“Ci sono fondati motivi di ritenere che quantità limitate di sostanze tossiche siano state utilizzate” in quattro attacchi in Siria.
Radio Vaticana - Lo afferma oggi la Commissione Onu di inchiesta sulle violazioni dei diritti umani in Siria. Intanto, il presidente russo Vladimir Putin ha detto che il contratto con Damasco per la fornitura di missili S-300 “è stato firmato alcuni anni fa, ma per ora non è stato ancora attuato”. Sul terreno, gli scontri si concentrano intorno alla località di Qusayr, ma i combattimenti si spostano anche oltre confine, in Libano, dove si affrontano ribelli siriani e miliziani locali di Hezbollah: nella città di Tripoli sono morte ieri 3 persone. Sulla prospettiva di un allargamento del conflitto siriano Davide Maggiore ha raccolto il commento di Roger Bouchaïne, direttore dell’Osservatorio geopolitico mediorientale: ascolta
R. – I Paesi limitrofi alla Siria stanno subendo le conseguenze di quel conflitto. Per questo il conflitto siriano, secondo me, "infetterà" la zona in quanto è un conflitto di interessi di Paesi diversi, dall’Arabia Saudita all’Iran. C’è il Qatar che entra in gioco, che finanzia. C’è il Libano: dopo 30 anni di conflitto degli altri sulla sua terra, per la prima volta, i libanesi vanno a combattere tra di loro sul territorio degli altri, in questo caso la Siria... Chiaramente è un conflitto che si allargherà. Su questo, se si continua a sottovalutare e si va a cercare un capo dell’opposizione come un capo che rappresenta tutte le fazioni in Siria, "Ginevra 2" non avrà nessun successo.
D. – Abbiamo parlato del Libano e del fatto che ormai il conflitto è arrivato in Libano: qual è la posta in gioco?
R. – Purtroppo dopo 30 anni di conflitto e 30 anni di odio, questo conflitto in Siria - che in realtà "infetta" il Libano in pieno e porta i libanesi a combattere la loro guerra fredda che negli ultimi 10 anni è stata congelata - porta ad aprire verso un conflitto sunnita-sciita che potrebbe veramente fare del Libano l’inizio di una miccia tra sunniti e sciiti in tutto il Medio Oriente, nel mondo arabo.
D. – Guardando al piano internazionale e della diplomazia c’è un attore che può risultare un mediatore di pace nella crisi siriana?
R. – In questo momento non esiste una strada da prendere... A Qusayr, Hezbollah combatte per mille motivi: per difendere l’aria, per circondare i sunniti in Libano. Sono azioni militari molto studiate a tavolino. Una volta che quella battaglia avrà fine, dopo, possibilmente, si aprirà un dialogo: quando qualcuno dei due subirà una sconfitta importante. Ad oggi, sconfitte importanti non ci sono state.
D. – Fatte queste premesse, cosa ci si può aspettare dalla conferenza di Ginevra di cui si sta parlando in questi giorni?
R. – Secondo me, un “Ginevra 2” dovrebbe essere impostata da menti orientali, in un luogo orientale e non occidentale, in questo modo potrebbe cambiare il risultato, che secondo me è un flop già dall’inizio.
Radio Vaticana - Lo afferma oggi la Commissione Onu di inchiesta sulle violazioni dei diritti umani in Siria. Intanto, il presidente russo Vladimir Putin ha detto che il contratto con Damasco per la fornitura di missili S-300 “è stato firmato alcuni anni fa, ma per ora non è stato ancora attuato”. Sul terreno, gli scontri si concentrano intorno alla località di Qusayr, ma i combattimenti si spostano anche oltre confine, in Libano, dove si affrontano ribelli siriani e miliziani locali di Hezbollah: nella città di Tripoli sono morte ieri 3 persone. Sulla prospettiva di un allargamento del conflitto siriano Davide Maggiore ha raccolto il commento di Roger Bouchaïne, direttore dell’Osservatorio geopolitico mediorientale: ascolta
R. – I Paesi limitrofi alla Siria stanno subendo le conseguenze di quel conflitto. Per questo il conflitto siriano, secondo me, "infetterà" la zona in quanto è un conflitto di interessi di Paesi diversi, dall’Arabia Saudita all’Iran. C’è il Qatar che entra in gioco, che finanzia. C’è il Libano: dopo 30 anni di conflitto degli altri sulla sua terra, per la prima volta, i libanesi vanno a combattere tra di loro sul territorio degli altri, in questo caso la Siria... Chiaramente è un conflitto che si allargherà. Su questo, se si continua a sottovalutare e si va a cercare un capo dell’opposizione come un capo che rappresenta tutte le fazioni in Siria, "Ginevra 2" non avrà nessun successo.
D. – Abbiamo parlato del Libano e del fatto che ormai il conflitto è arrivato in Libano: qual è la posta in gioco?
R. – Purtroppo dopo 30 anni di conflitto e 30 anni di odio, questo conflitto in Siria - che in realtà "infetta" il Libano in pieno e porta i libanesi a combattere la loro guerra fredda che negli ultimi 10 anni è stata congelata - porta ad aprire verso un conflitto sunnita-sciita che potrebbe veramente fare del Libano l’inizio di una miccia tra sunniti e sciiti in tutto il Medio Oriente, nel mondo arabo.
D. – Guardando al piano internazionale e della diplomazia c’è un attore che può risultare un mediatore di pace nella crisi siriana?
R. – In questo momento non esiste una strada da prendere... A Qusayr, Hezbollah combatte per mille motivi: per difendere l’aria, per circondare i sunniti in Libano. Sono azioni militari molto studiate a tavolino. Una volta che quella battaglia avrà fine, dopo, possibilmente, si aprirà un dialogo: quando qualcuno dei due subirà una sconfitta importante. Ad oggi, sconfitte importanti non ci sono state.
D. – Fatte queste premesse, cosa ci si può aspettare dalla conferenza di Ginevra di cui si sta parlando in questi giorni?
R. – Secondo me, un “Ginevra 2” dovrebbe essere impostata da menti orientali, in un luogo orientale e non occidentale, in questo modo potrebbe cambiare il risultato, che secondo me è un flop già dall’inizio.
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