Oggi in programma un vertice di emergenza fra una delegazione della città-Stato e funzionari di Jakarta. Da giorni Singapore è avvolta da una fitta coltre, il premier invita a rimanere in casa mentre aumenta il valore degli inquinanti nell'aria. I roghi provocati da deforestazione per ricavare aree agricole.
Singapore (AsiaNews) - Singapore e Indonesia hanno convocato un summit di emergenza (in programma oggi), per arginare la massa di smog e fumo che avvolge da giorni la città-Stato superando la soglia di allarme. Nel vertice odierno il ministro dell'Ambiente di Singapore intende chiedere alla delegazione di Jakarta - responsabile dell'emergenza - "provvedimenti risolutivi" per mettere la parola fine al problema . Nel pomeriggio di ieri l'indice di rilevamento degli inquinanti (Psi) a Singapore ha toccato quota 321, infrangendo tutti i record precedenti e costringendo il governo a lanciare l'allerta fra la popolazione civile. Una soglia attorno ai 200 del Psi è indice di aria "molto insalubre" e se supera i 300 diventa "pericolosa" per l'uomo .
Vivian Balakrishnan, ministro di Singapore per l'Ambiente e le risorse idriche, ha scritto sulla propria pagina Facebook che "i singaporegni hanno perso la pazienza" e "nessuna nazione o compagnia ha il diritto di inquinare l'aria a spese della salute e del benessere dei cittadini di Singapore". Anche il premier Lee Hsieng Loong è intervenuto chiedendo alla popolazione di "restare in casa ed evitare per quanto possibile attività all'aperto".
La spessa coltre di nebbia, che da giorni avvolge la metropoli, è causata dal fumo provocato dai continui roghi che si susseguono nelle vicine foreste di Sumatra (Indonesia). A causa degli incendi, non solo Singapore ma la stessa Malaysia ha registrato un deciso peggioramento della qualità dell'aria.
All'inizio i roghi erano dovuti a una serie di interventi programmati da tempo, per ricavare superfice coltivabile dalla foresta. Tuttavia, secondo funzionari indonesiani alcuni imprenditori "stranieri", tra i quali "compagnie di Singapore", sarebbero responsabili di una propagazione improvvisa e incontrollata degli incendi. Accuse rispedite al mittente dalle imprese della città-Stato, che negano con sdegno ogni responsabilità.
Singapore (AsiaNews) - Singapore e Indonesia hanno convocato un summit di emergenza (in programma oggi), per arginare la massa di smog e fumo che avvolge da giorni la città-Stato superando la soglia di allarme. Nel vertice odierno il ministro dell'Ambiente di Singapore intende chiedere alla delegazione di Jakarta - responsabile dell'emergenza - "provvedimenti risolutivi" per mettere la parola fine al problema . Nel pomeriggio di ieri l'indice di rilevamento degli inquinanti (Psi) a Singapore ha toccato quota 321, infrangendo tutti i record precedenti e costringendo il governo a lanciare l'allerta fra la popolazione civile. Una soglia attorno ai 200 del Psi è indice di aria "molto insalubre" e se supera i 300 diventa "pericolosa" per l'uomo .
Vivian Balakrishnan, ministro di Singapore per l'Ambiente e le risorse idriche, ha scritto sulla propria pagina Facebook che "i singaporegni hanno perso la pazienza" e "nessuna nazione o compagnia ha il diritto di inquinare l'aria a spese della salute e del benessere dei cittadini di Singapore". Anche il premier Lee Hsieng Loong è intervenuto chiedendo alla popolazione di "restare in casa ed evitare per quanto possibile attività all'aperto".
La spessa coltre di nebbia, che da giorni avvolge la metropoli, è causata dal fumo provocato dai continui roghi che si susseguono nelle vicine foreste di Sumatra (Indonesia). A causa degli incendi, non solo Singapore ma la stessa Malaysia ha registrato un deciso peggioramento della qualità dell'aria.
All'inizio i roghi erano dovuti a una serie di interventi programmati da tempo, per ricavare superfice coltivabile dalla foresta. Tuttavia, secondo funzionari indonesiani alcuni imprenditori "stranieri", tra i quali "compagnie di Singapore", sarebbero responsabili di una propagazione improvvisa e incontrollata degli incendi. Accuse rispedite al mittente dalle imprese della città-Stato, che negano con sdegno ogni responsabilità.
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