Prima le Quirinarie, poi l’espulsione degli “infedeli” e adesso il sondaggio sulle televisioni faziose: che Grillo comunichi con i suoi elettori principalmente tramite il blog non è mai stato un mistero. I misteri sono ben altri, e chissà se sarà possibile svelarli…
di Ilaria Sulla
La battaglia di Beppe Grillo contro il giornalismo italiano si protrae da diverso tempo, e anziché risolversi si inasprisce giorno dopo giorno. Sembrano lontani (ma sono passati solo pochi mesi) i tempi in cui svolgeva la sua campagna elettorale sui palchetti al centro delle piazze, come quando la televisione ancora non esisteva. Oggi la televisione esiste, e il giornalismo è anche questo. Ma il contatto giornalismo-Grillo, qualsiasi sia il mezzo, è tutto fuorché facile. A breve si chiuderà il sondaggio che intende assegnare il “microfono di legno” alla rete più faziosa. Nessuno è risparmiato: conduttori di telegiornali, di talk show, reti televisive in generale… tutti sono sotto il mirino del Movimento 5 Stelle, come se si trattasse di un reality show.
Al di là delle percentuali, i nomi più “cliccati” sarebbero Toti (direttore del Tg4) e Vespa, mentre per quanto riguarda il canale televisivo sarebbe in testa il Tg4. Proprio lunedì sera, uno dei nomi della “lista nera” di Grillo, ovvero Corrado Formigli, ha avuto parole dure nei confronti del leader 5 Stelle che lo aveva accusato di “concussione”. Non solo: durante un comizio a Leonforte (Sicilia), Beppe aveva cacciato in malo modo (non risparmiandogli la celebre parolaccia) un cameraman di “Piazza Pulita”, reo di svolgere il suo lavoro. Dopo aver soprannominato Formigli “Vermigli”, ha spiegato che, a sua detta, il conduttore di “Piazza pulita” è servo di una televisione di Berlusconi. “La7” è stata comprata quest’anno da Urbano Cairo, e il fatto che questo sia stato dipendente di Berlusconi basterebbe a rendere la rete un possesso del leader PdL.
Comunque, c’è da dire che in quanto a interattività il Movimento 5 Stelle non si è mai risparmiato: dal voto online per la nomina del Presidente della Repubblica al sondaggio per le espulsioni degli “infedeli” e per quanto riguarda la diaria, spesso tutti, con un semplice click, hanno detto la loro. Ma quando è il Movimento a doversi confrontare con l’informazione italiana (quella straniera è sempre ben accetta) il meccanismo del dialogo aperto si inceppa: “Il giornalismo è corrotto”, così si giustifica Grillo, non risparmiando chi si presta al “teatrino” dei Talk show (emblematico il caso di Mastrangeli espulso dal partito per essersi concesso ai microfoni di Barbara D’Urso).
Per migliorare la comunicazione del Movimento 5 Stelle sono stati nominati da tempo due “addetti” alla comunicazione 5 Stelle: Daniele Martinelli e Claudio Messora, che hanno sempre rivendicato il loro ruolo all’interno del Movimento, prendendosela con chi li descriveva come semplici “portavoce”.
Proprio a Martinelli ha voluto rispondere la penna del “Fatto Quotidiano” Marco Travaglio, che non ha nascosto di aver dato il suo voto al M5S. “Il suo compito è rispondere a tutti - ha dichiarato riferendosi a Martinelli - anche a chi non gli garba, magari per comunicare le iniziative che sono la vera forza di M5S: spulciare, chieder conto di tutto, costringere i partiti a seguirlo su terreni mai praticati come la sobrietà, i risparmi, la guerra ai privilegi, ai conflitti d’interessi, l’ineleggibilità dei condannati, la difesa dei deboli, dell’ambiente e degli altri beni comuni. Invece i nostri eroi fanno gli offesi perché ‘parlavamo a titolo personale’ e i giornalisti non li hanno capiti (ma un portavoce non parla mai a titolo personale o, se vuole farlo, si dimette da portavoce). Il risultato è da ammazzarsi dalle risate: i portavoce, da ieri, sono in silenzio stampa”.
Silenzi stampa che nascono da televisioni faziose, giornalisti “venduti” e reti televisive politicamente di parte. Il cartello che Grillo ha fatto esporre al comizio di Leonforte dice che l’Italia è “al 57mo posto per libertà di stampa”. E infine la minaccia: “I giornalisti pagheranno l'omertà”.
di Ilaria Sulla
La battaglia di Beppe Grillo contro il giornalismo italiano si protrae da diverso tempo, e anziché risolversi si inasprisce giorno dopo giorno. Sembrano lontani (ma sono passati solo pochi mesi) i tempi in cui svolgeva la sua campagna elettorale sui palchetti al centro delle piazze, come quando la televisione ancora non esisteva. Oggi la televisione esiste, e il giornalismo è anche questo. Ma il contatto giornalismo-Grillo, qualsiasi sia il mezzo, è tutto fuorché facile. A breve si chiuderà il sondaggio che intende assegnare il “microfono di legno” alla rete più faziosa. Nessuno è risparmiato: conduttori di telegiornali, di talk show, reti televisive in generale… tutti sono sotto il mirino del Movimento 5 Stelle, come se si trattasse di un reality show.
Al di là delle percentuali, i nomi più “cliccati” sarebbero Toti (direttore del Tg4) e Vespa, mentre per quanto riguarda il canale televisivo sarebbe in testa il Tg4. Proprio lunedì sera, uno dei nomi della “lista nera” di Grillo, ovvero Corrado Formigli, ha avuto parole dure nei confronti del leader 5 Stelle che lo aveva accusato di “concussione”. Non solo: durante un comizio a Leonforte (Sicilia), Beppe aveva cacciato in malo modo (non risparmiandogli la celebre parolaccia) un cameraman di “Piazza Pulita”, reo di svolgere il suo lavoro. Dopo aver soprannominato Formigli “Vermigli”, ha spiegato che, a sua detta, il conduttore di “Piazza pulita” è servo di una televisione di Berlusconi. “La7” è stata comprata quest’anno da Urbano Cairo, e il fatto che questo sia stato dipendente di Berlusconi basterebbe a rendere la rete un possesso del leader PdL.
Comunque, c’è da dire che in quanto a interattività il Movimento 5 Stelle non si è mai risparmiato: dal voto online per la nomina del Presidente della Repubblica al sondaggio per le espulsioni degli “infedeli” e per quanto riguarda la diaria, spesso tutti, con un semplice click, hanno detto la loro. Ma quando è il Movimento a doversi confrontare con l’informazione italiana (quella straniera è sempre ben accetta) il meccanismo del dialogo aperto si inceppa: “Il giornalismo è corrotto”, così si giustifica Grillo, non risparmiando chi si presta al “teatrino” dei Talk show (emblematico il caso di Mastrangeli espulso dal partito per essersi concesso ai microfoni di Barbara D’Urso).
Per migliorare la comunicazione del Movimento 5 Stelle sono stati nominati da tempo due “addetti” alla comunicazione 5 Stelle: Daniele Martinelli e Claudio Messora, che hanno sempre rivendicato il loro ruolo all’interno del Movimento, prendendosela con chi li descriveva come semplici “portavoce”.
Proprio a Martinelli ha voluto rispondere la penna del “Fatto Quotidiano” Marco Travaglio, che non ha nascosto di aver dato il suo voto al M5S. “Il suo compito è rispondere a tutti - ha dichiarato riferendosi a Martinelli - anche a chi non gli garba, magari per comunicare le iniziative che sono la vera forza di M5S: spulciare, chieder conto di tutto, costringere i partiti a seguirlo su terreni mai praticati come la sobrietà, i risparmi, la guerra ai privilegi, ai conflitti d’interessi, l’ineleggibilità dei condannati, la difesa dei deboli, dell’ambiente e degli altri beni comuni. Invece i nostri eroi fanno gli offesi perché ‘parlavamo a titolo personale’ e i giornalisti non li hanno capiti (ma un portavoce non parla mai a titolo personale o, se vuole farlo, si dimette da portavoce). Il risultato è da ammazzarsi dalle risate: i portavoce, da ieri, sono in silenzio stampa”.
Silenzi stampa che nascono da televisioni faziose, giornalisti “venduti” e reti televisive politicamente di parte. Il cartello che Grillo ha fatto esporre al comizio di Leonforte dice che l’Italia è “al 57mo posto per libertà di stampa”. E infine la minaccia: “I giornalisti pagheranno l'omertà”.
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Sono presenti 2 commenti
Aggiungo a quanto riferito dalla giornalista un altro particolare. Nel comizio tenuto poco fa da Beppe Grillo a Paceco (paesino della Sicilia occidentale, in provincia di Trapani, è in corso la campagna elettorale per l'elezione del nuovo sindaco), un paio di attivisti del Movimento 5 Stelle oscurano per qualche minuto con la bandiera del movimento la video camera di un giornalista mediaset. Alle proteste del giornalista, Grillo dal palco invita i suoi a lasciar lavorare il cameraman, dopo aver ripetuto i soliti attacchi contro la stampa tutta. Non una parola in favore della libertà di stampa. Con Grillo stiamo tornando lentamente al fascismo. Che vergogna! Italiani, state attenti!
Un cittadino pacecoto.
Ormai Grillo parla al vento. Nessun timore. Morituro est! Politically speaking!
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