla sicurezza e gli ostacoli normativi per riavviare l’impianto che evidentemente ritiene insuperabili.
E’ in buona (o forse cattiva) compagnia: a Duke Energy Corp. Della North Carolina ha deciso di chiudere la centrale nucleare di Crystal River in Florida dopo che nel 2009 i lavoratori avevano “incrinato” il guscio di cemento durante lavori di adeguamento. Il containment building dovrebbe impedire un rilascio di radiazioni in caso di incidente, invece un tentativo di risolvere il problema fatto dalla Duke Energy nel 2011 ha provocato più crepe. Nonostante la chiusura, l’utility vuole ancora che i suoi clienti le rimborsino con le bollette f gli 1,65 miliardi di dollari spesi in impiantistica della centrale che non è riuscita a riparare.
La Dominion Resources nell’ottobre 2012 ha annunciato la chiusura della Kewaunee Power Station, nel Wisconsin, perché non riusciva a trovare un acquirente per la sua energia elettrica, le altre centrali nucleari della Dominion restano in attività ma la company ha rinunciato a costruire le nuove centrali nucleari previste nel Midwest.
E pensare che solo un paio di anni fa la lobby nucleare statunitense diceva che era il momento giusto per il rinascimento nucleare americano e che l’amministrazione Obama, facendo arrabbiare gli ambientalisti, concesse generosi incentivi e crediti di imposta per costruire centrali nucleari che avrebbero tagliato le emissioni di CO2.
Invece è stata la Great Recession a tagliare i consumi di elettricità ed a dimostrare tutta l’insostenibilità e economica del nucleare ed alle utility non è rimasto altro che rimettere i loro pèiani nel cassetto in attesa di tempi migliori e che scoppi la bolla del fracking del gas.
Solo 3 progetti di costruzione di reattori nucleari stanno andando avanti e tutti hanno enormi problemi finanziari. La Tennessee Valley Authority sta finendo un reattore a Watts Bar, inizialmente il budget di 2,5 miliardi di dollari ma alla fine potrebbe costarne 2 miliardi in più. La Southern di Atlanta partecipa alla realizzazione di 2 reattori a Vogtle, in Georgia, un progetto che doveva costare 14 miliardi di dollari e che è arrivato a 46 miliardi. La Southern, una filiale della Georgia Power, ha recentemente di poter aumentare la sua quota per la costruzione da 737 milioni dollari a circa 6,85 miliardi dollari. Intanto impazzano le battaglie legali tra le società di progettazione e costruzione dell’impianto.
Scana Corp. ha annunciato la scorsa settimana che si aspetta un aumento dei costi di circa 200 milioni di dollari e uno slittamento dei tempi di realizzazione per la sua V.C. Summer Nuclear Station nella South Carolina.
Ora il nucleare americano è però di fronte ad un bel problema: che farne di questi ferrivecchi nucleari, alcuni con evidenti problemi di sicurezza? Quanti dollari ci vorranno per smantellarli e soprattutto: dove finiranno le scorie radioattive dell’illusorio rinascimento nucleare statunitense?
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