Nell’VIII secolo, nella cittadina abruzzese di Lanciano si verificava uno dei più portentosi miracoli eucaristici della storia del Cristianesimo. Un miracolo che continua tutt’ora ad interrogare scienziati e fedeli sulla realtà della misteriosa presenza di Gesù nell’Eucaristia.
“I protestanti, e soprattutto i filosofi protestanti, considerano la transustanziazione l’estremo limite dell’impudenza dei monaci e dell’imbecillità dei laici. E’ così assurda, dicono, così contraria a tutte le leggi della fisica, così contraddittoria, che Dio stesso non potrebbe fare una simile operazione … Non solo un dio in un pane, ma un dio al posto di un pane … vino mutato in sangue e che ha il sapore del vino; pane che è mutato in carne e in fibre, e che ha il gusto del pane: tutto ciò ispira tanto orrore e disprezzo nei nemici della religione cattolica apostolica romana, che si è trasformato talvolta in furore”. Così nel suo Dizionario filosofico Voltaire descrive il mistero eucaristico sotto la voce “transustanziazione”; e ometto volutamente, per rispetto dei lettori, quelle parti in cui il famoso pensatore, le cui eccelse idee di pace e di tolleranza si ritiene abbiano ispirato la Rivoluzione francese, si scaglia con violenza e in maniera decisamente volgare e blasfema contro quello che per noi cattolici rappresenta il più portentoso mistero di fede: il mistero di un Dio che, nella sua Onnipotenza, decide di celarsi e nello stesso tempo di manifestarsi in un pezzettino di pane.
Mistero che trova il suo fondamento proprio nelle parole pronunciate da nostro Signore nel corso dell’ultima cena la sera di un giovedì di quasi duemila anni fa, allorché, prendendo il pane e pronunciata la benedizione, lo spezzò dicendo: “Questo è il mio corpo”; e preso il calice lo diede da bere ai discepoli, assicurando: “Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza, sparso per molti in remissione dei peccati”. Tutta la tradizione della Chiesa è concorde, fin dalle origini, nel ritenere che nel Santissimo Sacramento dell’eucaristia “è contenuto veramente, realmente e sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l’anima e la divinità, e quindi il Cristo tutto intero” (come riporta testualmente il Catechismo della Chiesa cattolica). Per effetto della formula consacratoria il sacerdote, ripetendo le parole e i gesti compiuti da Gesù nell’ultima cena, realizza infatti una reale “conversione” di tutta la sostanza del pane e del vino nella sostanza del Corpo e del Sangue di Cristo. Conversione alla quale il genio teologico di San Tommaso attribuì appropriatamente il nome di “transustanziazione”.
Questo processo di trasformazione si svolge, come nello stile di Gesù, in maniera dimessa e silenziosa, senza alterazioni visibili dell’elemento naturale del pane e del vino, le cui caratteristiche fisico-chimiche rimangono di regola inalterate. Talvolta, però, per venire in aiuto alla nostra incredulità (e specialmente all’incredulità del sacerdote officiante), la consacrazione eucaristica si è accompagnata storicamente a manifestazioni esteriori e visibili del mistero celebrato, come sanguinamenti dell’ostia consacrata o trasformazione del pane in carne viva e del vino in sangue umano durante la messa. Sono i cosiddetti “miracoli eucaristici”, che accompagnano il cammino della Chiesa fin dai primi secoli. Per molti di essi abbiamo soltanto tradizioni risalenti nel tempo, al confine tra la storia e il leggendario. Per altri invece disponiamo di riscontri attendibili e documentati. Uno dei casi più conosciuti e documentati è, ad esempio, quello relativo al miracolo eucaristico di Bolsena, che è avvenuto nel 1263 e che diede origine alla solennità del Corpus Domini. Altri sono meno noti al grande pubblico, ma non per questo meno importanti.
Un caso davvero unico e assolutamente inspiegabile dal punto di vista scientifico rimane quello di Lanciano, che si verificò nell’VIII secolo d.C.. Non si hanno molti particolari sulla cronaca del fatto e nessun documento scritto contemporaneo all’evento; i soli testi scritti di cui oggi disponiamo risalgono al XVI-XVII sec., cioè circa 800 anni dopo l’avvenimento, anche se si narra di un’antichissima pergamena trafugata nel XV secolo e a noi non pervenuta. In ogni caso, sono giunte fino a noi le reliquie, gelosamente custodite a Lanciano nella chiesa di San Francesco, costruita sopra i resti dell’antica chiesetta di San Legonziano, nella quale si verificò il prodigioso evento. Secondo la tradizione, nell’antica chiesetta un monaco basiliano che nutriva molti dubbi sulla presenza reale di Cristo nell’eucaristia, durante la consacrazione eucaristica vide l’ostia che aveva tra le mani trasformarsi in carne viva e il vino che era nel calice prendere i bagliori tipici del sangue. Nonostante l’esistenza di una tradizione solida ed ininterrotta, il miracolo di Lanciano non ricevette inizialmente particolare credito presso il mondo scientifico, specialmente a causa della mancanza di documentazione scritta contemporanea all’evento. Fino a che nel novembre del 1970 l’arcivescovo di Lanciano, mons. Pacifico Perantoni, con l’autorizzazione del Vaticano, commissionò un esame scientifico del miracolo eucaristico. Il compito fu affidato al prof. Edoardo Linoli, esperto di fama mondiale e libero docente in anatomia e istologia patologica, in chimica e microscopia clinica, coadiuvato dal prof. Ruggero Bertelli dell’Università di Siena.
Queste, in estrema sintesi, le conclusioni cui pervennero i due studiosi: l’ostia diventata Carne è vero tessuto cardiaco (miocardio ed endocardio) umano; il Sangue raggrumato è vero sangue umano; il gruppo sanguigno AB è risultato uguale sia nel Sangue che nella Carne (il che ne indica verosimilmente l’appartenenza alla stessa persona); nel Sangue sono state ritrovate le proteine frazionate negli stessi rapporti percentuali che si riscontrano in normale sangue fresco (anche se risultano sensibilmente ridotti, rispetto al sangue fresco, i valori di sodio, potassio, cloruri, fosforo e magnesio, mentre il calcio è risultato aumentato). Il prof. Linoli escluse categoricamente l’ipotesi di un falso, osservando in primo luogo come, a voler supporre che il tessuto muscolare sia stato prelevato dal cuore di un cadavere, solo una mano esperta in dissezione anatomica avrebbe potuto ottenere un “taglio” uniforme di un viscere incavato e tangenziale alla superficie di questo viscere come quello di Lanciano. Inoltre, fatto ancor più sorprendente, se il sangue fosse stato prelevato da un cadavere si sarebbe presto alterato, per deliquescenza o putrefazione.
La relazione del prof. Linoli, pubblicata nel numero 3 dei “Quaderni Sclavo in Diagnostica” del 1971, suscitò un grande interesse nel mondo scientifico, al punto da indurre l’Organizzazione Mondiale della Sanità a commissionare nuove ricerche in collaborazione con le Nazioni Unite: l’incarico venne affidato ad una equipe di esperti di sette nazioni diverse, i quali eseguirono sulle reliquie di Lanciano ben 500 esami scientifici diversi in 15 mesi, pubblicando infine i risultati delle loro indagini nel dicembre 1976 a New York e Ginevra. La Commissione scientifica internazionale confermò i risultati del prof. Linoli, facendo due importanti osservazioni: in primo luogo, non si spiega scientificamente come tessuti di cuore e sangue umano si siano potuti conservare per circa dodici secoli in reliquiari di vetro e in mancanza di sostanze conservanti, antisettiche, antifermentative e mummificanti; ma la scoperta più importante riguarda l’ostia diventata Carne: la Commissione osservò infatti che quel frammento di carne è “senza alcun dubbio tessuto vivente, poiché risponde rapidamente a tutte le reazioni cliniche proprie degli esseri viventi”. Non si tratta quindi di carne morta, mummificata, vecchia di dodici secoli, ma di carne viva, come se fosse stata prelevata il giorno stesso su un vivente. Da qui la conclusione della Commissione dell’OMS: “Il miracolo eucaristico di Lanciano è e rimarrà un caso unico scientificamente inspiegabile”.
Quale risposta migliore di questa al sarcasmo e alla presunzione intellettuale di Voltaire e dei suoi seguaci? Per un singolare disegno della Provvidenza divina, la scienza moderna, che a lungo si è voluta nemica della fede cattolica, con i suoi raffinati strumenti conoscitivi ha permesso di portare alla luce, tra gli altri, questo strepitoso miracolo, che suona come conferma del mistero della presenza reale di Gesù nel Sacramento dell’Eucaristia.
di Bartolo Salone
“I protestanti, e soprattutto i filosofi protestanti, considerano la transustanziazione l’estremo limite dell’impudenza dei monaci e dell’imbecillità dei laici. E’ così assurda, dicono, così contraria a tutte le leggi della fisica, così contraddittoria, che Dio stesso non potrebbe fare una simile operazione … Non solo un dio in un pane, ma un dio al posto di un pane … vino mutato in sangue e che ha il sapore del vino; pane che è mutato in carne e in fibre, e che ha il gusto del pane: tutto ciò ispira tanto orrore e disprezzo nei nemici della religione cattolica apostolica romana, che si è trasformato talvolta in furore”. Così nel suo Dizionario filosofico Voltaire descrive il mistero eucaristico sotto la voce “transustanziazione”; e ometto volutamente, per rispetto dei lettori, quelle parti in cui il famoso pensatore, le cui eccelse idee di pace e di tolleranza si ritiene abbiano ispirato la Rivoluzione francese, si scaglia con violenza e in maniera decisamente volgare e blasfema contro quello che per noi cattolici rappresenta il più portentoso mistero di fede: il mistero di un Dio che, nella sua Onnipotenza, decide di celarsi e nello stesso tempo di manifestarsi in un pezzettino di pane.
Mistero che trova il suo fondamento proprio nelle parole pronunciate da nostro Signore nel corso dell’ultima cena la sera di un giovedì di quasi duemila anni fa, allorché, prendendo il pane e pronunciata la benedizione, lo spezzò dicendo: “Questo è il mio corpo”; e preso il calice lo diede da bere ai discepoli, assicurando: “Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza, sparso per molti in remissione dei peccati”. Tutta la tradizione della Chiesa è concorde, fin dalle origini, nel ritenere che nel Santissimo Sacramento dell’eucaristia “è contenuto veramente, realmente e sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l’anima e la divinità, e quindi il Cristo tutto intero” (come riporta testualmente il Catechismo della Chiesa cattolica). Per effetto della formula consacratoria il sacerdote, ripetendo le parole e i gesti compiuti da Gesù nell’ultima cena, realizza infatti una reale “conversione” di tutta la sostanza del pane e del vino nella sostanza del Corpo e del Sangue di Cristo. Conversione alla quale il genio teologico di San Tommaso attribuì appropriatamente il nome di “transustanziazione”.
Questo processo di trasformazione si svolge, come nello stile di Gesù, in maniera dimessa e silenziosa, senza alterazioni visibili dell’elemento naturale del pane e del vino, le cui caratteristiche fisico-chimiche rimangono di regola inalterate. Talvolta, però, per venire in aiuto alla nostra incredulità (e specialmente all’incredulità del sacerdote officiante), la consacrazione eucaristica si è accompagnata storicamente a manifestazioni esteriori e visibili del mistero celebrato, come sanguinamenti dell’ostia consacrata o trasformazione del pane in carne viva e del vino in sangue umano durante la messa. Sono i cosiddetti “miracoli eucaristici”, che accompagnano il cammino della Chiesa fin dai primi secoli. Per molti di essi abbiamo soltanto tradizioni risalenti nel tempo, al confine tra la storia e il leggendario. Per altri invece disponiamo di riscontri attendibili e documentati. Uno dei casi più conosciuti e documentati è, ad esempio, quello relativo al miracolo eucaristico di Bolsena, che è avvenuto nel 1263 e che diede origine alla solennità del Corpus Domini. Altri sono meno noti al grande pubblico, ma non per questo meno importanti.
Un caso davvero unico e assolutamente inspiegabile dal punto di vista scientifico rimane quello di Lanciano, che si verificò nell’VIII secolo d.C.. Non si hanno molti particolari sulla cronaca del fatto e nessun documento scritto contemporaneo all’evento; i soli testi scritti di cui oggi disponiamo risalgono al XVI-XVII sec., cioè circa 800 anni dopo l’avvenimento, anche se si narra di un’antichissima pergamena trafugata nel XV secolo e a noi non pervenuta. In ogni caso, sono giunte fino a noi le reliquie, gelosamente custodite a Lanciano nella chiesa di San Francesco, costruita sopra i resti dell’antica chiesetta di San Legonziano, nella quale si verificò il prodigioso evento. Secondo la tradizione, nell’antica chiesetta un monaco basiliano che nutriva molti dubbi sulla presenza reale di Cristo nell’eucaristia, durante la consacrazione eucaristica vide l’ostia che aveva tra le mani trasformarsi in carne viva e il vino che era nel calice prendere i bagliori tipici del sangue. Nonostante l’esistenza di una tradizione solida ed ininterrotta, il miracolo di Lanciano non ricevette inizialmente particolare credito presso il mondo scientifico, specialmente a causa della mancanza di documentazione scritta contemporanea all’evento. Fino a che nel novembre del 1970 l’arcivescovo di Lanciano, mons. Pacifico Perantoni, con l’autorizzazione del Vaticano, commissionò un esame scientifico del miracolo eucaristico. Il compito fu affidato al prof. Edoardo Linoli, esperto di fama mondiale e libero docente in anatomia e istologia patologica, in chimica e microscopia clinica, coadiuvato dal prof. Ruggero Bertelli dell’Università di Siena.
Queste, in estrema sintesi, le conclusioni cui pervennero i due studiosi: l’ostia diventata Carne è vero tessuto cardiaco (miocardio ed endocardio) umano; il Sangue raggrumato è vero sangue umano; il gruppo sanguigno AB è risultato uguale sia nel Sangue che nella Carne (il che ne indica verosimilmente l’appartenenza alla stessa persona); nel Sangue sono state ritrovate le proteine frazionate negli stessi rapporti percentuali che si riscontrano in normale sangue fresco (anche se risultano sensibilmente ridotti, rispetto al sangue fresco, i valori di sodio, potassio, cloruri, fosforo e magnesio, mentre il calcio è risultato aumentato). Il prof. Linoli escluse categoricamente l’ipotesi di un falso, osservando in primo luogo come, a voler supporre che il tessuto muscolare sia stato prelevato dal cuore di un cadavere, solo una mano esperta in dissezione anatomica avrebbe potuto ottenere un “taglio” uniforme di un viscere incavato e tangenziale alla superficie di questo viscere come quello di Lanciano. Inoltre, fatto ancor più sorprendente, se il sangue fosse stato prelevato da un cadavere si sarebbe presto alterato, per deliquescenza o putrefazione.
La relazione del prof. Linoli, pubblicata nel numero 3 dei “Quaderni Sclavo in Diagnostica” del 1971, suscitò un grande interesse nel mondo scientifico, al punto da indurre l’Organizzazione Mondiale della Sanità a commissionare nuove ricerche in collaborazione con le Nazioni Unite: l’incarico venne affidato ad una equipe di esperti di sette nazioni diverse, i quali eseguirono sulle reliquie di Lanciano ben 500 esami scientifici diversi in 15 mesi, pubblicando infine i risultati delle loro indagini nel dicembre 1976 a New York e Ginevra. La Commissione scientifica internazionale confermò i risultati del prof. Linoli, facendo due importanti osservazioni: in primo luogo, non si spiega scientificamente come tessuti di cuore e sangue umano si siano potuti conservare per circa dodici secoli in reliquiari di vetro e in mancanza di sostanze conservanti, antisettiche, antifermentative e mummificanti; ma la scoperta più importante riguarda l’ostia diventata Carne: la Commissione osservò infatti che quel frammento di carne è “senza alcun dubbio tessuto vivente, poiché risponde rapidamente a tutte le reazioni cliniche proprie degli esseri viventi”. Non si tratta quindi di carne morta, mummificata, vecchia di dodici secoli, ma di carne viva, come se fosse stata prelevata il giorno stesso su un vivente. Da qui la conclusione della Commissione dell’OMS: “Il miracolo eucaristico di Lanciano è e rimarrà un caso unico scientificamente inspiegabile”.
Quale risposta migliore di questa al sarcasmo e alla presunzione intellettuale di Voltaire e dei suoi seguaci? Per un singolare disegno della Provvidenza divina, la scienza moderna, che a lungo si è voluta nemica della fede cattolica, con i suoi raffinati strumenti conoscitivi ha permesso di portare alla luce, tra gli altri, questo strepitoso miracolo, che suona come conferma del mistero della presenza reale di Gesù nel Sacramento dell’Eucaristia.
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