L’UNITALSI festeggia 110 anni di treni bianchi
Il bianco e nero sgranato dei vecchi fotogrammi rende bene l’idea di quanta gloriosa storia ci sarebbe da raccontare, dalle leggendarie origini ad oggi.. Sono le immagini dello spot ‘passato’ in Tv persino sui canali Rai, col marchio di “pubblicità progresso” per celebrare i primi 110 anni di attività dell’UNITALSI. Sigla che per esteso significa Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali: ‘dame’ e barellieri’ che da oltre un secolo accompagnano a pregare a Lourdes pellegrini sofferenti nel corpo, a causa di malattie gravemente invalidanti e disabilità, oppure ‘solo’ nello spirito. Ma la differenza, arrivati a destinazione, tutti riferiscono che passa in secondo piano.
Anche Giovanni Battista Tomassi, romano, ventitreenne, costretto fin da bambino sulla sedia a rotelle da una grave forma di artrite deformante, soffriva nel corpo e ancor di più nello spirito, tanto da meditare di unirsi ad un pellegrinaggio a Lourdes per compiere proprio sotto lo sguardo della Madonna là venerata un clamoroso gesto: togliersi la vita con un colpo di pistola. Era appunto il lontano 1903. Il miracolo della guarigione fisica non si compì, quello della conversione sì. Il Tomassi si disfece del revolver che portava segretamente con sé consegnandolo nelle mani di Mons. Radini Tedeschi, il vescovo che guidava quel pellegrinaggio coadiuvato da un giovane accompagnatore di brillanti prospettive, il sacerdote Angelo Roncalli.
L’associazione si costituì di lì a poco, su impulso del giovane conquistato di
slancio alla causa del pellegrinaggio a Lourdes e sotto la benevola egida del
futuro papa ‘buono’ Giovanni XXIII. Il primo ‘treno bianco’ con destinazione
Lourdes parti da Roma nel 1905, con un pellegrinaggio organizzato dalla Diocesi
di Viterbo. Dai primi convogli a vapore alle ben più attrezzate carrozze-
ospedale di oggi, i viaggi organizzati fino ad oggi non si contano più.. Le
ultime stime sono di 60.000, 70.000 persone che arrivano ogni anno con un
pellegrinaggio UNITALSI a Lourdes, dove pure l’effetto della generalizzata
crisi economica si è fatto ultimamente sentire parecchio: si parla di 715.000
arrivi censiti nel 2012, dopo il picco straordinario di 1.466.000 del 2008,
centocinquantesimo anniversario delle apparizioni della Vergine a santa
Bernadette Soubirous. L’Italia rimane nondimeno il paese che dopo la Francia
porta più pellegrini a Lourdes, con una quota oscillante attorno ad un quarto
del totale.
Molti di loro arrivano ancora come un secolo fa in treno. Per i disabili e gli ammalati rimane comunque il mezzo ideale, hanno spiegato i responsabili UNITALSI ieri alla stampa convocata a Roma, nella sede di Radio Vaticana, nell’ occasione del tondo anniversario. “Come si può cambiare un pannolone in pullman? Con quale privacy?”, spiega con un prosaico ma indubbiamente efficace esempio il presidente nazionale Salvatore Pagliuca. Certo i tempi di percorrenza del tragitto Italia-Lourdes sono quelli che sono. Per i viaggi dalla remota Sicilia ci vogliono 48 ore di treno. Ma nell’ottica del pellegrinaggio UNITALSI è tutto fuorché tempo perso. Perché il pellegrinaggio autentico, dicono, inizia nella stazione di partenza e lì finisce, al rientro in patria, terminato il viaggio di ritorno.
Trenitalia, dal canto suo, possiede una flotta di ben 200 carrozze allestite appositamente per questa tipologia di trasporti. Da quelle adibite a cappella alle cosiddette ‘barellate’, lontane discendenti dei treni-ospedali dell’epoca della seconda guerra mondiale. In ogni treno bianco c’è poi un’infermeria, una farmacia, montacarichi elettrici, cucine e forni a microonde, con possibilità di soddisfare le esigenze alimentari più particolari o complesse. L’impianto di diffusione sonora serve tra gli altri scopi anche recitare insieme il rosario in tutti i vagoni. Può capitare pure che l’impianto di climatizzazione vada in tilt, racconta ancora Pagliuca, che di pellegrinaggi in treno ne ha fatti così da sapere meglio lui, che non il personale viaggiante, come si aggiusta. L’ UNITALSI, arriva addirittura ad affermare, non sarebbe più la stessa se ora abbandonasse il treno. Dove nonostante tutto il carico di sofferenza trasportato c’è spazio anche per l’allegria e il buonumore, quelli ad esempio delle spaghettate aglio ed olio nel cuore della notte. Un
pellegrinaggio “può essere anche un’esperienza di gioia”, testimonia il vice presidente UNITALSI Dante D’Elpidio, che a sua volta presiede un’altra sigla, SARP, Società associazioni religiose pellegrinaggi, specialista riconosciuta in campo europeo nel settore del trasporto di ammalati, tanto da ricevere da tutto il continente continue richieste di consulenze e collaborazioni.
Presente all’incontro coi giornalisti, nelle vesti di ‘testimonial’, la giovane scrittrice emiliana Rita Coruzzi, che racconta nel suo ultimo libro la storia del suo singolare rapporto col santuario francese, dove proprio con un pellegrinaggio UNITALSI ha riscoperto il dono della fede. “Non posso dire che non sperassi in una guarigione fisica”, ha affermato dalla sua sedia a rotelle, “ma mi sono accorta che l’importanza che davo alla mia funzione motoria non era essenziale. Più di quel che ho avuto non potrei davvero chiedere, anzi, devo solo ringraziare”.
Altro settore di attività dell’UNITALSI sono i pellegrinaggi verso altri santuari del mondo che non siano Lourdes. Il celeberrimo santuario mariano rimane sì il luogo più caro, da sempre, al carisma e alla storia dell’ associazione, che pure ha iniziato non da oggi a frequentare sempre più assiduamente classiche mete del ‘turismo’ (se così si può dire) religioso come Fatima, Loreto, persino la lontana ma fascinosa Terrasanta. Dove non è infrequente, racconta ancora Pagliuca, che quando un pellegrinaggio arranca per strada di fronte a qualche ostacolo imprevisto, qualunque persona, anche ebrei o musulmani, che si trovi lì per caso si offra di dare una mano.
Ma ammalati e disabili non viaggiano ovviamente solo per pellegrinaggi. E così l’UNITALSI ha creato pure e gestisce due strutture dedicate alle loro vacanze, a Borghetto Santo Spirito, in Liguria, e nella rinomata Costa Smeralda, in Sardegna, località Isola rossa.
Per festeggiare degnamente il compleanno numero 110, spicca tra le iniziative in programma l’udienza con Francesco, a Roma, annunciata per il 9 novembre prossimo. Al papa argentino, accolto da tutti con straordinaria benevolenza, è bastato un gesto solo per conquistare il cuore degli unitalsiani. Era il 19 marzo, giorno della prima solenne messa in san Pietro, quando il fermò la papamobile non appena vide dietro le transenne il cinquantenne Cesare Cicconi, di San Benedetto del Tronto, affetto dall’età di 8 mesi da sclerosi laterale amiotrofica. Era lì con parenti e amici dell’UNITALSI. Il bacio di Francesco a Cesare è diventato subito l’immagine concreta del Papa della tenerezza.
Il bianco e nero sgranato dei vecchi fotogrammi rende bene l’idea di quanta gloriosa storia ci sarebbe da raccontare, dalle leggendarie origini ad oggi.. Sono le immagini dello spot ‘passato’ in Tv persino sui canali Rai, col marchio di “pubblicità progresso” per celebrare i primi 110 anni di attività dell’UNITALSI. Sigla che per esteso significa Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali: ‘dame’ e barellieri’ che da oltre un secolo accompagnano a pregare a Lourdes pellegrini sofferenti nel corpo, a causa di malattie gravemente invalidanti e disabilità, oppure ‘solo’ nello spirito. Ma la differenza, arrivati a destinazione, tutti riferiscono che passa in secondo piano.
Anche Giovanni Battista Tomassi, romano, ventitreenne, costretto fin da bambino sulla sedia a rotelle da una grave forma di artrite deformante, soffriva nel corpo e ancor di più nello spirito, tanto da meditare di unirsi ad un pellegrinaggio a Lourdes per compiere proprio sotto lo sguardo della Madonna là venerata un clamoroso gesto: togliersi la vita con un colpo di pistola. Era appunto il lontano 1903. Il miracolo della guarigione fisica non si compì, quello della conversione sì. Il Tomassi si disfece del revolver che portava segretamente con sé consegnandolo nelle mani di Mons. Radini Tedeschi, il vescovo che guidava quel pellegrinaggio coadiuvato da un giovane accompagnatore di brillanti prospettive, il sacerdote Angelo Roncalli.
Giovanni Battista Tomassi |
Molti di loro arrivano ancora come un secolo fa in treno. Per i disabili e gli ammalati rimane comunque il mezzo ideale, hanno spiegato i responsabili UNITALSI ieri alla stampa convocata a Roma, nella sede di Radio Vaticana, nell’ occasione del tondo anniversario. “Come si può cambiare un pannolone in pullman? Con quale privacy?”, spiega con un prosaico ma indubbiamente efficace esempio il presidente nazionale Salvatore Pagliuca. Certo i tempi di percorrenza del tragitto Italia-Lourdes sono quelli che sono. Per i viaggi dalla remota Sicilia ci vogliono 48 ore di treno. Ma nell’ottica del pellegrinaggio UNITALSI è tutto fuorché tempo perso. Perché il pellegrinaggio autentico, dicono, inizia nella stazione di partenza e lì finisce, al rientro in patria, terminato il viaggio di ritorno.
Trenitalia, dal canto suo, possiede una flotta di ben 200 carrozze allestite appositamente per questa tipologia di trasporti. Da quelle adibite a cappella alle cosiddette ‘barellate’, lontane discendenti dei treni-ospedali dell’epoca della seconda guerra mondiale. In ogni treno bianco c’è poi un’infermeria, una farmacia, montacarichi elettrici, cucine e forni a microonde, con possibilità di soddisfare le esigenze alimentari più particolari o complesse. L’impianto di diffusione sonora serve tra gli altri scopi anche recitare insieme il rosario in tutti i vagoni. Può capitare pure che l’impianto di climatizzazione vada in tilt, racconta ancora Pagliuca, che di pellegrinaggi in treno ne ha fatti così da sapere meglio lui, che non il personale viaggiante, come si aggiusta. L’ UNITALSI, arriva addirittura ad affermare, non sarebbe più la stessa se ora abbandonasse il treno. Dove nonostante tutto il carico di sofferenza trasportato c’è spazio anche per l’allegria e il buonumore, quelli ad esempio delle spaghettate aglio ed olio nel cuore della notte. Un
pellegrinaggio “può essere anche un’esperienza di gioia”, testimonia il vice presidente UNITALSI Dante D’Elpidio, che a sua volta presiede un’altra sigla, SARP, Società associazioni religiose pellegrinaggi, specialista riconosciuta in campo europeo nel settore del trasporto di ammalati, tanto da ricevere da tutto il continente continue richieste di consulenze e collaborazioni.
Presente all’incontro coi giornalisti, nelle vesti di ‘testimonial’, la giovane scrittrice emiliana Rita Coruzzi, che racconta nel suo ultimo libro la storia del suo singolare rapporto col santuario francese, dove proprio con un pellegrinaggio UNITALSI ha riscoperto il dono della fede. “Non posso dire che non sperassi in una guarigione fisica”, ha affermato dalla sua sedia a rotelle, “ma mi sono accorta che l’importanza che davo alla mia funzione motoria non era essenziale. Più di quel che ho avuto non potrei davvero chiedere, anzi, devo solo ringraziare”.
Altro settore di attività dell’UNITALSI sono i pellegrinaggi verso altri santuari del mondo che non siano Lourdes. Il celeberrimo santuario mariano rimane sì il luogo più caro, da sempre, al carisma e alla storia dell’ associazione, che pure ha iniziato non da oggi a frequentare sempre più assiduamente classiche mete del ‘turismo’ (se così si può dire) religioso come Fatima, Loreto, persino la lontana ma fascinosa Terrasanta. Dove non è infrequente, racconta ancora Pagliuca, che quando un pellegrinaggio arranca per strada di fronte a qualche ostacolo imprevisto, qualunque persona, anche ebrei o musulmani, che si trovi lì per caso si offra di dare una mano.
Ma ammalati e disabili non viaggiano ovviamente solo per pellegrinaggi. E così l’UNITALSI ha creato pure e gestisce due strutture dedicate alle loro vacanze, a Borghetto Santo Spirito, in Liguria, e nella rinomata Costa Smeralda, in Sardegna, località Isola rossa.
Per festeggiare degnamente il compleanno numero 110, spicca tra le iniziative in programma l’udienza con Francesco, a Roma, annunciata per il 9 novembre prossimo. Al papa argentino, accolto da tutti con straordinaria benevolenza, è bastato un gesto solo per conquistare il cuore degli unitalsiani. Era il 19 marzo, giorno della prima solenne messa in san Pietro, quando il fermò la papamobile non appena vide dietro le transenne il cinquantenne Cesare Cicconi, di San Benedetto del Tronto, affetto dall’età di 8 mesi da sclerosi laterale amiotrofica. Era lì con parenti e amici dell’UNITALSI. Il bacio di Francesco a Cesare è diventato subito l’immagine concreta del Papa della tenerezza.
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