Quattro mesi dopo il rogo, tolti sigilli area si può lavorare alla ricostruzione
Un ritratto con aforisma di Albert Einstein introduce a ciò che resta di Città della Scienza circa quattro mesi dopo il rogo che ha devastato l'incubatore scientifico partenopeo, nel giorno in cui i pm hanno disposto la rimozione dei sigilli ritenendo cessate le esigenze investigative. Recita 'Non preoccupatevi dei vostri problemi con la matematica, vi assicuro che i miei sono molto più grandi'. E sembra un invito all'ottimismo.
Il dissequestro dei 10000 ettari andati in fumo per colpa di una mano criminale ancora ignota, era il passaggio atteso per dare il là alla ricostruzione. Meno di dieci giorni fa, in un appello rivolto ai pm tramite l'ANSA, il consigliere delegato della
fondazione che gestisce il museo, Enzo Lipardi, preoccupato dai tempi incerti legati alla ricostruzione, aveva auspicato il dissequestro immediato dei suoli: ''L'area su cui deve risorgere il museo - diceva - è ancora sotto sequestro e ciò non ci consente di fare i rilievi e i saggi necessari alla realizzazione del progetto per il nuovo museo. Dopo tre mesi e mezzo siamo preoccupati e spaventati dalle lungaggini dell'inchiesta. Capiamo i tempi della magistratura, ma sarebbe ipocrita nascondere il danno''.
Oggi gli operatori del museo napoletano hanno potuto rimettere piede in quello che una volta era uno dei musei didattici più visitati d'Italia. Lo scenario che si presenta è quello di un'area che sembra essere stata colpita da un bombardamento: ci sono macerie dappertutto, con enormi cumuli di ferro attorcigliato e ciò che resta di quello che una volta costituiva l'anima metallica del soffitto in legno andato completamente distrutto.
Poche le cose che riportano la mente al passato scientifico di quel luogo: sono rimasti alcuni uccelli impagliati, scampati miracolosamente alle fiamme e un abaco, un antico strumento di calcolo utilizzato per le operazioni matematiche.
Le fiamme non hanno risparmiato praticamente niente e laddove non sono giunte le lingue di fuoco ci ha pensato il calore: i computer e i monitor degli uffici si sono praticamente sciolti sulle scrivanie metalliche. Sui muri ancora qualche estintore annerito e qualche targa che indica la direzione della biglietteria riconoscibile solo dai tre tornelli utilizzati per l'accesso al museo.
articolo orginale
Un ritratto con aforisma di Albert Einstein introduce a ciò che resta di Città della Scienza circa quattro mesi dopo il rogo che ha devastato l'incubatore scientifico partenopeo, nel giorno in cui i pm hanno disposto la rimozione dei sigilli ritenendo cessate le esigenze investigative. Recita 'Non preoccupatevi dei vostri problemi con la matematica, vi assicuro che i miei sono molto più grandi'. E sembra un invito all'ottimismo.
Il dissequestro dei 10000 ettari andati in fumo per colpa di una mano criminale ancora ignota, era il passaggio atteso per dare il là alla ricostruzione. Meno di dieci giorni fa, in un appello rivolto ai pm tramite l'ANSA, il consigliere delegato della
fondazione che gestisce il museo, Enzo Lipardi, preoccupato dai tempi incerti legati alla ricostruzione, aveva auspicato il dissequestro immediato dei suoli: ''L'area su cui deve risorgere il museo - diceva - è ancora sotto sequestro e ciò non ci consente di fare i rilievi e i saggi necessari alla realizzazione del progetto per il nuovo museo. Dopo tre mesi e mezzo siamo preoccupati e spaventati dalle lungaggini dell'inchiesta. Capiamo i tempi della magistratura, ma sarebbe ipocrita nascondere il danno''.
Oggi gli operatori del museo napoletano hanno potuto rimettere piede in quello che una volta era uno dei musei didattici più visitati d'Italia. Lo scenario che si presenta è quello di un'area che sembra essere stata colpita da un bombardamento: ci sono macerie dappertutto, con enormi cumuli di ferro attorcigliato e ciò che resta di quello che una volta costituiva l'anima metallica del soffitto in legno andato completamente distrutto.
Poche le cose che riportano la mente al passato scientifico di quel luogo: sono rimasti alcuni uccelli impagliati, scampati miracolosamente alle fiamme e un abaco, un antico strumento di calcolo utilizzato per le operazioni matematiche.
Le fiamme non hanno risparmiato praticamente niente e laddove non sono giunte le lingue di fuoco ci ha pensato il calore: i computer e i monitor degli uffici si sono praticamente sciolti sulle scrivanie metalliche. Sui muri ancora qualche estintore annerito e qualche targa che indica la direzione della biglietteria riconoscibile solo dai tre tornelli utilizzati per l'accesso al museo.
articolo orginale
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.