venerdì, giugno 28, 2013
Secondo alcune fonti il governo centrale avrebbe concesso ai monaci del Sichuan e del Qinghai di esporre immagini del leader in esilio e imposto ai propri funzionari di non criticarlo più. Ma ad AsiaNews dicono: “Impossibile per ora confermare o smentire, ma se è vero si avvicina il giorno del ritorno del Dalai Lama a Lhasa”. 

Asia News - Il governo centrale cinese ha dato il permesso ai monaci tibetani che vivono nelle province del Qinghai e del Sichuan di esporre le foto del Dalai Lama e di parlarne in maniera positiva "ma solo in quanto leader spirituale". La notizia è stata data da Radio Free Asia, che cita fonti locali. Tuttavia alcune fonti di AsiaNews nella zona parlano di "una falsa novità", in quanto "i monaci hanno sempre avuto ed esposto immagini" del capo del buddismo tibetano, che però "vengono staccate in occasione delle visite della polizia" .

Secondo le fonti di Rfa è stata anche eliminata la politica ufficiale di rivolgere aspre critiche al leader tibetano, che vive in esilio dal 1959, ma ha mantenuto un forte prestigio nella regione: "Il leitmotiv del governo cinese che vedeva nel Dalai Lama un 'lupo vestito da agnello' non è più obbligatorio. I funzionari comunisti devono evitare di denigrarlo, sempre a patto che si rimanga nella sfera religiosa e non politica".

La fonte di AsiaNews non è in grado di confermare questa novità: "Non abbiamo sentito nulla al riguardo. Fino a ora, nelle province citate i governi locali hanno giocato un gioco delle parti con i religiosi buddisti: sanno che la popolazione ama ancora molto il suo leader e quindi hanno chiuso un occhio davanti alle sue immagini e ai nastri che contengono le sue meditazioni, che vengono ascoltati nei templi provinciali".

Tuttavia "se fosse vera questa inversione di tendenza saremmo davanti al primo vero passo verso il dialogo e la pacificazione fra il Tibet e la Cina. Speriamo che si tratti di una notizia fondata, perché potrebbe voler dire che si avvicina il giorno del ritorno del Dalai Lama a Lhasa". Pechino ha annesso il Tibet nel 1949, e per 10 anni l'attuale Dalai Lama ha vissuto nel palazzo Potala di Lhasa, simbolo della sua autorità spirituale e politica.

Tuttavia, nel 1959 le repressioni ordinate dal governo sono aumentate e il futuro Nobel per la pace è fuggito a Dharamsala, in India, insieme al suo governo che al momento si definisce "legittimo ma in esilio". La politica nei confronti della Cina non è improntata sull'indipendenza della regione: più volte il Dalai Lama ha chiarito che loro cercano "autonomia religiosa e culturale", ma lasciano il primato politico a Pechino.


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