Con ogni probabilità, il Myanmar non raggiungerà l’obiettivo concordato con la comunità internazionale di concludere entro l’anno il reclutamento di minori nel suo esercito.
Misna - A confermarlo è l’ong statunitense Human Rights Watch (Hrw), che tiene sotto osservazione la situazione del paese asiatico, dove Forze armate governative e milizie etniche loro avversarie hanno impiegato negli anni un gran numero di minorenni, sovente arruolati con la forza.Rilevando come la situazione appaia tutt’altro che vicina all’obiettivo, Hrw sottolinea che “a meno che il Myanmar non si impegni da subito e con decisione, sarà troppo tardi per mantenere il suo impegno”. Jo Becker, direttore per il sostegno dei diritti dei bambini dell’organizzazione americana, rileva che il governo è “ancora ben lontano” dall’avere completato la registrazione formale dei minori impiegati nelle operazioni militari a partire dal novembre 2012. Un passaggio essenziale per arrivare al loro rilascio entro dicembre di quest’anno.
A conferma della situazione, ma anche della difficoltà dell’azione umanitaria ancora in questa fase di democratizzazione del Myanmar, Becker ha confermato che “l’esercito birmano non soltanto resiste alla possibilità di chiudere l’esperienza dei bambini-soldato, ma ostacola l’impegno delle Nazioni Unite per verificare il suo impegno”. Per questo, ha aggiunto il dirigente di Human Rights Watch, “il Consiglio di sicurezza Onu dovrebbe dichiarare il fallimento dell’impegno del governo”.
Ancora all’inizio di maggio, il segretario dell’Onu Ban Ki-moon aveva segnalato al Consiglio di sicurezza ulteriori casi di reclutamento e “altre gravi violazioni” di cui sarebbero responsabili sia l’esercito governativo sia i gruppi ribelli.
I dati sul fenomeno sono difficili da raccogliere e da verificare, sebbene la permanenza di bambini-soldato sia sicura e documentata. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, dall’aprile 2009 al dicembre 2012 sono stati 770 i casi di reclutamento confermati, anche di bambini di 10 anni.
Misna - A confermarlo è l’ong statunitense Human Rights Watch (Hrw), che tiene sotto osservazione la situazione del paese asiatico, dove Forze armate governative e milizie etniche loro avversarie hanno impiegato negli anni un gran numero di minorenni, sovente arruolati con la forza.Rilevando come la situazione appaia tutt’altro che vicina all’obiettivo, Hrw sottolinea che “a meno che il Myanmar non si impegni da subito e con decisione, sarà troppo tardi per mantenere il suo impegno”. Jo Becker, direttore per il sostegno dei diritti dei bambini dell’organizzazione americana, rileva che il governo è “ancora ben lontano” dall’avere completato la registrazione formale dei minori impiegati nelle operazioni militari a partire dal novembre 2012. Un passaggio essenziale per arrivare al loro rilascio entro dicembre di quest’anno.
A conferma della situazione, ma anche della difficoltà dell’azione umanitaria ancora in questa fase di democratizzazione del Myanmar, Becker ha confermato che “l’esercito birmano non soltanto resiste alla possibilità di chiudere l’esperienza dei bambini-soldato, ma ostacola l’impegno delle Nazioni Unite per verificare il suo impegno”. Per questo, ha aggiunto il dirigente di Human Rights Watch, “il Consiglio di sicurezza Onu dovrebbe dichiarare il fallimento dell’impegno del governo”.
Ancora all’inizio di maggio, il segretario dell’Onu Ban Ki-moon aveva segnalato al Consiglio di sicurezza ulteriori casi di reclutamento e “altre gravi violazioni” di cui sarebbero responsabili sia l’esercito governativo sia i gruppi ribelli.
I dati sul fenomeno sono difficili da raccogliere e da verificare, sebbene la permanenza di bambini-soldato sia sicura e documentata. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, dall’aprile 2009 al dicembre 2012 sono stati 770 i casi di reclutamento confermati, anche di bambini di 10 anni.
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