Un viaggio in treno con partenza da Milano, tappe a Bologna e Firenze, e arrivo a Roma, in una stazione del tutto particolare: quella vaticana. Protagonisti oltre 300 ragazzi, oltre ai loro accompagnatori, coinvolti da una iniziativa studiata per loro dal “Cortile dei Gentili”.
Radio Vaticana - Momento culminante, oggi subito dopo l’Angelus, sarà l’incontro del “Treno dei bambini” con Papa Francesco, che arriverà di persona a salutare i ragazzi alla stazione. Fabio Colagrande ha chiesto al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, di descrivere la finalità di questo evento:
R. – Nasce in connessione al "Cortile dei bambini", che abbiamo voluto già sperimentare in due occasioni: la prima a Palermo, sul tema della legalità, e la seconda ad Assisi, sul tema dell’universo . Quindi, i bambini entrano con esperienze molto diverse tra di loro, esperienze di famiglie credenti e non credenti, e partecipano a questo dialogo, a loro modo. Questa volta, però, l’evento è molto più importante e dedicato soprattutto a una tipologia di bambini molto specifica, che deve essere quasi al centro dell’impegno ecclesiale. Si tratta, infatti, di bambini che hanno situazioni di disagio alle loro spalle: famiglie disgregate e alcune volte famiglie che hanno al loro interno delle vere e proprie tragedie e che sono ospiti di case famiglia, oppure sono in via di adozione o di affidamento. Per questo motivo, rappresentano una delle situazioni più drammatiche all’interno della crisi della famiglia.
D. – Cosa c’entrano i bambini con una struttura vaticana dedicata al dialogo con i non credenti?
R. – L’evento è stato preparato da una lunga serie d’incontri, durati mesi, che i loro educatori e le persone che si sono impegnate in maniera particolare per questo evento hanno fatto nei loro confronti nelle varie città, cioè Milano, Bologna, Firenze e anche Roma. In queste città, i bambini sono stati portati alla cattedrale: non solo perché la cattedrale è il simbolo della fede, della tradizione cristiana di una città, ma anche perché normalmente proprio in queste città è incastonata nel cuore civile della città stessa. Ecco, moltissimi di questi bambini, pur abitando in queste città - la maggior parte - non avevano mai messo piede non solo nella cattedrale, ma neppure in una chiesa. Per cui, è il primo momento in cui l’assenza di formazione religiosa veniva colmata anche da un dialogo col mondo dello spirito. Anche se, proprio nello spirito del Cortile dei Gentili, non era un’operazione di catechesi nei loro confronti, ma di incontro con un mondo, che è il mondo della fede, che è un mondo anche di bellezza.
D. – Il Papa come ha accolto questa iniziativa, quando lei gliela comunicata?
R. – L’iniziativa l’ho proposta direttamente al Papa stesso, che ne è stato subito coinvolto, che ha accettato subito, anche in questa maniera piuttosto informale, perché inizialmente si pensava di portare questi bambini all’interno della piazza ad ascoltare l’Angelus del Papa. Però, non dimentichiamo che qui siamo in presenza di un numero di almeno 500 persone, che dobbiamo muovere: 300 bambini e 164 educatori. Perciò, la complessità della vicenda richiedeva che fosse il Papa stesso, in qualche modo, ad avallare un incontro di questo genere, perché loro rimarranno poi tutta la giornata, prima di ripartire per le loro città con il treno di Trenitalia: rimarranno nell’atrio dell'Aula Paolo VI dove avranno giochi, avranno rappresentazioni teatrali, dove pranzeranno. Entreranno e conosceranno la Basilica di San Pietro: una molteplicità delle cose che si svolge tutta all’interno della Santa Sede.
D. – Dobbiamo pensare che a Papa Francesco piaccia particolarmente incontrare i bambini a 100 giorni dall’inizio del suo Pontificato…
R. – Sicuramente, questo credo sia forse l’elemento più significativo, anche perché non dobbiamo dimenticare che lui stesso essendo stato pastore di una grande diocesi, ha vissuto tante volte a contatto con bambini, attraverso le Cresime, le catechesi, le visite pastorali. Quindi può comprendere e, in un certo senso, ritorna ancora alla sua matrice pastorale, vivendola in questo nuovo contesto.
Radio Vaticana - Momento culminante, oggi subito dopo l’Angelus, sarà l’incontro del “Treno dei bambini” con Papa Francesco, che arriverà di persona a salutare i ragazzi alla stazione. Fabio Colagrande ha chiesto al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, di descrivere la finalità di questo evento:
R. – Nasce in connessione al "Cortile dei bambini", che abbiamo voluto già sperimentare in due occasioni: la prima a Palermo, sul tema della legalità, e la seconda ad Assisi, sul tema dell’universo . Quindi, i bambini entrano con esperienze molto diverse tra di loro, esperienze di famiglie credenti e non credenti, e partecipano a questo dialogo, a loro modo. Questa volta, però, l’evento è molto più importante e dedicato soprattutto a una tipologia di bambini molto specifica, che deve essere quasi al centro dell’impegno ecclesiale. Si tratta, infatti, di bambini che hanno situazioni di disagio alle loro spalle: famiglie disgregate e alcune volte famiglie che hanno al loro interno delle vere e proprie tragedie e che sono ospiti di case famiglia, oppure sono in via di adozione o di affidamento. Per questo motivo, rappresentano una delle situazioni più drammatiche all’interno della crisi della famiglia.
D. – Cosa c’entrano i bambini con una struttura vaticana dedicata al dialogo con i non credenti?
R. – L’evento è stato preparato da una lunga serie d’incontri, durati mesi, che i loro educatori e le persone che si sono impegnate in maniera particolare per questo evento hanno fatto nei loro confronti nelle varie città, cioè Milano, Bologna, Firenze e anche Roma. In queste città, i bambini sono stati portati alla cattedrale: non solo perché la cattedrale è il simbolo della fede, della tradizione cristiana di una città, ma anche perché normalmente proprio in queste città è incastonata nel cuore civile della città stessa. Ecco, moltissimi di questi bambini, pur abitando in queste città - la maggior parte - non avevano mai messo piede non solo nella cattedrale, ma neppure in una chiesa. Per cui, è il primo momento in cui l’assenza di formazione religiosa veniva colmata anche da un dialogo col mondo dello spirito. Anche se, proprio nello spirito del Cortile dei Gentili, non era un’operazione di catechesi nei loro confronti, ma di incontro con un mondo, che è il mondo della fede, che è un mondo anche di bellezza.
D. – Il Papa come ha accolto questa iniziativa, quando lei gliela comunicata?
R. – L’iniziativa l’ho proposta direttamente al Papa stesso, che ne è stato subito coinvolto, che ha accettato subito, anche in questa maniera piuttosto informale, perché inizialmente si pensava di portare questi bambini all’interno della piazza ad ascoltare l’Angelus del Papa. Però, non dimentichiamo che qui siamo in presenza di un numero di almeno 500 persone, che dobbiamo muovere: 300 bambini e 164 educatori. Perciò, la complessità della vicenda richiedeva che fosse il Papa stesso, in qualche modo, ad avallare un incontro di questo genere, perché loro rimarranno poi tutta la giornata, prima di ripartire per le loro città con il treno di Trenitalia: rimarranno nell’atrio dell'Aula Paolo VI dove avranno giochi, avranno rappresentazioni teatrali, dove pranzeranno. Entreranno e conosceranno la Basilica di San Pietro: una molteplicità delle cose che si svolge tutta all’interno della Santa Sede.
D. – Dobbiamo pensare che a Papa Francesco piaccia particolarmente incontrare i bambini a 100 giorni dall’inizio del suo Pontificato…
R. – Sicuramente, questo credo sia forse l’elemento più significativo, anche perché non dobbiamo dimenticare che lui stesso essendo stato pastore di una grande diocesi, ha vissuto tante volte a contatto con bambini, attraverso le Cresime, le catechesi, le visite pastorali. Quindi può comprendere e, in un certo senso, ritorna ancora alla sua matrice pastorale, vivendola in questo nuovo contesto.
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