mercoledì, giugno 05, 2013
Don Tommaso è un prete che vive a Cosenza, nella parrocchia di San Michele Arcangelo. Circa 500 i fedeli della parrocchia, ma più di 4500 i suoi followers su Twitter. Usare i social network per portare la Parola è uno degli obbiettivi della Chiesa, come dimostra l’iscrizione del Papa su Twitter). Abbiamo intervistato don Tommaso per conoscere il suo punto di vista sui social network e non solo.

di Ilaria Sulla

D - Don Tommaso, lei ha scelto di portare la Parola di Cristo, oltre che nella vita reale, anche nel mondo virtuale. Visti i followers che vanta su Twitter, direi che numericamente i risultati sono positivi. Ma poi ha trovato nei fatti delle persone pronte ad accogliere davvero la Parola? 
R - Io ho scelto di stare su Twitter e il mio obbiettivo era e resta divertirmi mostrando quello che sono,quindi anche il Vangelo. Non mi sono mai preoccupato di avere più follower altrimenti avrei utilizzato i tanti metodi e le strategie possibili per raggiungerne di più. Ciascuno accoglie la Parola secondo le proprie capacità, e il frutto della semina non spetta a me raccoglierlo, ma al Signore.

D - Ha mai trovato cattiveria o volgarità nelle parole degli utenti dei social network? Qualcuno l’ha mai offeso? 
R - C'è chi offende e io rispondo a tono senza problemi. Ma non è questo a fermarmi. 

D - “Donami desiderio, responsabilità e pazienza, quindi ogni sogno si realizzerà”, così scrive su Twitter. Pensa che ai giovani manchi qualcuna di queste caratteristiche? 
R - A ciascuna di queste parole abbiamo come cristiani il dovere di rispondere crescendo giorno per giorno. Anche io ne ho bisogno altrimenti non lo chiederei nella preghiera serale. Il desiderio raramente lo si considera per quello che è (cioè un dono), ma già l'etimologia ci parla del cielo e delle stelle, e desiderare Dio è il primo atto spirituale di un uomo, ma spesso desideriamo ciò che da Dio ci allontana perché di questo dono non ci sentiamo responsabili. La responsabilità è la risposta al dono, ma in base al modo in cui si accoglie può essere addirittura sciupato. La pazienza è ammettere anche che Dio abbia progetti migliori dei nostri e Lui li realizzerà con i tempi che crederà opportuni. 

D - Qual è il modo giusto per avvicinare i giovani alla Chiesa? 
R - Coerenza e ideali alti. I giovani non cercano altro. 

D - Su Facebook cita la nostra Costituzione: “Abbiamo voluto la Repubblica perché fossero rimossi gli ostacoli che impediscono il progresso dei poveri”. Secondo lei c’è qualche responsabilità pregressa se oggi ci troviamo in una situazione di povertà così forte? 
R - La corruzione nel cuore dei cristiani è parte della responsabilità che il Paese ha nei confronti dei tanti poveri, ma questo non ci deve impedire di essere profeticamente sentinelle di giustizia. 

D - La crisi economica è molto forte: lo dimostrano sia i livelli di disoccupazione che, purtroppo, i casi di suicidio. Ha qualche consiglio da dare per affrontare al meglio questa crisi o almeno per non farsi travolgere?  
R - Noi cristiani abbiamo un proposta di vita migliore, fatta di condivisione, sacrificio, gioia di vivere; questa proposta non si annuncia a parole, ma con la vita. 

D - Sono sempre più numerosi i casi di violenza nei confronti delle donne, e il fatto più allarmante è che spesso si consumano all’interno della famiglia. La Chiesa ha sempre sostenuto l’importanza della famiglia nella sua unità. Cosa pensa che si potrebbe fare in merito? Potrebbero avere un ruolo di sensibilizzazione proprio i social network? 
R - Il modello di vita è cambiato, la parità aspirata tra i sessi si scontra troppo spesso con una visione del maschio superiore, dominatore e violento. La Chiesa deve far conoscere Cristo, che ha saputo emancipare le donne in un contesto decisamente maschilista. Cristo ha cura della donna e soprattutto di quella emarginata. Si pone come modello di amore perché ama donandosi totalmente fino alla Croce. I social network sono veicoli di contenuti, ma anche di modelli affettivi e in questo dobbiamo saper sperimentare metodologie nuove per contribuire alla crescita affettiva di tutti.



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