Il fracking o fratturazione idraulica è un procedimento che si avvale della pressione di un liquido (solitamente acqua) per generare una frattura in uno strato roccioso così da ricavare maggiori quantità di petrolio e gas combustibili. Secondo molti questa pratica può causare terremoti.
La fratturazione idraulica è considerata origine di molti sismi. Questa pratica è attiva sino dal 1949 e venne utilizzata per la prima volta dalla Halliburton negli Stati Uniti; prevede l'emissione di un intenso gettito d'acqua verso una formazione di roccia contenente idrocarburi precedentemente trivellata. Attualmente molti siti di scavo attivi con l'uso di questa tecnica sono oggetto di numerose indagini (perlopiù condotte da privati) volte a dimostrare la pericolosità di tale sistema, nonché l'ingente perdita della risorsa “acqua”.
Il fracking ha dalla sua parte le maggiori quantità di profitti che ne derivano. Molti giacimenti scavati grazie a questa procedura si trovano a profondità proibitive per le normali trivelle, inoltre una formazione rocciosa contenente idrocarburi e fratturata con la pressione dell'acqua incrementa il tasso di recupero e, di conseguenza, la produzione di petrolio e gas. In alcuni paesi questa tecnica è stata sospesa e proibita a causa dei rischi ambientali nei quali si incorre praticandola: se solo si tiene conto dei getti d'acqua (che spesso contengono anche i prodotti chimici che mantengono le fratture aperte più a lungo) si parla di 17 milioni di tonnellate di liquidi ogni mese. Sono in gioco numerosi danni al suolo e ai prodotti agricoli, sufficienti a lasciare contaminata la terra per anni.
Ciò che preoccupa di più i “nemici” di questa pratica sono però i rischi di terremoto che almeno fino al mese scorso non erano del tutto accertati. E' recente la notizia che imputa al fracking la colpa di alcuni terremoti che nel 2011 colpirono l'Oklahoma, zona incredibilmente soggetta a questa tecnica di escavazione. La news è stata diramata da Bloomberg e riporta queste parole: “Gli scienziati hanno collegato il più grande terremoto avvenuto in Oklahoma allo smaltimento delle acque da produzione petrolifera, aggiungendo altre prove che possono condurre ad una regolamentazione del fracking per petrolio e gas”. Già nel 2010 fece la sua comparsa “Gasland”, è un documentario girato amatorialmente dal regista Josh Fox che intendeva mostrare come la fratturazione idraulica effettuata da molte aziende sul territorio americano potesse essere la causa dei sismi.
Al momento le compagnie petrolifere che intendono trasferirsi e sbarcare in Europa con questa tecnica devono fare i conti con l'immagine negativa che il fracking ha conquistato negli ultimi tempi. Molte zone del centro Europa sarebbero indicate per degli scavi in profondità (tra i 3.000 e i 6.000 metri sotto il livello del mare) tra queste anche l'Italia. Proprio ieri Vito Graziano, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi Italiani, al termine dell'assemblea della federazione Europea dei Geologi indetta dal governo spagnolo, ha espresso i dubbi che lui stesso ha sul fracking: “Diverse sono le perplessità circa questa tecnica di sfruttamento che tuttavia rappresenta una rilevante forma di produzione di energia. E’ importante quindi che tutte le associazioni nazionali dei geologi si confrontino tra loro e portino al tavolo di lavoro le esperienze dei propri Paesi”.
In Italia non c'è ancora una commissione vera e propria che indaga sul caso quindi è presto per capire che posizione prenderà il nostro paese al riguardo. Adesso non c'è una posizione comune nell'Unione Europea, ma molte diverse idee a carattere nazionale. In Francia, ad esempio il fracking è vietato, in Germania sono permessi degli esperimenti, l'Italia per adesso non si sbilancia.
La fratturazione idraulica è considerata origine di molti sismi. Questa pratica è attiva sino dal 1949 e venne utilizzata per la prima volta dalla Halliburton negli Stati Uniti; prevede l'emissione di un intenso gettito d'acqua verso una formazione di roccia contenente idrocarburi precedentemente trivellata. Attualmente molti siti di scavo attivi con l'uso di questa tecnica sono oggetto di numerose indagini (perlopiù condotte da privati) volte a dimostrare la pericolosità di tale sistema, nonché l'ingente perdita della risorsa “acqua”.
Il fracking ha dalla sua parte le maggiori quantità di profitti che ne derivano. Molti giacimenti scavati grazie a questa procedura si trovano a profondità proibitive per le normali trivelle, inoltre una formazione rocciosa contenente idrocarburi e fratturata con la pressione dell'acqua incrementa il tasso di recupero e, di conseguenza, la produzione di petrolio e gas. In alcuni paesi questa tecnica è stata sospesa e proibita a causa dei rischi ambientali nei quali si incorre praticandola: se solo si tiene conto dei getti d'acqua (che spesso contengono anche i prodotti chimici che mantengono le fratture aperte più a lungo) si parla di 17 milioni di tonnellate di liquidi ogni mese. Sono in gioco numerosi danni al suolo e ai prodotti agricoli, sufficienti a lasciare contaminata la terra per anni.
Ciò che preoccupa di più i “nemici” di questa pratica sono però i rischi di terremoto che almeno fino al mese scorso non erano del tutto accertati. E' recente la notizia che imputa al fracking la colpa di alcuni terremoti che nel 2011 colpirono l'Oklahoma, zona incredibilmente soggetta a questa tecnica di escavazione. La news è stata diramata da Bloomberg e riporta queste parole: “Gli scienziati hanno collegato il più grande terremoto avvenuto in Oklahoma allo smaltimento delle acque da produzione petrolifera, aggiungendo altre prove che possono condurre ad una regolamentazione del fracking per petrolio e gas”. Già nel 2010 fece la sua comparsa “Gasland”, è un documentario girato amatorialmente dal regista Josh Fox che intendeva mostrare come la fratturazione idraulica effettuata da molte aziende sul territorio americano potesse essere la causa dei sismi.
Al momento le compagnie petrolifere che intendono trasferirsi e sbarcare in Europa con questa tecnica devono fare i conti con l'immagine negativa che il fracking ha conquistato negli ultimi tempi. Molte zone del centro Europa sarebbero indicate per degli scavi in profondità (tra i 3.000 e i 6.000 metri sotto il livello del mare) tra queste anche l'Italia. Proprio ieri Vito Graziano, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi Italiani, al termine dell'assemblea della federazione Europea dei Geologi indetta dal governo spagnolo, ha espresso i dubbi che lui stesso ha sul fracking: “Diverse sono le perplessità circa questa tecnica di sfruttamento che tuttavia rappresenta una rilevante forma di produzione di energia. E’ importante quindi che tutte le associazioni nazionali dei geologi si confrontino tra loro e portino al tavolo di lavoro le esperienze dei propri Paesi”.
In Italia non c'è ancora una commissione vera e propria che indaga sul caso quindi è presto per capire che posizione prenderà il nostro paese al riguardo. Adesso non c'è una posizione comune nell'Unione Europea, ma molte diverse idee a carattere nazionale. In Francia, ad esempio il fracking è vietato, in Germania sono permessi degli esperimenti, l'Italia per adesso non si sbilancia.
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