venerdì, giugno 28, 2013
65.701 sono i detenuti nei 206 istituti di pena del nostro paese, a fronte di una capienza regolamentare di 47.040 posti, tanto che la Corte di Strasburgo fissa a maggio 2014 il termine ultimo per adeguare le 206 strutture penitenziarie. 

di Simona Santullo 

La questione del sovraffollamento, per la quale l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel gennaio scorso, è davvero un grave problema per il nostro paese. Da anni ormai gli operatori penitenziari, i volontari e tutti coloro che operano nel settore e che visitano le carceri italiane denunciano la diffusa e continua violazione dei diritti e della dignità dei detenuti. Numerosi i punti critici che una buona riforma di tutto il sistema dovrebbe andare a rivedere e modificare; e solo per citarne alcuni, ricordiamo l’elevato numero di decessi e di suicidi; la mancanza di opportunità di lavoro e di formazione che, per legge, dovrebbero essere fornite obbligatoriamente a tutti i detenuti condannati, allo scopo di poter formare il reinserimento sociale alla fine della pena; la singolarità tutta italiana di un sistema penitenziario in cui più del 40% delle persone in carcere sono detenuti in attesa di giudizio; la notevole presenza in carcere di persone con problemi di consumo o abuso di sostanze stupefacenti o per violazione della normativa sulle droghe; la forte discriminazione dei detenuti stranieri; lo scarso investimento di risorse e di personale sugli aspetti del trattamento e di custodia della pena detentiva.

La vita dei detenuti all’interno delle carceri italiane, quindi, diventa ogni giorno più intollerabile. Una situazione disperata per oltre 65 mila persone, che vivono in strutture che possono ospitarne non più di 47 mila. Va da sé che questa insostenibile situazione non è degna di un paese civile, tanto che era già pronto un decreto “del fare” anche per le carceri italiane, il cosiddetto “decreto svuota carceri”, approvato nella giornata di ieri e che prevede sconti di pena ai fini della liberazione anticipata, sconti che salgono da 45 a 60 giorni per ogni semestre scontato e per tutti quei detenuti che partecipano alle attività di rieducazione. Lo sconto di pena, in caso di buona condotta, sarebbe applicabile a tutti i tipi di reato, anche quelli gravi.

Altra novità: quando la pena residua da scontare, conteggiando le detrazioni per buona condotta, non superi i tre anni, il Pm trasmette gli atti al magistrato di sorveglianza perché questi provveda “senza ritardo” alla riduzione della pena. Si prevede inoltre l'innalzamento da 12 a 18 mesi della pena detentiva che può essere scontata presso il domicilio del condannato anziché in carcere, permettendo quindi di applicare la detenzione presso il domicilio. Viene poi ampliata la possibilità per il giudice di ricorrere, al momento della condanna, a una soluzione alternativa al carcere, costituita dal lavoro di pubblica utilità. Tale misura, prevista per i soggetti dipendenti dall’alcol o dagli stupefacenti, fino ad oggi poteva essere disposta per i soli delitti meno gravi in materia di droga, mentre in prospettiva potrà essere disposta per tutti reati commessi da tale categoria di soggetti, salvo che si tratti delle violazioni più gravi della legge penale previste dall’articolo 407, comma 2, del codice di procedura penale.

Decreto legge che non è immune da critiche da parte di molti, ma, rassicura lo stesso ministro, le misure previste nel decreto non metteranno a repentaglio la sicurezza dei cittadini, perché non toccherà persone che hanno compiuto reati socialmente pericolosi. Un decreto in sostanza, che ha come obiettivo quello di liberare 10mila detenuti entro il 2016, ma non è uno “svuota carceri”, bensì una nuova filosofia, un nuovo modo di espiare la pena, come sottolinea sempre la Cancellieri.

Il decreto legge non è l’unica soluzione che il Guardasigilli intende proporre per riportare i penitenziari italiani a condizioni civili: in cantiere c’è anche un “piano carceri” che dovrebbe garantire altri diecimila posti con la creazione di nuove strutture o la ristrutturazione di strutture dismesse, anche del demanio militare.

Ovviamente però per tutto questo ci vuole tempo, ma il ministro si dice ottimista e conta di avere il piano operativo già in autunno. Nonostante l’appoggio esplicito del Presidente della Repubblica, la Cancellieri è stata già criticata di voler in qualche modo “aiutare” Berlusconi; c’è infatti chi ipotizza che il decreto in questione sia stato ispirato dalle vicende processuali del Cavaliere. Di fatto il provvedimento è incentrato sulla fase dell’esecuzione della pena, e dato che si avvicina nei prossimi mesi la sentenza Mediaset della Cassazione, molti ci hanno visto un piccolo “aiutino” al Cavaliere.

In Parlamento inoltre ci sono già disegni di legge Pd-Pdl su amnistia e indulto che sembrano fatti ad hoc per salvare ancora una volta il Cavaliere, se dovesse essere condannato anche in Cassazione all’interdizione dai pubblici uffici. L’amnistia estingue, in casi precisi, i reati e l’indulto cancella oltre la pena (in parte) anche quella accessoria, e Berlusconi, si sa, è stato condannato pure a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici al processo Mediaset. Sapete come si dice: a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca...

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