L'assessore Bramerini a greenreport.it: «Opportunità per riflettere sui
nostri punti di forza e, soprattutto, sulle nostre debolezze e
criticità».
Greenreport - «Questa crisi dovrebbe indurci a prendere sul serio la sostenibilità e convincerci che questa è possibile solo quando le sue componenti – economica, sociale e ambientale – si sostengano a vicenda». I presupposti dello studio La sostenibilità delle regioni italiane, nato nell’ambito dell’associazione Irta Leonardo, sono molto chiari: offrire un indicatore e una guida efficace per una via d’uscita sostenibile alla crisi che ci insegue da ormai cinque anni.
Offrendo una classifica delle regioni italiane sulla base di una dettagliata analisi che prende in oggetto ben 66 indicatori, lo studio disegna uno spaccato del Bel Paese che riesce ad andare ben oltre quello che genera il solo studio del Pil, l’indice di “benessere” in assoluto più diffuso.
Per elaborare nel modo migliore un indicatore che tenga conto dell’intrinseca complessità di un’analisi di sostenibilità, gli autori dello studio – Tommaso Luzzati (nella foto), economista ecologico e professore associato di Economia politica all’Università di Pisa e Gianluca Gucciardi, allievo della Scuola Superiore S.Anna – spiegano: «abbiamo deciso di impiegare una pluralità di metodologie e costruire così molti diversi indicatori compositi in modo da comprendere se è possibile arrivare a una classifica robusta, ovvero poco sensibile ai cambiamenti delle varie tecniche usate per trattare i dati di partenza. Avendo molti indicatori compositi, e dunque molte classifiche, si può osservare quante volte una regione occupi le diverse posizioni di classifica. Può allora capitare che una regione abbia più o meno lo stesso piazzamento oppure che salga e scenda a seconda dell’indicatore composito impiegato per stilare la classifica. Questa procedura ci ha consentito non di formulare una singola, arbitraria, classifica, bensì di individuare alcuni plausibili piazzamenti per ciascuna regione. In altri termini, il risultato cui siamo giunti è un confronto robusto, ovvero abbastanza indipendente dagli specifici indicatori considerati o dal metodo con cui viene attribuito il punteggio».
Il risultato non è una tradizionale classifica. Elaborando 66 indicatori raggruppati in 10 diversi macrotemi (Sviluppo socio-economico, Cambiamento climatico ed energia, Trasporti sostenibili, Consumo e produzione sostenibili, Risorse naturali, Salute pubblica, Inclusione sociale, Cambiamenti demografici), gli autori mostrano «i plausibili piazzamenti di ciascuna regione italiana rispetto al tema della sostenibilità (tabella A). Per comprendere come si sia giunti a questo risultato si consideri che, combinando in vari modi gli indicatori, abbiamo ottenuto prima 22, poi 126, poi 231 e infine 462 possibili classifiche. Per ciascuno di questi casi abbiamo raggruppato in una tabella la distribuzione di frequenza relativa dei piazzamenti di ciascuna regione». La tabella B (vedi in alto) riporta tali distribuzioni di frequenza quando si considera il caso di 231 diverse classifiche.
Com’è possibile osservare dalla tabella B, nella classifica della sostenibilità delle regioni la Toscana occupa la seconda posizione nel 51% dei casi, la terza nel 26%. Come sinteticamente suggerito dalla tabella A, possiamo dunque dire che la Regione Toscana occupa il podio della sostenibilità in Italia, oscillando tra il secondo e il terzo posto.
L’assessore regionale all’Ambiente, Anna Rita Bramerini, in occasione della presentazione dello studio – nell’ambito dell’evento Misurare il progresso, muoversi verso la sostenibilità, curato da greenreport.it all’interno di Quanto Basta, festival dell’economia ecologica – ci ha inviato una nota esprimendo la propria soddisfazione per un risultato «che senza dubbio premia il lavoro di chi è impegnato da anni a coniugare lo sviluppo alla dimensione ambientale. D’altra parte è facile comprendere che il posizionamento della Toscana è un posizionamento indicativo, tutt’altro che stabile, e che dipenderà, in futuro, da come saremo in grado di lavorare sulle molteplici variabili che compongono il mosaico della sostenibilità. Lo studio del prof. Luzzati ci dice, quindi, che abbiamo fatto molto, che abbiamo intrapreso una buona strada, ma anche che non possiamo accontentarci, che la sfida è ancora aperta. In questo senso credo che sia corretto leggere il risultato dello studio non tanto e meramente come un riconoscimento di cui auto-compiacersi ma bensì come l’opportunità per riflettere sui nostri punti di forza e, soprattutto, sulle nostre debolezze e criticità».
Una riflessione fondamentale, conclude la Bramerini, «per valutare quanto fatto finora per meritare il 2° posto ma, soprattutto, per individuare le leve su cui fare forza e le azioni necessarie per mantenerlo e, magari, andare oltre».
Greenreport - «Questa crisi dovrebbe indurci a prendere sul serio la sostenibilità e convincerci che questa è possibile solo quando le sue componenti – economica, sociale e ambientale – si sostengano a vicenda». I presupposti dello studio La sostenibilità delle regioni italiane, nato nell’ambito dell’associazione Irta Leonardo, sono molto chiari: offrire un indicatore e una guida efficace per una via d’uscita sostenibile alla crisi che ci insegue da ormai cinque anni.
Offrendo una classifica delle regioni italiane sulla base di una dettagliata analisi che prende in oggetto ben 66 indicatori, lo studio disegna uno spaccato del Bel Paese che riesce ad andare ben oltre quello che genera il solo studio del Pil, l’indice di “benessere” in assoluto più diffuso.
Per elaborare nel modo migliore un indicatore che tenga conto dell’intrinseca complessità di un’analisi di sostenibilità, gli autori dello studio – Tommaso Luzzati (nella foto), economista ecologico e professore associato di Economia politica all’Università di Pisa e Gianluca Gucciardi, allievo della Scuola Superiore S.Anna – spiegano: «abbiamo deciso di impiegare una pluralità di metodologie e costruire così molti diversi indicatori compositi in modo da comprendere se è possibile arrivare a una classifica robusta, ovvero poco sensibile ai cambiamenti delle varie tecniche usate per trattare i dati di partenza. Avendo molti indicatori compositi, e dunque molte classifiche, si può osservare quante volte una regione occupi le diverse posizioni di classifica. Può allora capitare che una regione abbia più o meno lo stesso piazzamento oppure che salga e scenda a seconda dell’indicatore composito impiegato per stilare la classifica. Questa procedura ci ha consentito non di formulare una singola, arbitraria, classifica, bensì di individuare alcuni plausibili piazzamenti per ciascuna regione. In altri termini, il risultato cui siamo giunti è un confronto robusto, ovvero abbastanza indipendente dagli specifici indicatori considerati o dal metodo con cui viene attribuito il punteggio».
Il risultato non è una tradizionale classifica. Elaborando 66 indicatori raggruppati in 10 diversi macrotemi (Sviluppo socio-economico, Cambiamento climatico ed energia, Trasporti sostenibili, Consumo e produzione sostenibili, Risorse naturali, Salute pubblica, Inclusione sociale, Cambiamenti demografici), gli autori mostrano «i plausibili piazzamenti di ciascuna regione italiana rispetto al tema della sostenibilità (tabella A). Per comprendere come si sia giunti a questo risultato si consideri che, combinando in vari modi gli indicatori, abbiamo ottenuto prima 22, poi 126, poi 231 e infine 462 possibili classifiche. Per ciascuno di questi casi abbiamo raggruppato in una tabella la distribuzione di frequenza relativa dei piazzamenti di ciascuna regione». La tabella B (vedi in alto) riporta tali distribuzioni di frequenza quando si considera il caso di 231 diverse classifiche.
Com’è possibile osservare dalla tabella B, nella classifica della sostenibilità delle regioni la Toscana occupa la seconda posizione nel 51% dei casi, la terza nel 26%. Come sinteticamente suggerito dalla tabella A, possiamo dunque dire che la Regione Toscana occupa il podio della sostenibilità in Italia, oscillando tra il secondo e il terzo posto.
L’assessore regionale all’Ambiente, Anna Rita Bramerini, in occasione della presentazione dello studio – nell’ambito dell’evento Misurare il progresso, muoversi verso la sostenibilità, curato da greenreport.it all’interno di Quanto Basta, festival dell’economia ecologica – ci ha inviato una nota esprimendo la propria soddisfazione per un risultato «che senza dubbio premia il lavoro di chi è impegnato da anni a coniugare lo sviluppo alla dimensione ambientale. D’altra parte è facile comprendere che il posizionamento della Toscana è un posizionamento indicativo, tutt’altro che stabile, e che dipenderà, in futuro, da come saremo in grado di lavorare sulle molteplici variabili che compongono il mosaico della sostenibilità. Lo studio del prof. Luzzati ci dice, quindi, che abbiamo fatto molto, che abbiamo intrapreso una buona strada, ma anche che non possiamo accontentarci, che la sfida è ancora aperta. In questo senso credo che sia corretto leggere il risultato dello studio non tanto e meramente come un riconoscimento di cui auto-compiacersi ma bensì come l’opportunità per riflettere sui nostri punti di forza e, soprattutto, sulle nostre debolezze e criticità».
Una riflessione fondamentale, conclude la Bramerini, «per valutare quanto fatto finora per meritare il 2° posto ma, soprattutto, per individuare le leve su cui fare forza e le azioni necessarie per mantenerlo e, magari, andare oltre».
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